L’empirismo logico e i suoi limiti

La crisi delle certezze tra Otto e Novecento investe anche la scienza, se consideriamo come le nuove teorie e scoperte scientifiche mettano in discussione diversi postulati del positivismo ottocentesco.

Davanti al rischio del diffondersi del nichilismo e dello scetticismo sulle  “verità” scientifiche i primi filosofi della scienza del Novecento, gli empiristi logici, rilanciano in forma nuova concezioni di tipo positivistico, ispirandosi all’approccio di Ernst Mach.

Cfr. 3B, U12, cap. 2, §§ 1-3, pp. 781-87.

Una variante dell’empirismo logico che intende ovviare ai limiti più evidenti dell’approccio originario di Schlick è quella di Hempel [si apra anche questa pagina su Hempel, tratta da un volume di Samir Osaka], filosofo empirista appartenente al circolo di Berlino, che elabora il modello di spiegazione scientifica della “legge di copertura”.

Tuttavia, anche il modello di Hempel presenta limiti concernenti l’esclusione della nozione di causa (esempio della bandiera) e il problema della rilevanza (o pertinenza) delle spiegazioni invocate (esempio di Gianni), come illustra questo estratto sempre dal volume di Osaka.

Infine, sussiste il problema, ” a monte”, come si suol dire, delle leggi universali (presupposte dagli empiristi logici e anche da Hempel nella forma delle “leggi di copertura”). Come si fa a ricavarle? Come posso sapere per certo che p.e. la legge di Newton o quella di Coulomb non vale solo nelle “occorrenze” (casi particolari) nelle quali è stata testata, ma universalmente?

A questo fine gli empiristi ricorrono generalmente all’induzione. Ma tale procedimento è esposto a diversi problemi, come spiega dettagliatamente questo estratto tratto da un volume di Giulio Giorello e come riassume questa pagina del sito principale.