L’illuminismo

Per intendere meglio il contesto culturale all’interno del quale maturano le grandi rivoluzioni della modernità, segnatamente quella americana e quella francese (sovente associate sotto la denominazione di rivoluzione atlantica), bisogna prendere in considerazione quel complesso movimento culturale, che è all’origine del nostro modo di ragionare di “occidentali moderni”, che va sotto il nome di illuminismo.

Quintessenza dello “spirito” illuministico può essere considerata la cultura dominante nell’organizzazione segreta ancor oggi diffusa che va sotto il nome di Massoneria, a cui molti intellettuali del Settecento aderirono, da Goethe a Mozart, da Montesquieu a Franklin.

massoneria

Come veduto in aula, il triangolo raggiante collocato in alto, in questa simbologia massonica, rappresenta il Dio del deismo, cioè di quella corrente filosofico-religiosa, comune tra gli illuministi (accanto al meno diffuso, ma parimenti significativo ateismo), secondo la quale la sola vera religione sarebbe la religione “naturale” (cfr. Toland), a cui tutti gli uomini potrebbero pervenire valendosi della sola ragione, e il solo vero Dio avrebbe i tratti tipici (e piuttosto “astratti”) del “Dio dei filosofi”, come lo chiamava Pascal, quale fu il Dio degli stoici, dei neoplatonici, di Cartesio ecc., mentre le religioni cosiddette positive, frutto di una rivelazione storicamente determinata (come il cristianesimo, nelle diverse versioni assunte dopo la Riforma, l’Islam ecc.), sarebbero nel caso migliore favole adatte al popolo ignorante, nel caso peggiore vere e proprie imposture architettate per tenere lo stesso popolo in soggezione con gli strumenti dell’inquisizione e della persecuzione (contro cui soprattutto Voltaire, al grido, “ecrasez l’infâme“, si rivolta, accusando le chiese, tanto cattolica, quanto protestanti, di far valere un ingiustificato principio di autorità e difendendo, dal canto suo, la più ampia tolleranza religiosa, sulla scia di Locke, ma, andando, nel suo Trattato sulla tolleranza del 1763, anche ben oltre le dottrine lockiane).

Il compasso collocato sotto, ricordando l’origine “muratoriana” della Massoneria (che deriva storicamente, a quanto è dato sapere, da corporazioni di arti e mestieri di origine medioevale), ben si adatta alla nuova visione tipicamente illuministica, secondo la quale, da un lato, il sapere fondamentale è quello prodotto dalla nuova scienza della natura (elaborata da Galileo, Newton ecc.), contraddistinta dal suo tipico mix di ragione ed esperienza e, soprattutto, aliena da qualsiasi dipendenza dal principio di autorità (cfr. il rifiuto sorgivo tanto di Bacone quanto di Cartesio di fondare il sapere sulla base della tradizione filosofica universitaria, oltre che delle Sacre Scritture), dall’altro lato tale sapere va tradotto in pratiche di trasformazione dell’ambiente (a cominciare dall’ambiente naturale per proseguire con le attività artigianali, preannuncio della prossima industrializzazione) utili a migliorare le condizioni economiche e spirituali dell’umanità e a diffondere il massimo grado di felicità possibile.

Infine, nelle due braccia che si stringono possiamo vedere prefigurato il motto che sarà fatto proprio dai rivoluzionari francesi, liberté, egalité, fraternité, ossia una nuova concezione socio-politica, che riprende e sviluppa la dottrina di Locke, basata sui diritti dell’uomo, sull’uguaglianza tra gli uomini in quanto animali razionali al di là delle distinzioni di rango e di classe e sulla fratellanza universale aconfessionale tra tutti gli esseri umani. Vediamo, tuttavia, come questa concezione comune sia tradotta in disegni politico-istituzionali diversi dai principali autori politici del tempo, ossia Montesquieu, Voltaire e Rousseau: (rispettivamente) da una concezione liberale-costituzionalista ispirata al regime inglese e, di nuovo, a Locke (con la caratteristica teoria della divisione dei poteri), attraverso il dispotismo illuminato, alla prima formulazione moderna dell’idea di sovranità popolare (democrazia).

Cfr. II B [manuale di Storia, vol 2], § 3.1-2, pp. 39-51 (compreso l’inserto sulle Donne illuminate); D3, pp. 58-60 (Kant, Che cos’è l’illuminismo)

Cfr. F (manuale di Filosofia 2B), U6, cap. 2, § 1, pp. 28-29 Il nuovo uso della ragione ecc.; § 2, pp. 32-34 (Illuminismo e rivoluzione scientifica; Illuminismo, razionalismo ed empirismo); § 4, pp. 36-40; cap. 3, § 2 Montesquieu, § 3 Voltaire (pp. 55-63); T1-2, pp. 75-78; cap 5 Rousseau, § 6 Il contratto sociale, pp. 117-120; T3, p. 134.

Per quanto riguarda l'”applicazione” dell’illuminismo alla politica del Settecento nel senso delle caratteristiche riforme dell’epoca (che precedettero e, talora, accompagnarono, in Paesi diversi dall’America e dalla Francia, la grandi rivoluzioni di fine secolo) cfr. §§ 4.1-2, pp. 75-84.