29 pensieri su “Quale la radice della morale secondo Nietzsche?

  1. DOMANDA 1:
    Nei testi proposti Nietzsche esamina e rovescia le basi del valore tradizionale delle moralità. Egli crede che la moralità sia una bugia, una malattia che ci assilla e con la quale ci autoinganniamo.

    Nietzsche non dubita del fatto che l’uomo agisca secondo una morale, ma del fatto che questa morale sia effettivamente reale, infatti scrive: “Io nego anche l’immoralità: non il fatto che innumerevoli persone si sentano immorali, ma che esista veramente un motivo per sentirsi tali”. Egli quindi sostiene che non esistono fenomeni morali, ma solo un’interpretazione morale dei fenomeni; non esiste una morale fissa, ma una relativa e quindi anche concetti come bene e male, diventano relativi. Il bene potrebbe anche trovarsi in ciò che ci fa male, essendo ciò che in verità ci danneggia, e viceversa il male potrebbe anche trovarsi in ciò che ci fa bene.

    Infine Nietzsche spiega quando e perché avrebbe avuto origine la cattiva coscienza: secondo lui è avvenuto quando è nata la società, cioè quando, a seguito della “nascita” dell’anima, gli istinti dell’uomo selvaggio hanno iniziato a rivoltarsi contro l’uomo stesso.

    DOMANDA 2:
    Secondo Nietzsche il rapporto tra l’Io, cioè lo spirito, e il corpo, chiamato da Nietzsche “il Sè”, è un rapporto di subordinazione.

    Anche se sono due elementi distinti, il corpo governa lo spirito e lo subordina alla sua volontà. Per dimostrare e spiegare questo rapporto vengono portati due esempi: nel primo il Sé ordina all’Io di provare dolore e questo soffre, nel secondo gli ordina di provare piacere e questo gioisce.

    Lo spirito diventa quindi solo uno strumento a disposizione del Sè per raggiungere i propri scopi, mentre l’Io, credendosi indipendente, viene definito orgoglioso.

    Infine afferma che l’uomo è sempre governato dal Sè, cioè dal corpo, sia che lo disprezzi sia che lo apprezzi: se l’uomo arriva a disprezzare il suo corpo vuol dire solamente che il corpo vuole morire.

  2. 1. Innanzitutto Nietzsche esclude l’esistenza di fenomeni morali, in quanto ritiene che ogni azione, poiché essenzialmente dettata dall’istinto, sia moralmente indifferente. Il valore morale attribuito a posteriori a tale azione coincide quindi con un’interpretazione morale condizionata dalla religione e dalle circostanze economiche e politiche del tempo e che pertanto non può essere dotata di valore assoluto e indiscutibile. Con questo Nietzsche non vuole escludere la necessità di una morale, ma metterne in discussione i presupposti e gli scopi sociali.

    2. Nietzsche afferma che non vi sia una distinzione tra il corpo e l’io e che esista solo il corpo: l’io e la ragione sono piuttosto degli attributi di quest’ultimo, il quale trasmette la conoscenza all’io tramite le percezioni sensoriali. Entrambi sono tuttavia governati dal Sé, che utilizza il corpo e l’io come strumenti per raggiungere i propri scopi.

    1. Ottime risposte, in perfetto equilibrio tra analisi e sintesi. La prima, in particolare, si segnala (costituisce un buon modello da imitare) per la capacità di cogliere l’essenziale tra testi diversi.

  3. Nietzsche al fine di eseguire una critica dei valori morali e del valore di essi sostenne che si dovesse prima di tutto capire da dove essi fossero nati, infatti fino ad oggi si è sempre dato per scontato che il “buono” fosse di valore superiore rispetto al “malvagio”. Inoltre sosteneva che la cattiva coscienza dell’uomo derivasse dal suo passato e dai suoi istinti, un tempo essenziali, che nelle società moderne vengono repressi e condannati. Infatti quando l’uomo non ha nemici esterni finisce per straziare se stesso.
    Nietzsche negava quindi l’esistenza della moralità tanto quanto negava quella dell’immortalità, e ne negava anche i presupposti.

    1. E dunque da dove derivano questi valori? Lo intuisci dai testi di Nietzsche? Dagli istinti, direi, o dal corpo, non credi? E perché si sono evoluti? Manca, infine, una risposta al secondo quesito, relativo all’ultimo testo sul corpo.

