Si vive per il piacere? E di che genere?

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2019-01-30 Tutto il giorno

Dopo aver approfondito l’etica di Epicuro a partire dalla sua fisica atomistica, leggendo la pagina dedicata a tale argomento con tutte le pagine, di Epicuro, del manuale e di questo stesso sito a cui essa rinvia, svolgi il seguente esercizio:

  • Discuti l’etica di Epicuro (esprimi cioè una valutazione argomentata sul fine/bene che Epicuro ritiene che dovremmo perseguire e sui mezzi dei quali ritiene che ci dovremmo servire per perseguirlo: ti convincono? quali i loro punti deboli? che cosa potrebbe altrimenti essere più convincente?)

 

31 pensieri su “Si vive per il piacere? E di che genere?

  1. Epicuro, filosofo greco vissuto nel IV secolo a. C., fu il fondatore dell’epicureismo, una dottrina basata sul suo pensiero.

    Lui vedeva la filosofia come una via per raggiungere la felicità, per mezzo della liberazione dalle passioni, perciò il ruolo della filosofia era quello di fornire all’uomo un “quadrifarmaco” capace di liberarlo dal timore degli dei, dimostrando che loro non si occuperebbero delle questioni degli umani; liberarlo dal timore della morte, dimostrando che non ha nulla a che fare con l’uomo; dimostrare che il piacere, inteso come felicità, è facilmente raggiungibile e dimostrare che il male, se acuto, è provvisorio oppure porta alla morte mentre, se lieve, è sopportabile.

    Il pensiero di Epicuro volgeva al calcolo e alla misura del piacere, rinunciando ai piaceri non necessari e a quelli da cui deriva un dolore maggiore, e restringeva il bene all’ambito del piacere sensibile (al quale appartengono il piacere dei suoni e delle belle immagini). Il piacere viene anche definito come fondamento e giustificazione della solidarietà fra gli uomini, mentre le virtu’, in particolare la saggezza, vengono considerate come condizione necessaria della felicità.

    Un altro punto fondamentale di questa dottrina è il culto dell’amicizia. Questa nasce dall’utile, ma viene considerata come un bene fine a sé stesso, infatti, l’amico non è colui che utilizza l’amicizia per avere vantaggi.

    A mio parere, l’etica epicurea è limitante, in quanto non è possibile classificare tutti i piaceri e tutti i bisogni secondo i canoni di Epicuro, inoltre, il fatto che il centro di questa dottrina sia il piacere potrebbe essere criticato da alcune persone (in particolare dai cristiani).

  2. L’etica di Epicuro è fondata su principi quali il vivere una vita semplice soddisfando i desideri necessari oppure il non avere timore delle divinità, della morte e del dolore. Nonostante ciò a mio parere la sua etica pare incoerente rispetto alla sua filosofia, difatti egli accetta l’esista delle divinità, nonostante creda che tutto non sia altro che un agglomerato di atomi distribuito casualmente. Un altro punto che non è stato argomento a dovere è quello riguardante i “desideri necessari”, poiché mi sorge una domanda, quali sono questi desideri? Non si può di certo fare una lista di questi poiché per ogni persona varierebbero, però come fa ognuno di noi a comprendere quali sono i propri e a non cadere in piaceri eccessivi che non sono a lui necessari, senza rendersene conto? Oppure come ci rendiamo conto di star esagerando?

    1. Ottime considerazioni. In effetti Epicuro illustra in vari luoghi quelli che ritiene desideri necessari: si tratta dei bisogni soddisfare i quali è necessario per sopravvivere.

  3. Ritengo che l’etica di Epicuro sia più completa di quella di Eraclito, anche se segue alcuni suoi principi come l’atomismo nel quale nulla viene dal nulla, Epicuro ha una visione più centrale su ciò che l’uomo dovrebbe credere e fare. Questo identifica la felicità come piacere e scopo della vita, anche se sembrerebbe essere una visione edonistica, il filosofo invita l’uomo a valutare i suoi desideri e ad accogliere solo quelli che non possono essere causa di dolore o sofferenza. Inoltre Epicuro pensa che una vita beata consista nella salute del corpo, nella tranquillità dell’anima e principalmente che procuri serenità ai suoi simili. Perciò Epicuro con la sua dottrina vuole dimostrare che il piacere è il bene completo e perfetto, non avendo dolore nel corpo né turbamento nell’anima. Anche se non crede a una forza sovrannaturale, come Dio, che ci guida a uno scopo, ritengo l’etica di Epicuro corretta e sensata.

