L’epistemologia post-popperiana: Kuhn e Lakatos

L’approccio di Popper viene criticato e superato da diversi autori (sui limiti del criterio logico di verosimiglianza cfr. U12, cap. 3, Verosimiglianza e progresso scientifico ecc., pp. 819-820 e la seconda parte della pagina del sito principale dedicata a Popper).

Il primo di questi autori è Thomas Kuhn  (U13. cap. 1, §2, pp. 863-65) che sviluppa la sua epistemologia delle rivoluzioni scientifiche.

Ecco la mia videolezione sui limiti di Popper e sull’approccio di Kuhn;

Ma neppure Kuhn, a ben vedere, risolve il problema di stabilire il grado di verisimiglianza o progressività di una teoria scientifica (o di un paradigma), dal momento che nella sua prospettiva, contro il buon senso (che suggerirebbe che le teorie più recenti siano anche migliori di quelle più antiche e tali siano anche i paradigmi più recenti) si dà progresso solo all’interno di un determinato paradigma, ma non tra un paradigma e un altro.

Un tentativo di stabilire il grado di progressività di una teoria o, meglio, di un programma di ricerca è quello offerto da Imre Lakatos (U13. cap. 1, §3, pp. 865-66) e dalla sua metodologia dei programmi di ricerca.

Ecco la mia videolezione sull’approccio di Lakatos:

A questo punto sembra che, grazie soprattutto a Popper e Lakatos, l’epistemologia contemporanea ci abbia consegnato:

  1. l’idea che in campo scientifico si possano ammettere asserzioni teoriche non direttamente controllabili (come le proposizioni universali) distinte dalla loro implicazioni o conseguenze empiriche;
  2. un criterio di demarcazione tra scienza e non scienza (la falsificabilità delle teorie, cioè la possibilità di controllare le loro conseguenze empiriche);
  3. un criterio di progressività tra teorie scientifiche (il fatto che una teoria generi un “contenuto empirico indipendente” maggiore di un’altra, cioè consenta di risolvere più rompicapi).

Vedremo, tuttavia, che questi “guadagni” teorici sono meno solidi di quello che sembrano.