  4. 1.
    Da dove ha origine la morale secondo Nietzsche?
    Prima di tutto è doveroso spiegare che cosa intende e quale è la opinione di quest’ultimo riguardo all’esistenza o no della morale. Infatti, quest’ultimo mette subito in chiaro alcuni concetti alla base della sua innovativa teoria sulla inesistenza della morale.
    In primo luogo, Nietzsche spiega che, quando lui ritiene che la morale non esiste, tale affermazione non è complice dell’idea secondo cui non esistano anche le persone immorali, e quindi persone che credono nell’esistenza di quest’ultima, bensì che non ha nessun senso credere che tal cosa esista e dobbiamo essere influenzati da essa.
    Perciò, Nietzsche mette in atto una vera e propria messa in discussione della realtà dove tutte le ideologie e gli aspetti più caratteristici della nostra realtà, come la chiesa, lo stato, la scuola e molto altro non siano altro che “nascondigli”, ossia falsi e, nascondendo con soprusi e falsi valori e preconcetti al fine di effettuare un’opera di allevamento, celano la realtà secondo cui non esiste la morale, di cui sono pienamente coscienti.
    Un mondo ingannevole, dove non esistono fenomeni morali assoluti, ma semplici interpretazioni.
    Però tale aspetto della realtà umana secondo lo stesso filosofo era inevitabile, ossia che, come un morbo, prima o poi avrebbe influenzato l’essere umano, poiché giunto allo stato di pace noioso e che avrebbe introdotto la sofferenza che l’uomo ha di sé stesso.
    In particolare, tale processo sarebbe scaturito da una violenta separazione dello stesso genere umano dalla sua componente animale, dove giunto in una situazione nuovo di cui non ha mai fatto esperienza, si sente in balia, e quindi non capace di porre più la fiducia negli antichi istinti che gli davano coraggio e forza.
    Tale processo e situazione innovativa pareva cosi straordinaria e affascinante da vedere che era logico supporre che qualcuno ne fosse spettatore e che quindi cogliesse tale fenomeno dall’esterno, introducendo quindi gli dei sia che siano uno singolo che molti.

    2.
    Quale è il rapporto tra anima e corpo secondo Nietzsche?
    Prima di tutto bisogna dire che Nietzsche si è sicuramente discostato da quella che era oramai una radicata visione cartesiana della dualità tra anima e corpo, infatti, a differenza di quest’ultimo che le concepiva come due cose ben distinte, Nietzsche le ritiene coincidenti e compenetranti l’una con l’altra.
    In particolare, mettendo in crisi il tipico “dualismo platonico-cristiano-cartesiano”, addotta una visione del mondo molto vicina al metodo scientifico dove vi si trova la critica al dualismo e concentra il suo interesse nell’indagare e rivalutare il concetto di corpo.
    Nietzsche ritiene che la visione dualistica è di per se riconducibile nel fraintendimento del sogno, ossia quando l’umanità agli albori, essendo infantile, effettuava una erronea interpretazione della realtà, introducendo ideologie o figure come gli dei. Il cristianesimo può essere un esempio come molti altri, religione che professa la caduta e lo smarrimento negativo dell’anima nel caso in cui uno compi atti malvagi e non si attenga ai valori che professa o introducendo la rincarnazione o l’idea dell’aldilà (sotto intendendo quindi quel dualismo tra anima e corpo).

    1. La risposta alla seconda domanda è molto puntuale e articolata, anche se, se non erro, va oltre il testo da esaminare, introducendo informazioni sul pensiero di Nietzsche tratte da altre fonti (e in questo non è pertinente).
      La prima risposta coglie molti punti precisi, ma non è molto chiara nei dettagli, soprattutto nella parte finale. Potresti provare a scrivere, in estrema sintesi, che cosa, insomma, pensa Nietzsche della morale (in parte lo dice nei primissimi frammenti proposti).