    1. Forse intendevi “Democrito”, non “Eraclito”… Anche tu avresti potuto riassumere meno Epicuro, e discuterlo di più.

  4. Secondo Epicuro nella spiegazione del mondo è da escludere la presenza di cause soprannaturali. Appropriandosi e modificando la fisica di Democrito, anche quella di Epicuro doveva essere meccanicistica cioè ottenere spiegazioni solo dal movimento dei corpi e materialistica ovvero escludendo dal mondo la presenza di principi spirituali e criticando le divinità affermando che: o vogliono togliere i mali ma non possono ( allora sono impotenti ), o possono ma non vogliono ( allora sono invidiose ), o non vogliono e non possono ( allora sono sia invidiose che impotenti ) oppure se possono e vogliono allora come ci si spiega l’origine dei mali?. Inoltre tutto ciò che esiste è corpo, formato da atomi, di incorporeo c’è solo il vuoto. Con la morte gli atomi dell’anima si separano quindi non ci sono più sensazioni, infatti, come dice Epicuro, la morte è privazione di sensazioni. Come leggiamo nella lettera a Meneceo, per raggiungere la felicità non dobbiamo aver paura degli dei perché loro non si interessano degli uomini, non dobbiamo angosciarci per la morte poiché essa è l’assenza del sentire e quindi non possiamo soffrire. Dobbiamo ricordarci sempre che il futuro non è del tutto nostro ma neanche del tutto non nostro, così non ci aspettiamo niente e non rimaniamo delusi dal non realizzarsi di qualcosa inoltre dobbiamo anche saper distinguere i nostri desideri tra: naturali, inutili, necessari e fondamentali. Di conseguenza quando diciamo che il bene è il piacere intendiamo quando il corpo non soffre e l’animo è sereno infatti certe volte il bene si rivela in male, in vece il male un bene.

  5. La prima delle grandi scuole ellenistiche fu quella di Epicuro che sorse ad Atene . Egli innanzitutto aveva una concezione materialistica della realtà perciò si rifece alla dottrina più materialista di tutte e fino ad allora: quella degli Atomisti.
    Per quanto riguarda riguarda la loro etica per Epicuro il vero bene è il piacere. Questa tesi che fa coincidere il bene dell’uomo con il piacere era già stata formulata dai Cirenaici, i quali, però, riducevano il piacere ad un dolce movimento, e negavano che l’assenza di dolore fosse piacere. Per Epicuro invece il vero piacere è l”assenza di dolore nel corpo” (aponia) e la “mancanza di turbamento nell’anima” (atarassia) perché è il solo che non può crescere ulteriormente e quindi non può lasciarci insoddisfatti. Inoltre, a differenza dei Cirenaici, ritenne i piaceri dell’anima superiori a quelli del corpo. Infatti, l’anima soffre anche per le esperienze passate e per quelle future, mentre il corpo soffre solo per quelle presenti. Sono d’accordo con il pensiero di Epicuro sul piacere anche se credo che il piacere non venga raggiunto necessariamente grazie all assenza del dolore ma con altri mezzi e trovo che questo sia uno dei punti deboli del suo pensiero.

  6. Epicuro fonda il suo pensiero su tre principi che sono:

    Il sensismo, cioè il principio per il quale la sensazione è il criterio della verità e il criterio del bene (piacere)

    l’atomismo, per il quale Epicuro spiegava la formazione e il mutamento delle cose mediante l’unirsi e il disunirsi degli atomi e la nascita delle sensazioni come l’azione di strati di atomi, provenienti dalle cose, sugli atomi dell’anima;

    il semi-ateismo per il quale Epicuro riteneva che gli dèi esistono sì, ma non hanno alcuna parte nella formazione e nel governo del mondo.

    Per Epicuro è necessario raggiungere la felicità ma non deve essere conseguita tramite i piaceri che possono portare alla dipendenza.
    Tutto questo mi sembra convincente e non riesco a trovare dei punti deboli.

    1. Come già scritto ad altri, discutere le tesi di un autore è molto diverso dal riassumere tali tesi e poi aggiungere una frase finale nelle quale ci si dichiara d’accordo o contrari alle tesi medesime…

  7. Secondo Epicuro il vero piacere si ha quando c’è assenza di dolore nel corpo e quando l’animo non è turbato. Dice anche che bisogna accontentarsi e quindi non essere avidi. Sono d’accordo con la sua dottrina visto che essendo fatti solo di atomi quello che importa è la vita materiale quindi il corpo. Come punto debole di questa dottrina vedo il fatto che ritiene gli dei come figure a parte che non condizionano il mondo. Infatti io credo che se gli dei esistono condizionano il mondo e in caso contrario il mondo non sarebbe influenzato.

