Quando nacque la scienza della natura?

View Calendar
2019-01-09 Tutto il giorno

Lucio Russo, nel suo libro, La rivoluzione dimenticata, retrodata l’origine di quella che chiamiamo “scienza” dall’età di Galileo all’età ellenistica (quella che segue alla morte di Alessandro Magno, nel 323 a.C., contraddistinta dal diffondersi degli studi di autori come Archimede, Aristarco, Erone, Eratostene, Ipparco, Tolomeo ecc.). In realtà si potrebbe addirittura ritenere che la scienza come la intendiamo oggi nasca insieme alla filosofia, con i primi filosofi ionici, i pitagorici, gli atomisti ecc.

Quali ragioni si possono addurre a favore di tale tesi? Fai le tue considerazioni al riguardo (anche critiche, se credi), sinteticamente, a partire da quanto esposto nelle seguenti schede di questo sito:

  1. La rivoluzione scientifica
  2. La distinzione tra matematica e dialettica
  3. Modelli geocentrici

26 pensieri su “Quando nacque la scienza della natura?

  1. Secondo me, la scienza è nata insieme alla filosofia a partire dai pitagorici che influenzarono poi Platone o da altri presocratici (come Talete che previde un’eclissi solare). Nel mondo greco vi furono, più o meno in tutti campi, importanti “anticipazioni” di teorie moderne; i greci furono i precursori della rivoluzione scientifica sia per quanto riguarda il metodo che le scoperte. Infatti molti degli autori moderni non avrebbero fatto altro che attingere agli autori antichi anche per realizzare vari esperimenti. Questo sarebbe dimostrato, tra l’altro, dalla coincidenza quasi letterale di alcuni passi di trattati di autori moderni come Galileo con passi di testi di autori antichi come Erone o Archimede. Per quanto riguarda il metodo scientifico, caratterizzato da un procedimento dimostrativo, risale ad Aristotele e alla sua teoria del sillogismo, poi l’uso delle ipotesi per spiegare dei fenomeni è stato chiarito anche da Platone nella Repubblica (e usato inoltre per lo studio dei modelli geo-centrici).
    Infine possiamo definire la scienza come aveva definito Platone in due parti: una matematica costituita da ipotesi e una dialettica. Concludendo, secondo me, le basi dell’attuale scienza risiedono nell’antica grecia e nella filosofia che poi nell’età moderna è stata sviluppata anche grazie all’uso di nuovi mezzi.

    1. Tutto molto convincente. Forse avresti dovuto “moderare” i “secondo me” dal momento che, in sostanza, ti allinei completamente alla tesi di Russo (e mia). Dunque avresti potuto scrivere piuttosto “Mi sembra convincente la ricostruzione di chi ecc.” piuttosto che “secondo me”…

  2. Per molte ragioni si potrebbe ritenere che la scienza nasca parallelamente alla filosofia con gli antichi filosofi greci. Essi infatti possono essere considerati i veri autori della rivoluzione scientifica; hanno infatti anticipato i moderni “scienziati” sia nel metodo che in alcune tra le scoperte più importanti. Questo, in primo luogo, può essere dimostrato dal fatto che alcuni autori moderni, come ad esempio Galileo, ripresero esperimenti già effettuati nell’antichità, arrivando anche al punto di spacciarli per propri. Inoltre alla scienza antica si deve attribuire il merito di aver aperto una visione completamente nuova del mondo, grazie alla quale potevano essere concepiti i fondamenti della moderna scienza della natura. Nei loro studi poi, era già presente il concetto di dimostrazione, base fondamentale del metodo scientifico moderno.
    Come spiega Russo poi, abbiamo considerato erroneamente arretrata la fisica greca poiché si è cercata nelle opere con questo titolo e non in quelle che i Greci consideravano di matematica.
    Alcuni filosofi greci meritevoli di essere citati per aver permesso lo sviluppo della moderna scienza sono Eudosso di Cnido (astronomo dell’ Accademia di Platone) e Aristarco di Samo, “copiato” successivamente da Copernico.
    Non bisogna però attribuire loro tutto il merito di scoperte come quelle Galileiane, ma limitarsi a considerarli dei precursori. Nonostante ciò, ammirabile è il fatto che senza alcuno strumento o mezzo di ricerca, essi siano riusciti a sviluppare e formulare ipotesi e teorie che sono ancora oggi argomento di ricerca per gli attuali scienziati.