  5. Nel caso della religione, essa è l’antitesi della conoscenza.
    Poiche mentre la conoscenza cerca la verità, anche se dolorosa, la religione vuole consolare,però illudendo. Le religioni hanno origine nella credenza primitiva degli incantesimi. I preti sono discendenti degli stregoni. E i filosofi metafisici sono delle nuove versioni del prete.
    Nietzsche dice che i sentimenti morali non hanno origine in un regno superiore dello spirito, ma da impulsi inferiori, bisogni e istinti “umani, troppo umani” (da qui il titolo dell’opera).
    Dunque afferma che dietro i comportamenti considerati piu nobili vi sono in realtà i moventi piu bassi. Meschinità,paura, ipocrisia, ricerca del piacere.. Quindi egoismo. Cosi per esempio in fondo all’ altruismo vi puo essere una forma di egoismo, in un amore si puo nascondere odio e cosi via. Egli esprime questo concetto attraverso la metafora dei colori, dicendo che “anche i colori piu magnifici si ottengono dai materiali bassi e persino spregevoli”.

    1. Hai colto diversi aspetti rilevanti, ma non è chiara, nella tua elaborazione, la loro interconnessione. Manca, poi, la risposta relativa al testo sui “Dispregiatori dei corpo”.

  6. 1. Tradizionalmente si è sempre considerato che i valori morali fossero elementi al fine delle opere buone, in quanto si era sempre presupposto che “il buono” fosse superiore. Nietzsche tuttavia si pone in modo critico davanti a questi presupposti sostenendo che queste azioni siano dannose e per giunta un pericolo, una seduzione , un veleno in quanto opprimono gli istinti primari umani, i quali, non potendo scaricarsi all’esterno, si rivolgono verso l’interno formando così l’ “anima” dell’uomo.

    2. Secondo Nietzsche il sé corrisponde al corpo mentre l’io corrisponde all’anima e alla saggezza. Il sé tuttavia è la componente primaria dell’uomo che “comanda” l’io. Dunque secondo Nietzsche il corpo controlla ogni stimolo e istinto.

    1. Forse avresti potuto spendere qualche parola in più sui limiti dei tradizionali valori morali e sul motivo per cui sono sorti, nonché sulle vere motivazioni delle nostre azioni. Nell’ultimo brano, poi, a Nietzsche sta a cuore sottolineare come il corpo controlli più la cosiddetta ragione o anima o io che l’istinto (che, viceversa, ne esprime quasi l’essenza specifica).

  7. 1-Un fenomeno generalmente si può definire morale o immorale tuttavia secondo Nietzsche queste definizioni non sono nient’altro che interpretazione dei fenomeni e proprio per questo c’è bisogno di comprendere meglio il valore di questi valori cercando il contesto in cui si sono attecchiti.

    2-Il corpo, anche detto il Sè, genera l’io ed è il suo padrone infatti può decidere la natura dell’io (felice o triste)e quest’ultimo deve attivarsi per soddisfare ciò che il suo “maestro”gli chiede attivando il pensiero.

    1. Estremamente sintetica, la tua doppia risposta, ma sostanzialmente corretta. Forse, però, la sintesi nella prima risposta non giova alla comprensione (pecchi dell’errore opposto dalla maggior parte dei tuoi “analitici” compagni).

  8. 1) Nietzsche offre una visione innovativa dei concetti di moralità. Tradizionalmente troviamo il concetto di moralità come positivo, quasi un filtro per riconoscere le azioni corrette da compiersi all’interno della società. Questa visione è figlia della tradizione cristiana che introduce i concetti di bene e male, come li conosciamo oggi, e i rispettivi comportamenti necessari per perseguire il primo, e perciò Dio, e allontanarsi dal secondo, ossia il peccato. Nietzsche afferma che, come l’alchimia, queste teorie sono fondate su credenze infondate, infatti chi aderisce ad esempio al cristianesimo e applica la sua morale infondo è consapevole del fatto che Dio non esista e che ciò che persegue non sia altro che creazione dell’uomo. Ancora più particolare appare essere l’interpretazione del nostro filosofo secondo la quale la moralità e le leggi della comune convivenza, e perciò le leggi, i concetti di bene e male e di giusto o sbagliato, non siano solamente infondati, ma anche nocivi all’uomo, alla sua libertà e alla sua natura animale o corporea. Nietzsche per l’appunto paragona queste leggi morali a una gabbia che sopprime l’essere e lo limita nella sua grandiosità, tra l’altro guarda anche all’evoluzione, concetto che tradizionalmente si lega al miglioramento dell’uomo, con un occhio di critica, come se da quando la prima creatura marina si posò sulla terra ci sia stato un susseguirsi di eventi nocivi collegati al concetto di coscienza. La coscienza, infatti, risulta essere la causa del dolore dell’uomo, che non potendo più esternare i propri desideri e le proprie esigenze, si corrode internamente.