    1. Cioè tu pensi che potremmo disinteressarci degli dèi o, più modernamente, di Dio, solo se non esistessero (non esistesse)? In effetti molti antichi pensavano che l’atteggiamento degli epicurei verso gli dei fosse una forma di cripto-ateismo, cioè di nascosto ateismo. Gli Epicurei avrebbero, cioè, solo fatto finta di credere agli dei, per non offendere la sensibilità religiosa degli altri greci.

    2. Non sarebbe influenzato? Non è chiara questa conclusione. Vuoi dire, mi sembra, che solo se gli dei non esistessero non ci influenzerebbero e potremmo ignorarli. In aula abbiamo già parlato del probabile cripto-ateismo epicureo…

  8. Epicuro ritiene che il bene che l’ uomo deve perseguire sia il piacere, in quanto l’uomo non è nulla di diverso da un animale razionale, ovvero dotato della ragione la quale ci permette di minimizzare il dolore e massimizzare il piacere.
    Per Epicuro definire il piacere è complicato quindi prova a farlo escludendo tutto ciò che non comporta il piacere, iniziando da alcune paure. Le prime sono la paura degli dei, la paura della morte (secondo Epicuro dovremmo disinteressarcene in quanto per lui quando c’è la morte non ci siamo noi e quando ci siamo noi non c’è la morte) e la paura del dolore (che distingue in dolore fisico e morale).
    Per Epicuro però il piacere è solo ciò che è naturale e necessario e non ciò che è superfluo e che a lungo andare diventa dannoso (l’abuso di alcol, l’assunzione di droghe…). Per lui il piacere è quindi considerato come l’assenza di dolori, preoccupazioni e fastidi.
    In breve per Epicuro i piaceri da perseguire sono solo quelli che soddisfano i desideri naturali e necessari e non che causano dipendenza.
    Condivido le idee di Epicuro perché penso che ciò che l’uomo dovrebbe perseguire sia ciò che lo fa stare bene. Per Epicuro ciò che fa star bene l’uomo è il piacere, io non penso sia così perché ritengo che ciò che può farci star bene possa anche non essere considerato un piacere nel momento in cui lo fai. Per esempio c’è chi va in palestra per perdere peso perché pensa che essendo fisicamente in forma stia meglio, non é però detto che andare in palestra gli procuri piacere, anzi può anche darsi che non gli piaccia proprio. Al contrario c’è chi ritiene un piacere bere molto vino abitualmente anche se a lungo andare gli procurerà dei danni.
    Io quindi non direi che l’uomo debba ricercare il piacere in quanto tale, piuttosto direi che l’uomo deve svolgere delle azioni che in un futuro gli porteranno piacere è benessere.

    1. Epicuro sarebbe d’accordo con te e farebbe gli stessi esempi tuoi. Per lui lo scopo, infatti, non è qualsiasi piacere, ma quelli che non procurano dolore (come sarebbe invece bere molto vino). Anche sforzarsi e soffrire (facendo palestra) per poi godere dei frutti di tale esercizio fa parte della logica di Epicuro.

  9. Epicuro sostiene che per raggiungere la felicità individuale , ciascuno di noi , in quanto agglomerato di atomi, dovrebbe avere come unico scopo il piacere , il quale si raggiunge vivendo una vita misera e semplice, soddisfacendo alcuni dei propri desideri (senza tuttavia abusarne , altrimenti pian piano ci assuefaremmo e non sarebbero più piaceri) ed evitando certe paure quali la paura degli dei, la paura della morte e la paura del dolore.
    Questa tesi risulta convincente tuttavia mi sembra assurda la richiesta di evitare la paura della morte poiché, nonostante l’ipotesi dell’agglomerato di atomi , saremmo comunque corpi dotati di ragione, e quindi anima , e quindi , come naturale che sia , avremmo paura della morte e sarebbe difficile ignorarla e ancora più improbabile il superamento di essa.

    1. Mi sembra una riflessione interessante, la tua. In effetti è paradossale per chi non crede in una vita eterna NON avere paura della morte, cioè della dissoluzione di quell’aggregato di atomi che noi siamo. Alcuni, ad esempio, argomentano così: anche se, come sostiene Epicuro, quando c’è la morte noi non ci siamo più, possiamo comunque temerla e rimanerne turbati, non per la morte in se stessa, ma per le sue implicazioni, ad esempio per doverci separare dagli amici e dalle cose che amiamo.

