Dalla “logica” aristotelica alla “dialettica” platonica

Come risolvere il problema della premesse dei ragionamenti (sillogismi) sollevato dagli scettici? Dobbiamo davvero “gettare la spugna” e arrenderci al “nichilismo” scettico?

In realtà una possibile risposta era già stata suggerita da Platone nei suoi dialoghi più difficili e fu proseguita e approfondita dai “platonici” (comunemente denominati neoplatonici) della tarda antichità, che potevano fare anche tesoro dei giusti rilievi avanzati dagli scettici (senza dimenticare che, non a caso, la stessa Accademia platonica attraversò un “fase scettica”, cfr. 1B, U5, cap. 4, § 4, p. 443).

Per comprendere meglio tale approccio conviene partire dalla celebre immagine del segmento della conoscenza [cfr. 1A, U3, P2, T5, pp. 256-59, cfr. anche U3, cap. 2, § 3, I gradi della conoscenza e l’educazione, pp. 213-215], diviso in quattro sezioni, evocato da Socrate nella Repubblica. Possiamo interpretare il discorso di Platone in questo modo.

Ma che cos’è esattamente la dialettica?