    1. Hai ripreso in modo corretto le tesi fondamentali di Russo, salvo che nel finale. Russo pensa proprio, sulla base delle sue ricerche, che si debba “attribuire [ai Greci] tutto il merito di scoperte come quelle Galileiane” e NON “limitarsi a considerarli dei precursori”. Se tu non sei d’accordo, dovresti argomentarlo, dal momento che quello che hai riferito “porta acqua al mulino” proprio della tesi di Russo, ne convieni?

  3. Buongiorno, secondo me prima di analizzare le ragioni che possono essere introdotte per sostenere la tesi di Lucio Russo bisogna prima chiarire una cosa. Secondo me infatti non si può parlare di rivoluzione scientifica presso gli antichi greci poiché parlando di rivoluzione si intende la confutazione in qualche modo di una teoria già precedente e persistente, con l’introduzione di una nuova teoria che si può basare sulle precedenti ma che è comunque differente. I greci infatti svilupparono delle teorie in ambito scientifico, come ad esempio quelle sulla forma della terra e sulla sua disposizione, senza però contrastare tutti definitivamente su quelle precedenti. Tuttavia, se invece consideriamo come ci dice lei nelle sue schede la rivoluzione scientifica come “scoperta di un metodo scientifico” allora secondo me si possono considerare gli antichi greci come Eudosso di Cnito e Aristarco di Samo. Furono loro infatti i primi a interrogarsi e poi soprattutto anche a ragionare su varie questioni fisiche e astrologiche, sviluppando quindi dei primi modelli ” della realtà” che vennero mantenuti per molto tempo, addirittura certi fino a quella che a questo punto andrebbe chiamata “seconda rivoluzione scientifica”, avvenuta nel 1600.

    1. Interessanti puntualizzazioni. Forse, però, seguendo proprio il tuo ragionamento, dal momento che p.e. si tramanda che Talete avesse previsto l’eclisse di Luna del 585 a. C., lo stesso metodo scientifico potrebbe essere sorto in precedenza e in maniera “morbida”, senza vere e proprie “rivoluzioni” (si potrebbe addirittura farlo risalire alle pratiche egizie o babilonesi…). In effetti si potrebbe contestare il titolo del libro di Russo, La rivoluzione dimenticata, e proporgli di ripubblicarlo col titolo: La vera origine della scienza (che si perde nella “notte dei tempi”). Tuttavia, Russo probabilmente non accetterebbe, come non accetterebbe neppure di datare la rivoluzione scientifica a Eudosso, dal momento che secondo lui fu esattamente in età ellenistica che la scienza assunse la forma “moderna” che le riconosciamo ancora.

  4. Una delle ragioni è che ,banalmente, come la filosofia la scienza fa uso della ragione .
    Inoltre è proprio durante l’epoca in cui nacque la filosofia che si sviluppò il cosidetto “metodo scientifico”(circa durante il periodo in cui visse Aristotele )caratterizzato da un rigoroso procedimento dimostrativo, criteri quantitativi e un approccio sperimentale.
    E’ anche stato dimostrato che , alcuni passi di trattati di autori moderni come Galileo coincidono in modo quasi letterale con passi di testi di autori antichi come Erone o Archimede. Ciò a favore della dimostrazione che molti autori moderni che predisponevano degli scritti dei loro predecessori abbiano preso spunto da questi ,spacciando per propri alcuni esperimenti da loro svolti (effettuati già in precedenza) o ,addirittura, delle scoperte.
    Sappiamo ,però, che Il primo elemento caratterizzante del procedimento scientifico di dimostrazione è l’ipotesi, ossia la sup-posizione, in genere espressa in forma matematica, capace di “salvare i fenomeni”,( la cui funzione riguarda quella forma di sapere che noi chiamiamo “scientifico” e che gli antichi, Platone compreso, chiamavano “matematico”)la funzione dell’ipotesi presso i Greci è quella, appunto, di rendere conto dei fenomeni osservati, senza necessariamente impegnarsi sulla valenza ontologica (cioè nella verità) dell’ipotesi introdotta come causa reale; ai tempi di Galileo si prova a “cambiare prospettiva” sostenendo che ciò che scopre non sia un’ipotesi ma la realtà. Ed è così che si capisce il motivo per cui si fa coincidere la nascita della scienza più avanti storicamente e non in concomitanza con la filosofia, per il semplice fatto che prima ciò che noi ora chiamiamo scienza era ipotesi(cosa molto probabilmente prestabilita per non intaccare la fede e la Chiesa) e quindi poteva cambiare in base all’osservatore mentre da Galileo in poi sono diventate certezze .