  10. A mio parere, le regole di Epicuro potrebbero essere molto utili al fine di condurre una vita serena e senza preoccupazioni: mi trovo d’accordo con la sua concezione di morte come qualcosa che per noi viventi non dovrebbe significare nulla e che quindi non dovremmo temere, anche se personalmente trovo molto difficile mantenere questo distacco.

    Inoltre, ritengo che la distinzione tra bisogni necessari e non necessari potrebbe renderci meno legati alle cose materiali in quanto ci permetterebbe di apprezzare anche le piccole cose e di non soffrire nel caso in cui ci venisse a mancare qualcosa di non strettamente necessario.

    La considero tuttavia una filosofia che porta all’egoismo e all’indifferenza nei confronti degli altri e delle loro sofferenze, dal momento che ci si cura solamente del proprio benessere individuale; potrebbe quindi essere più convincente se questo benessere non riguardasse un singolo individuo ma venisse ricercato per il miglioramento di una collettività.

    1. Buona la discussione, punto per punto (anche se parziale), della dottrina di Epicuro. Comprendo il senso della tua conclusione critica, ma dovresti cercare di giustificarla. Perché dovremmo pensare anche agli altri e non solo a noi stessi? Forse altre dottrine filosofiche successive (compresa quella cristiana) ci aiuteranno a rispondere…

  11. Epicuro reputa la filosofia una un’attività che mira al conseguimento di una condizione di benessere , piacere e felicità.
    Esplicita tutto il suo pensiero per mezzo del Quadrifarmaco:
    1. Non temere gli dei
    2. Non temere la morte
    3. Il bene è facilmente raggiungibile
    4. Il male è facile da tollerare
    Secondo Epicuro gli uomini conducono un’esistenza infelice, piena di paure, turbamenti e afferma che gli uomini conducono una vita inutile dal momento che temono ciò che non sarebbe da temere(ad esempio la morte).
    La filosofia e la conoscenza liberano l’uomo dalla schiavitù cui lui stesso si sottopone.
    Ma siamo sicuri che gli uomini di cui parla epicurio non facciano già filosofia sebbene implicitamente? A mio parere la tesi di Epicurio è sbagliata quando pensa che gli uomini, puntando a degli scopi inutili(come la politica) non facciano filosofia.

    1. Interessante la tua tesi. Insomma, tutti farebbero implicitamente filosofia, anche i “credenti” negli dèi, per esempio… Forse, però, Epicuro pensa – e lo argomenta – che costoro facciano una filosofia… sbagliata! Perché tu non sei d’accordo con lui?

  12. Secondo Epicuro, il piacere è il criterio secondo cui si valuta il bene. Esso viene diviso in “stabile”, ossia quello che priva del dolore, e “in movimento”, quello che consiste nella gioia, ma è il primo a consistere nella felicità, ovvero “nel non soffrire e nel non agitarsi”. Epicuro, però, intende limitare l’abbandonarsi al piacere e alla lussuria, perché, se essi non sono misurati con la saggezza e facendo, dunque, filosofia, possono portare alla dipendenza, per cui si può provare dolore o turbamento, nel caso se ne sia privati. A mio parere, egli sembra piuttosto convincente in quanto pare voler dire che sia necessario imparare ad accontentarsi, soddisfacendo solo i bisogni necessari senza “strafare”, cercando di ottenere ciò che può portare a quello che può essere definito un circolo vizioso di avidità e invidia. Non paiono esserci grossi punti deboli nell’argomento di Epicuro secondo me.

    1. Mi fa piacere che Epicuro ti abbia convinto. In generale dovreste cercare, comunque, di discutere le tesi degli autori fin dall’inizio, esaminandole una per una, evitando di riassumerle tutte all’inizio per poi inserire a modo di aggiunta il vostro parere. Lo scrivo in questo caso a te, che comunque hai espresso il tuo parere argomentato molto chiaro, ma vale per tutti.

