Oltre la scepsi: la dimostrazione per assurdo?

A un primo livello di analisi si direbbe che l'”argomentazione” o “dimostrazione per assurdo“, che consiste nella dimostrazione della contraddittorietà della tesi opposta a quella che si dimostra, di volta in volta, vera, eluda le critiche scettiche alle dimostrazioni di tipo sillogistico o deduttivo, così come le critiche ai procedimenti induttivi.

Abbiamo ricordato diversi esempi già incontrati di questa dimostrazione: la dimostrazione di Zenone che tutto è uno e immobile  [cfr. U1, cap. 3§ 3, pp. 57-59], la confutazione platonica del relativismo, la dimostrazione aristotelica del principio di non contraddizione (cfr. ultimo capoverso della pagina di questo sito dedicata a tale principio).

Platone, in particolare, sembra far coincidere quella che chiama dialettica (lett. l’arte del dialogo, ossia il metodo di conversazione di cui si valeva il suo maestro Socrate) proprio con procedimenti per assurdo.

Un esempio famoso è la prova dell’immortalità dell’anima nel Fedone di Platone (dottrina di origine pitagorica, successivamente mutuata anche dai Cristiani che, tuttavia, originariamente, come sappiamo, credevano soltanto nella resurrezione dei corpi dei credenti in Cristo).

Per quanto riguarda le altre prove dell’immortalità e il loro rapporto con la dottrina della reminiscenza cfr. U3, cap. 2, § 1, pp. 177-180, da Come si conoscono le idee a L’anima e il destino: il mito di Er , specialmente  capoversi dedicati a p. 179 a Le prove dell’immortalità dell’anima [la “nostra” prova regina è la “terza prova” che il manuale chiama qui “della vitalità” e riassume in modo fin troppo sintetico].

Per quanto riguarda il carattere religioso della scuola pitagorica cfr. U1, cap. 2, § 3, p.30 (l’introduzione al paragrafo, prima di La nascita della matematica).