    1. Hai ragione sul diverso modo di intendere le ipotesi dei Greci rispetto a Galileo, ma oggi, purtroppo per Galileo, pensiamo che la scienza sia davvero fondata su ipotesi (modelli, paradigmi, perfettibili nel tempo, sostituibili, pensa p.e. ai 3 diversi modelli di “atomo” che si sono succeduti nel solo Novecento), mentre non pensiamo più che essa ci dia certezze… Sotto questo profilo i Greci sarebbero stati ancora più “scientifici” (nel senso che diamo noi alla parola “scienza”) dei primi “scienziati” moderni (troppo “dogmaticamente” convinti della loro ipotesi da scambiarle per “principi” assoluti, immodificabili). L’argomento è, in effetti, un po’ complesso e lo discuteremo meglio il prossimo anno facendo epistemologia, cioè filosofia della scienza.

  5. Prendendo come tesi il fatto che la “scienza” di cui noi parliamo oggi possa addirittura nascere insieme alla filosofia, perciò non più con filosofi come Tolomeo, Archimede e Aristarco bensì con i primi filosofi pitagorici e atomisti, come per esempio Talete, dobbiamo dividere, come dice Platone nella Repubblica, la scienza in due diverse sezioni: nella prima sezione la scienza viene indicata con il concetto di “matematica”, ovvero come il sapere “ipotetico”, mentre nella seconda sezione con il termine “dialettica”, la quale però si allontana molto dalla scienza odierna poiché essa porta al conseguimento di una “scienza sacra”.
    Dobbiamo molto anche agli antichi greci poiché a loro sono attribuiti molte delle scoperte della scienza moderna, andate però perdute nel tempo e quindi poi riscoperte da altri.
    Possiamo trovare altri elementi a favore della tesi, parlando dell’astronomia, dove intorno al IV secolo l’astronomo Eudosso di Cnido fornì una prima spiegazione dell’irregolarità dei moti, basandosi su un modello geometrico. Nasce così la scienza, come la intendiamo ancor oggi, basata su ipotesi necessarie per “spiegare” e/o “salvare” quello che che i sensi percepiscono. Il modello geocentrico di Eudosso fu poi rivisto e modificato da numerosi astronomi oppure abbandonato, seguendo anche quanto insegnato nella scuola pitagorica.

    1. Abbastanza chiaro e convincente. Non mi è del tutto perspicuo, a dire il vero, perché risali a Talete ecc. solo assumendo (se ben intendo) che “scienza” sia anche quella che Platone chiama dialettica, altrimenti risali “solo” a Eudosso (anche se poi citi i pitagorici). In effetti lo stesso Talete avrebbe previsto l’eclisse del 585. Se la notizia è vera, si sarà trattato di un approccio “matematico”, basato su un’astronomia corretta sotto il profilo dei calcoli, anche se probabilmente fisicamente errata (nel senso di basata su ipotesi false circa la natura del cielo).

  6. Perché la nascita della scienza si possa considerare contemporanea alla nascita della filosofia e di “origini elleniche”, bisogna prima definire il concetto di “scienza”.
    Secondo Platone, infatti, la scienza è suddivisa in due parti: matematica e dialettica; mentre quest’ultima è ben lonatana dalla scienza moderna, la matematica invece le assomiglia molto (l’esempio più lampante è costituito dai pitagorici).
    Un’altra argomentazione a favore di tale tesi (sostenuta da Lucio Russo) è il fatto che molti degli scienziati che noi definiamo “moderni” abbiamo fondato i propri studi sui lavori degli autori antichi (basti pensare alle affinità tra alcuni trattati di Galileo e testi di Erone e Archimede).
    Il metodo scientifico dell’epoca classica è ovviamente molto più rozzo e impreciso di quello moderno, ma ne getta senza dubbio le basi per quanto riguarda soprattutto la fisica e la matematica.

