La crisi del Trecento

Possiamo innanzitutto fruire di un segmento della conferenza su questo tema del “nostro” Alessandro Barbero.

Quindi possiamo consolidare quanto presentato dal Barbero sul manuale, cfr. §§ 6.1-2, pp. 139-49.

Come si inserisce, nel quadro del nostro modulo (intitolato La cristianità sotto assedio), questo duplice argomento (peraltro connesso), ossia la crisi economica del Trecento (causa ed effetto di numerose carestie, legate anche ai cambiamenti climatici del tempo) e la peste nera (che non poté che aggravare la crisi economica per l’elevato tasso di mortalità che fece registrare tanto negli anni ’47-49, quanto nelle numerose ondate successive)?

Crisi economica e peste mettono in evidenza come quell’Europa, che, come abbiamo visto, fu a più riprese esposta ad attacchi esterni (in sequenza, dal VIII sec., da Arabi o Saraceni, Ungari, Normanni, Turchi, Mongoli, di nuovo Turchi, gli Ottomani che conquistarono nel 1453 Costantinopoli), subisse nel Trecento un pesante attacco per così dire dall’interno (anche se non dobbiamo dimenticare che la peste nera fu importata dai Genovesi da Caffa, un porto sul Mar Nero, e proveniva dalla Cina, dunque può essere vista come un lontano “regalo”, dopo il Milione di Marco Polo, della pax mongolica!).

Bisogna anche ricordare come il Duecento (XIII sec.) possa essere considerato come l’apogeo del Basso Medioevo, il momento di massima fioritura della civiltà dell’Europa occidentale (in precedenza rimasta “indietro” rispetto alle superiori civiltà “bizantina”, araba, cinese ecc.), epoca durante la quale, per esempio, si tornò alla coniazione aurea (con l’augustale di Federico II, il fiorino di Firenze, il ducato di Venezia, il genoino di Genova), si scrissero opere fondamentali di filosofia (di cui riparleremo) e di letteratura, si edificarono chiese di grande valore artistico, si diffusero nuovi movimenti religiosi come quello francescano (su cui pure ritorneremo). SienaFacciatoneTanto più gravi furono, dunque, i flagelli delle carestie e delle ondate di peste del secolo successivo, in quanto del tutto inattesi (come dimostrano le numerose opere architettoniche, in stile per lo più gotico, interrotte in questa fase in molte città italiane e tutt’ora visibili come “incompiute”, come ad es. il celebre “facciatone” del duomo nuovo che si sarebbe dovuto costruire a Siena, vedi immagine).

Per comprendere, infine, quali strategie furono adottate per uscire dalla crisi cfr. § 6.4, pp. 154-56.