  13. Si mi convincono però secondo me il fatto che loro evitassero la politica è stato il loro punto debole infatti come “movimento” non è durato molto. Se nelle poche cose di cui un uomo ha bisogno secondo Epicuro bisognerebbe aggiungere la politica in modo che le perone iniziassero a prendere parte delle decisioni dello stato. Secondo me anche il fatto che la felicità può essere solo duratura e stabile non è molto convincente.
    Magari aggiungere altre cose essenziali per l’uomo e non seguire solo l’istinto, inserire dei valori più astratti anche negativi

    1. Quali altre cose essenziali? Perché le inseriresti? Quali valori “più astratti” e in che senso “negativi”? Il distacco degli epicurei verso la politica può costituire effettivamente un loro limite, ma non è escluso che, contrariamente a quello che suggerisci, li abbia aiutati a sopravvivere ai continui cambi di regime politico che si registravano nel mondo antico.

  14. Per Epicuro fare filosofia, che si traduce comunemente come andare alla ricerca di ciò che e bene e ciò che non lo è, in realtà non e altro che ricercare la felicità, praticabile da tutti, e in qualche maniera precedente all’idea del bene e male.
    Tale dottrina per essere intrapresa però, deve essere seguita in punti che ci possono far vivere pienamente quest’ultima: il primo presentatoci è il pensare che non ce niente di divino e ingenerato, poiché chi pensa l’opposto non sta altro che riempiendo i sui dubbi con falsità, infatti Epicuro concepisce le divinità come non altro che dei modelli a cui ci riferiamo per identificare i valori morali; secondariamente ci esprime la limitatezza nel pensare che la morte sia un male, poiché “il male” può essere solo sentito, ma non avendo più il controllo del corpo non può esserlo.
    Questi punti chiave che ci fornisce il filosofo scandiscono l’idea della fisica atomistica e il pensiero alla base di ciò che una persona dovrebbe fare, ma in realtà questa dottrina può non essere così chiara.
    Infatti il concepire il filosofare come la ricerca della felicità qualche volta è errato, poiché non sempre ciò che ci rende felici e ciò che è meglio per noi (ciò che è bene) e in seguito il pensare di tralasciare tutte le superstizioni, che in qualche maniera ci caratterizzano fin da bambini, sembra quasi impossibile perché in certi casi sono proprio quelle ha farci fare la scelta migliore, e poi magari renderci felici.

    1. In che senso dici che non sempre ciò che ci rende felici è ciò che è meglio per noi? In che modo le superstizioni potrebbero farci fare la scelta migliore? Per puro caso? Perché hanno un fondamento?

  15. L’Etica di Epicuro è volta alla ricerca della felicità; quest’ultima, secondo il filosofo, è costituita dal piacere, che dice essere il fine ultimo dell’esistenza.
    Epicuro fa differenza tra due tipi di piacere:
    -Quello in movimento, ovvero passeggero e che può avere delle conseguenze e generare turbamenti.
    -Quello stabile, che priva l’individuo dei dolori e dei turbamenti (quello in cui consiste la sua definizione di felicità)

    Quindi Epicuro afferma che è necessario inseguire i desideri naturali e necessari, e grazie al calcolo dei piaceri e delle conseguenze, cercare di porre fine a ogni sentimento negativo.

    Io condivido in parte la teoria di Epicuro, ma sono evidenti dei punti deboli:
    -In primis, non è possibile determinare per ciascuno di noi quali siano esattamente i suoi desideri necessari affinché si possa raggiungere la felicità, dato che ognuno potrebbe pensarla in modo diverso ed avere la propria opinione.
    -Inoltre bisognerebbe mettere in luce il caso in cui un desiderio ritenuto, in modo sbagliato, necessario per una persona, possa danneggiare se stessa o qualcun altro.
    -Infine, si dovrebbe pensare a cosa porterebbe il risultato finale; Eliminando tutte le paure si riuscirebbe davvero a vivere serenamente ed in armonia con il mondo? E se invece, trovando un giusto equilibrio, tra i desideri necessari e quelli superflui ma di maggior impatto, si possa vivere una vita più interessante e movimentata, ma al contempo felice?

  16. Epicuro individua nell’uomo due diversi stati d’animo, il piacere e il dolore; la verità sta nel distinguere il vero piacere dal vizio, mentre il dolore si avrà quando non si conosce questa verità.
    Il piacere coincide con il bene, che se è privo di dolore allora ci è permesso di raggiungere la vera felicità, questa si raggiunge solo se si seguono quelli che gli epicurei definiscono “bisogni naturali”, come ad esempio il nutrirsi o il dissetarsi.
    A mio parere ci sono però troppi bisogni e variano da individuo a individuo, non permettendoci così di capire quali sono quelli necessari, e quelli meno necessari o vani, ed inoltre non si riesce a capire, dato che tutto è costituito da atomi ed è determinato dal caso, perchè Epicuro abbia introdotto l’esistenza degli dei.