    2)Partendo dal presupposto che Nietzsche crede che il corpo sia ciò che ci costituisce appieno e che costruzioni quali “spirito” e “anima” siano “cause puramente immaginarie”. L’io invece appare essere parte del corpo, un costrutto del sé, che obbedisce a questo e viene influenzato da questo. Ad esempio se il corpo necessita di qualcosa fa in modo di mandare una specie di stimolo all’io in modo tale da far comprendere a questo tale esigenza e fargli trovare un modo per soddisfarla e farla rimanere soddisfatta. Il corpo appare dunque dotato di una propria ragione, che si potrebbe chiamare sé che è completamente intrinseca alla natura materiale del corpo, che governa le altre parti di noi quali l’io.

    1. Hai colto i punti più importanti diffondendoti anche in dettagli. Forse, soprattutto nella risposta alla prima domanda, manca uno sguardo unificante e sintetico che colga l’essenziale della dottrina nietzschiana, esposta variamente nei diversi testi. Forse ti avrebbe aiutato rispondere a sotto-quesiti come i seguenti: “che cosa costituisce per Nietzsche una maschera? (p.e. la moralità, la coscienza, l’idea di bene, la convinzione religiosa, lo spirito, l’io ecc.), che cosa in effetti opera al di sotto di questa maschera? (l’istinto, la volontà di potenza ecc.), come la “maschera” interpreta l’agire e quali ne sono le ragioni vere, soggiacenti?”.

  9. 1- Nietzsche si sofferma sul significato di moralità e immoralità e sulla questione del fattore determinante dell’una e dell’altra. Tradizionalmente la spiegazione che viene data di questi fenomeni è che, una volta posto in maniera dogmatica il confine tra moralità e immoralità, le azioni rientranti nella seconda vadano “contro natura” e quelle rientranti nella prima siano positive per l’umanità.
    Nietzsche, invece, propone una critica alla moralità introducendo l’idea di un “interpretazione morale dei fenomeni” che toglie valore quindi alla definizione di “fenomeno morale” (cioè di fenomeno che porta con sè il proprio valore di moralità); Il filosofo aggiunge che la cattiva coscienza sulla quale la moralità religiosa tende a far leva nasce dalla separazione dell’uomo dalla dimensione naturale e la successiva interiorizzazione degli istinti, portando l’uomo a combattere sè stesso in mancanza di nemici esterni.

    2- Secondo Nietzsche l’Io coincide con il proprio corpo; l’Io (identificabile anche come anima) è creato dal corpo stesso come parte di esso: infatti quello che noi crediamo separato dalla dimensione fisica è in realtà strettamente legato ad essa, in quanto segue la necessità che la ragione ha di voler creare un qualcosa “al dì sopra di essa” (cioè, la separazione anima/corpo è illusoria, ed è creata dal corpo stesso per sua necessità fisica.).

    1. Hai colto i punti fondamentali. Forse avresti potuto adottare uno sguardo più unificante evitando quell'”aggiunge” all’inizio del secondo capoverso che fa sembrare l’analisi di Nietzsche una giustapposizione di dottrine irrelate (in realtà la critica alla “cattiva coscienza” non fa che esprimere con altre parole quanto hai esposto all’inizio del capoverso).
      Attenzione alle contraddizioni formali. Scrivi che secondo Nietzsche l’io coincide col corpo, poi dici che è creato dal corpo ed è identificabile con l’anima. Come tu stesso scrivi Nietzsche in questo testo usa il termine “io” per indicare una parte del corpo che viene malintesa come “separata” dal corpo, ma, in effetti, ne dipende (non direi, però, che vi coincide).

  10. Nel testo letto, Nietzsche si sofferma sul significato di moralità e immoralità e su ciò che determina esse. Nietzsche propone una critica alla moralità introducendo l’idea di una interpretazione morale dei fenomeni che quindi toglie valore al classico fenomeno morale, ovvero di fenomeno che porta con sé la morale. Inoltre il filosofo evidenza che la cattiva coscienza sulla quale la moralità religiosa tende a far leva nasce dalla separazione dell’uomo dalla dimensione naturale.

    1. La tua analisi non è chiara (ad onta del tuo nome) ed è anche incompleta (manca la risposta alla seconda domanda). Ad esempio significa “classico fenomeno morale, ovvero fenomeno che porta con sé la morale”?