    1. Ottimo incipit, simile a quello di Sette. Non sarei così convinto che in tutti i casi il metodo dei Greci fosse tanto più “rozzo” di quello moderno…

  7. Non credo che sia possibile smentire la tesi in quanto anche,probabilmente senza saperlo, i filosofi antichi facevano ipotesi e poi,per quelli che erano i loro mezzi,cercavano di dimostrarlo;questo è ciò che venne poi chiamato metodo scientifico.
    Ad esempio Eudosso ipotizza il modello geocentrico con varie spiegazioni rispetto al movimento dei corpi celesti,o è possibile riscontrare questo metodo anche nel film “Agorà”in cui Ipazia cerca la dimostrazione per la sua tesi.
    Sempre di carattere astonomico c’è l’esempio di Tolomeo o ancora di Aristarco e del suo metodo eliocentrico che si rivelerà essere corretto.
    Simplicio scrisse che attraverso un’ipotesi si trova il modo di salvare le apparenze,esattamente descrivendo la filosofia/scienza greca.

    1. Buone considerazioni. Tuttavia suggerisci, involontariamente, un possibile argomento contro la tesi. Forse i Greci, chiamandola “matematica”, non erano del tutto consapevoli come noi di avere “scoperto” il metodo scientifico e tendevano a unire quella che noi chiamiamo “scienza” con quella che chiamiamo “teologia” o “metafisica” che, invece, per noi non sono più vere e proprie scienze.

  8. Prima di poter confermare o confutare tale tesi, bisogna chiarire il significato della parola scienza. Infatti, come sostiene anche Platone, si possono distinguere due diversi possibili significati: il primo delinea la scienza come matematica, il secondo come dialettica.
    Se si considera la seconda accezione intesa come attività che favorisce l’ intelligenza attraverso l’estasi ovvero la profonda riflessione ed esercitazione per la ricerca della verità, si trova un significato alquanto diverso da quello attuale.
    Mentre se si considera la prima accezione, così come era intesa sia da Platone sia dai pitagorici sia da altri pre-socratici, ovvero modelli che spiegano la realtà, possiamo ritrovare molte somiglianze con il concetto odierno di scienza recuperando alcuni principi chiave che sono la base del metodo scientifico utilizzato ai giorni nostri.

    1. Ottima riflessione, soprattutto l’incipit estremamente filosofico: “Prima di poter confermare o confutare tale tesi, bisogna chiarire il significato della parola scienza”. E’ un modo davvero eccellente di affrontare filosoficamente qualsiasi problema, porsi la domanda sul significato del problema stesso, prima di formulare ipotesi di soluzione.

  9. Innanzitutto se bisogna far equivalere la scienza moderna con quella antica bisogna eguagliarla alla matematica dove si cercano delle ipotesi valide per spiegare determinati fenomeni.
    Innanzitutto gli scienziati contemporanei a Galileo (e anche lui stesso) si servivano di conoscenze elaborate nell’antichità come base dei loro studi.
    Poi si può dire che il metodo Galileiano basato sull’ipotesi e la dimostrazione di questa attraverso esperimenti non sia altro che una derivazione del sillogismo Aristotelico.
    Inoltre gli antichi avevano anche capito l’importanza della divisione delle varie branchie del sapere, che è alla base della scienza moderna. Ad esempio distinzione tra matematici e fisici.

