L’empirismo logico e i suoi precursori

La crisi delle certezze tra Otto e Novecento investe anche la scienza, se consideriamo come le nuove teorie e scoperte scientifiche mettano in discussione diversi postulati del positivismo ottocentesco.

Davanti al rischio del diffondersi del nichilismo e dello scetticismo sulle  “verità” scientifiche i primi filosofi della scienza del Novecento, gli empiristi logici, rilanciano in forma nuova concezioni di tipo positivistico, ispirandosi all’approccio di Ernst Mach.

Cfr. 3B, U11, cap. 2, §§ 1-3, pp. 215-221. Su Mach cfr. U11, cap. 1, § 1, Mach, pp. 195-56.

Ad alcuni dei limiti presenti già nell’empirismo radicale di Mach (la difficoltà di maneggiare oggetti invisibili, ma scientificamente utili, come i “campi elettrici” o i “protoni” ecc.) può ovviare un approccio convenzionalistico à la Poincaré.

Cfr. U11, cap. 1, § 2, Poincaré, pp. 196-97.

Una variante dell’empirismo logico che intende ovviare ai limiti più evidenti dell’approccio originario di Schlick è quella di Hempel [si aprano anche i link interni alla pagina su Hempel, tratti dal volume di Samir Osaka], filosofo empirista appartenente al circolo di Berlino, che elabora il modello di spiegazione scientifica della “legge di copertura”.