Il Medio-Oriente: dalla conflittualità arabo-israeliana al fondamentalismo islamico

Possiamo schematicamente considerare il conflitto arabo-israeliano, nel quale intervengono rispettivamente (soprattutto dopo il 1953 e ancora più dopo la crisi di Suez del 1956) dall’una e dall’altra parte l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti, come la forma che il bipolarismo assume nel Medio-Oriente.

Cfr. cap 14, § 3, La questione mediorientale…, La costituzione dello Stato d’Israele; cap. 17, § 1, La nazionalizzazione del canale di Suez, cap. 18, § 2, La guerra dei Sei giorni e la guerra del Kippur, L’Olp e gli accordi di Camp David; cap. 21, § 2, da L’ascesa del “fondamentalismo” islamico fino a L’aggravarsi dei conflitti locali: la guerra Iran-Iraq; cap. 22, § 4, La polveriera mediorientale: la guerra dal Golfo, Il dialogo tra l’Olp e il governo israeliano.

Tuttavia, dopo la fine del bipolarismo nel 1989-91 (ma con evidenti segnali anche precedenti cfr. rivoluzione islamica in Iran del 1979, invasione russa dell’Afghanistan dello stesso anno, guerra Iran-Iraq degli anni 1981-88, che vide Americani e Russi sostenere Saddam Hussein contro l’Iran islamizzato, ecc.) dal Medio-Oriente sembra nascere anche un’altra forma di conflittualità, un altro fronte: quello che oppone i Paesi sviluppati (Russia compresa) e il fondamentalismo islamico ostile tanto a Israele e all’Occidente quanto ai regimi “progressisti”, spesso sfociati in regimi autoritari, degli stessi Paesi Arabi. Tale fondamentalismo si è, infatti, talora sovrapposto (p.e. con i Fratelli Musulmani in Egitto, con Hamas in Palestina, con i ribelli anti-Assad in Siria ecc.) alle lotte di emancipazione democratica dei Paesi arabi culminate nella c.d. primavera araba del 2011 (si tratta dell’interpretazione della storia recente in termini di “scontro di civiltà” che può essere fatta risalire ai lavori dello storico Huntington).

D’altra parte si può anche registrare una certa maggiore vicinanza dell’Islam sunnita (Arabia Saudita, Giordania, Egitto ecc.) agli U.S.A. e dell’Islam sciita (Iran, Siria ecc.) alla Russia di Putin, anche se poi il fondamentalismo sunnita terroristico prima di al-Queda (responsabile dell’attacco alle torri gemelle del 2001), poi dell’Isis vide di nuovo i Paesi occidentali e la Russia dalla stessa parte a combatterlo.

In questo senso oggi possiamo registrare, forse, una regressione del fondamentalismo e, con il rafforzamento politico-militare della Russia (cfr. guerra in Ucraina, annessione della Crimea ecc.), una sorta di rinascita del bipolarismo e una riedizione della guerra fredda (da una parte la Russia con l’Iran e la Siria, dall’altra gli U.S.A. e l’Unione Europea, in una posizione più ambigua la nuova Turchia autoritaria di Erdogan).

Per quanto riguarda il rapporto storico tra Russia e Siria e più in generale la storia del Medio-Oriente dalla fine della seconda guerra mondiale ai giorni nostri, che ci interessa anche per intendere le vicende “siriane” di questi giorni, cfr. questo programma di Rai Storia [spec. 14′-41′].