    1. Sembri d’accordo con la tesi di Russo (che convince anche me). Non è del tutto esatto che il metodo galileiano derivi dal sillogismo aristotelico. Esso deriva forse dal più complessivo metodo scientifico greco di cui era PARTE il sillogismo (esso, come procedimento puramente logico, esclude, non include l’esperimento e l’osservazione, che, semmai, potrebbero costituirne presupposti, il fondamenti “intuitivi” delle sue cosiddette “premesse” da cui il sillogismo trae le sue conclusioni)

  10. L’obiettivo della scienza è quello di riuscire a spiegare, formulando delle leggi i fenomeni della realtà.
    Senza dubbio la scienza deriva dalla filosofia, che dal principio si interroga sull’origine delle cose, giustificandolo però a parole e non dimostrandolo come invece si propone di fare la scienza.
    Secondo me la scienza si può considerare come un’evoluzione della filosofia, infatti è grazie alle domande fondamentali che si è posta la filosofia che la scienza ha potuto trovare materiale su cui lavorare per le ricerche.

    1. In generale si può essere d’accordo. ma dovresti chiarire meglio che cosa intendi per “dimostrazione”, in senso scientifico (anche molti filosofi hanno preteso di dimostrare qualcosa, p.e. l’esistenza di Dio, l’infinità del cosmo o simili, spesso con argomenti per assurdo). Fatto questo avresti dovuto chiederti, sulla base anche delle indicazioni fornite, QUANDO questo specifico metodo potrebbe essersi “evoluto”, come scrivi, da quello filosofico.

  11. A mio parere la nascita della scienza viene collocata nel Rinascimento poiché fu in quel periodo che il metodo scientifico venne riconosciuto e adottato universalmente dalla comunità scientifica. Non vi è dubbio che in passato alcuni scienziati avessero già maturato un certo tipo di ragionamento dimostrativo, ma secondo me questi individui ci sono sempre stati, prima dei greci e sopratutto anche in altre culture. Per quanto riguarda la presunta copia o perlomeno l’attingere a dimostrazioni ed esperimenti greci ritengo che nel caso in cui fossero stati copiati dei manoscritti certamente bisognerebbe porre rimedio attribuendo allo scienziato greco il merito della scoperta, ma se invece si sta discutendo di un “aver preso spunto” ritengo che la discussione stessa non sussista. Per progredire in un ambito scientifico è necessario informarsi sulle altre ricerche per farsi un’idea dell’argomento e per analizzare le strade già percorse, anche nel caso in cui si volesse approfondire lo studio di un argomento già esplorato. Penso sia evidente che uno studioso di malattie come l’Alzheimer debba necessariamente informarsi e prendere spunto dai colleghi per poi proseguire sulla propria strada. Nel caso dovesse avere l’intenzione giusta penso che pochi sarebbero insoddisfatti.
    Al di la di questo però ritengo giusto, corretto il voler dare maggior risonanza all’altro lato della medaglia della Grecia Antica, a cui spesso ci si rifà in ambito filosofico scordandosi della sua importantissima valenza scientifica.

    1. Sebbene tu voglia collocare la nascita della scienza nel Rinascimento, le tue argomentazioni porterebbero a retrodatare tale nascita o nella Grecia antica (conclusione) o perfino nel mondo pre-ellenico (egizi, babilonesi?). Il fatto che nel Rinascimento si registri un progresso basato su studi precedenti, come tu sostieni, non confuta la tesi che la scienza sia “nata” proprio in quella fase storica?

  12. Come è risaputo in occidente la scienza e la filosofia nascono in età arcaica in territori greci. La penisola balcanica si pone fin dall’antichità come centro di conoscenza. Il continuo sviluppo delle arti e dell’intelletto portò alla nascita di idee sempre nuove e ad una complessa rete di opinione a volte simili a volte completamente opposte. Il fenomeno poi che avvenne di prevalenza di alcune idee su altre portò una visione del mondo che si protrasse nel tempo e che fa echeggiare ancora oggi le voci greche.

  13. Io penso che la rivoluzione scientifica intesa come “metodo scientifico”, come articoló Platone, la scienza, si può differenziare nelle varie sezioni una tra queste la matematica, che ebbe i primi fondamenti già con il nascere della filosofia e con i primi filosofi come ad esempio i pitagorici, per la maggior parte matematici. Da qui in poi la scienza fece sempre parte della filosofia senza però prendere il sopravvento fino a Galileo Galileo che fece costantemente parte del suo pensiero.

    1. Un po’ sintetico e poco argomentato non trovi? Inoltre anche un po’ tardivo…