Dialettica e sistema in Hegel

Enzyklopaedie

La vita di Hegel e la sua produzione filosofica si intrecciano alle vicende della Rivoluzione Francese, dell’epopea napoleonica e della successiva Restaurazione (cfr. II, U9, cap. 1, §§ 1-2, pp. 459-62).

Cardini della filosofia di Hegel sono la nozione di sistema, il metodo della dialettica e lo storicismo di fondo.

Nell’Enciclopedia delle scienza filosofiche (1817 e ss.) Hegel espone il suo cosiddetto sistema (cfr. II, U9, cap. 1, § 5, pp. 471-72), che esamina tutti le principali nozioni dello scibile umano (toccando questioni di logica, metafisica, fisica, chimica, biologia, psicologia, diritto, etica, sociologia, politica, estetica, storia delle religioni, storia della filosofia), inanellandole non alfabeticamente (come nelle “normali” enciclopedie moderne, a partire dell’Encyclopedie degli illuministi francesi del XVIII sec.), ma logicamente (che in Hegel significa: dialetticamente). Partendo dalla nozione di essere si perviene alla fine alla nozione di filosofia assoluta, ossia alla filosofia dello stesso Hegel, sicché (astutamente!) l’ultima figura non è altro che il ripercorrimento dell’intero sistema.

Ci si può chiedere, prima di esaminare alcuni concetti importanti del “sistema”, che cosa Hegel intende con “Spirito”.

Hegel risponderebbe che non è possibile chiarirlo con una definizione, ma, per comprenderlo, occorra percorrere l’intero sistema. In particolare dovremmo leggere la sua opera giovanile Fenomenologia dello Spirito, scritta nel 1807, nella quale il filosofo di Stoccarda (Hegel) ci condurrebbe quasi per mano, “maieuticamente”, a comprendere come ciascuno di noi, in quanto coscienza apparentemente individuale non sia in effetti che un’espressione dell’unico Spirito universale che si riconosce nella Storia.

Disgraziatamente, il poco tempo e la difficoltà del linguaggio in cui è scritta tale opera, non ci consentono di seguirlo su questa strada.

Per dare un’idea di quello che Hegel, che è un idealista, ha in mente, oltre che evocare le dottrine di Fichte e di Schelling, si possono fare le seguenti considerazioni.

Ciascuno di noi, in quanto essere umano dotato di intelligenza, è (parte dello) Spirito. Ma lo Spirito non coincide con il singolo individuo. In realtà non “esistono” singoli individui, così come non “esiste” una realtà separata dal soggetto. In una certa prospettiva (quella che Hegel chiamerebbe “della coscienza”) io non sembro essere quello che ero e non sembro essere quello che sarò, così come non sembro essere né te né lui. Tuttavia, se abolissimo tempo e spazio (guadagnando così la prospettiva dell’Assoluto o dello Spirito), io sarei tutto ciò che sono stato e che sarò così come sarei tutti gli altri “io” che sono separati da me (soltanto) spazialmente. Lo Spirito (“un Io che è Noi e un Noi che è Io”, scrive Hegel nella Fenomenologia) è tutto ciò che è, qualcosa che appare a se stesso nelle sue diverse figure “storico-concettuali” (a cominciare dalla nozione di “essere” astratto), ma resta pur sempre “Uno”. Esso è tutti noi e anche ogni “cosa” apparentemente esterna a noi, ma, in effetti, percepita e concepita solo da noi. Si tratta, in ultima analisi, della versione idealistica dell’Uno di Plotino o del Brahman hindu: ciò che veramente è, l’infinito, rispetto a cui ciò che appare essere (il finito) non è che frammento, immagine (del tutto) e illusione (di esistere separatamente dal resto).

Come detto in aula, non possiamo certamente svolgere il sistema di Hegel analiticamente, comprendendo le ragioni del passaggio da un concetto (figura, momento) all’altro.

Per “toccare con mano”, tuttavia, un esempio di dialettica (sulla dialettica in Hegel cfr. anche U9, cap. 1, § 6, pp. 473-75), interno al sistema, possiamo leggere il passaggio della Scienza della logica (1816) dedicato alla triade esserenulladivenire, che costituisce il “cominciamento” del sistema (cfr. U9, cap. 3, § 1, solo p. 501, cc. 1-2 [fino all’essere determinato escluso])

Sorvolando sul passaggio agli altri concetti della sezione logica del sistema (trattata analiticamente da Hegel nella Scienza della Logica del 1816), possiamo accennare al senso del passaggio dal mondo della logica al quello della Natura: è come se lo Spirito, per riconoscersi come tale, dovesse distinguersi da ciò che Spirito non è, la Natura, salvo poi scoprire che nulla può eccedere lo Spirito (sicché la Natura si rivela Spirito “fuori di sé” o “Spirito inconscio” per dirla con Schelling). Nell’uomo, come specie biologica, lo Spirito riconosce finalmente se stesso: Hegel può così articolare la filosofia dello Spirito in senso stretto, che costituisce la parte ancora oggi più rilevante del sistema.

Innanzitutto lo Spirito si manifesta come coscienza non ancora, tuttavia, consapevole né di se stessa come “individuale”, né, meno che mai, di se stessa come Spirito universale.

La sezione del sistema dedicata allo Spirito soggettivo riprende i temi della giovanile Fenomenologia dello Spirito (1807) (cfr. p. 510, c. 2), là dove Hegel esaminava prima il passaggio dalla coscienza all’autocoscienza (cioè alla coscienza di se stessi come individui distinti gli uni dagli altri), quindi il passaggio dall’autocoscienza allo Spirito (cioè alla coscienza di sé come “tutto” e “tutti”).

Possiamo qui evocare la celebre dialettica del servo e del padrone (o signoria e servitù) che tanta eco avrà sia in campo filosofico (quando, con Marx, sarà riferita ai rapporto di produzione tra capitalisti e proletari, così come quando, con Heidegger e gli esistenzialisti del Novecento, sarà riferita al rapporto tra l'”esserci” umano e la sua morte), sia in campo psicoanalitico (quando, con Lacan, si insisterà soprattutto sulla rilevanza dell’Altro nel riconoscimento di se stessi come soggetti).

Si legga al riguardo la pagina dedicata alla Fenomenologia dello Spirito, con esclusione dei capoversi relativi alla dialettica del questo o dell’opinione (si riprenda dal capoverso che inizia: “In generale nella Fenomenologia Hegel dimostra che dietro ogni figura dello spirito è presupposto qualcos’altro…”),

Cfr. anche U9, cap. 2, § 1, pp. 481-82; § 3, pp. 484-86 [fino a Stoicismo e scetticismo esclusi]