  11. Nietzsche analizza il significato della moralità e dell’immoralità e da cosa sono determinate.
    Normalmente le azioni che consideriamo morali sono positive per l umanità mente le azioni del secondo tipo sono disumane e contro natura.
    Nietzsche propone un nuovo tipo di definizione che riscrive la moralità come interpretazione morale dei fenomeni causando la perdita di valore di un azione morale.
    2 Nietzsche propone un idea dell’io che coincide con il proprio corpo.
    L’io ovvero l anima nasce dal corpo poiché ne fa parte.

    1. Non mi sembra che tu abbia colto il contenuto fondamentale dei testi a cui si riferisce il primo quesito. Nietzsche non pensa affatto che le azioni morali siano sempre positive e quelle immorali negative o, peggio, disumane. Ammette che talora sia opportuno agire moralmente, ma il suo obiettivo è investigare le ragioni inconfessabili tanto dell’agire cosiddetto morale quanto di quello cosiddetto immorale.

  12. Prima risposta
    Nietzsche discute sulla questione della moralità e dell’immortalità ma invece di criticare l’immortalità si sofferma sul concetto di moralità. Questo porta l’uomo a combattere contro se stesso.
    Seconda risposta
    L’io coincide con il proprio corpo. La separazione anima corpo è illusoria

    1. L’analisi è fortemente riduttiva e carente. Perché la moralità porterebbe l’uomo a combattere contro se stesso? Che cosa si cela dietro la “maschera” della moralità? L’io non si limita a “coincidere” col corpo, ma ne è anche espressione. Che significa, ad esempio, che il corpo è “una grande ragione”?

  13. 1) Tradizionalmente viene definita la divisione fra azioni morali e immorali dopo ciò viene detto che sono positive quelle morali e invece bisogna evitare e discostarsi da quelle immorali.
    Invece Nietzsche nega l’esistenza dei fenomeni morali portando al loro posto una loro interpretazione.
    2) Nietzsche dice che corpo e io coincidono proprio perchè è il corpo stesso a generare l’io, negando quindi una separazione netta tra queste due parti molto simili perchè l’una fisica l’altra originata da questa per la necessità di creare qualcosa di superiore ad essa.

  14. Buonasera prof, in un momento di totale sincerità devo ammettere che ho fatto molta fatica a comprendere questi testi e non penso di esserci riuscita adeguatamente. Provo a scriverle i miei pensieri a riguardo ma spero in una sua spiegazione domani in classe.

    1. Tradizionalmente questi fenomeni venivano spiegati e giustificati in modo diverso da come in questi estratti fa Nietzsche. Egli li interpreta in questo modo: ritiene la cattiva coscienza, una grave malattia che incombe sull’uomo che è sottoposto ad una metamorfosi radicale, quella in cui si venne a trovare definitivamente incapsulato nell’incantesimo della società e della pace. Ritiene quindi che il mondo che noi viviamo sia una semplice illusione da noi creata per riuscire a sopportare questa nostra vita dolorosa.

    2. Secondo Nietzsche una persona è corpo in tutto mentre l’anima e l’io sono solo una parte di corpo, tutti governati dal sé.

    1. Apprezzo la sincerità. Del resto gli esercizi per casa, che non sono oggetto di valutazione, servono proprio a questo: a capire se avete capito e, se del caso, spiegare meglio (da parte mia).
      In effetti la risposta alla prima domanda mostra una comprensione parziale del discorso di Nietzsche.
      Purtroppo, come avrai visto, oggi e domani non sarò a scuola perché preda di un antipatico virus intestinale.
      Giovedì spero di venire e di concludere il discorso su Nietzsche.
      Ora posso provare a cavarmela ricordandoti l’esempio fatto in aula.
      Secondo Nietzsche noi crediamo di agire moralmente per esempio per ragioni religiose o filosofiche (p.e. perché ci ha convinto Kant), ma il vero motivo è l’istinto. Il “bambino” in noi desidera sempre le caramelle proibite, ma, se decide di rinunciarvi, non è affatto per i nobili motivi che accampiamo, ma perché ha paura della punizione che gli verrebbe dai genitori (cioè dalla società). Solo che se l’è dimenticato. Gli viene fatto credere di agire per nobili motivi. Dunque noi agiamo moralmente per paura o per ottenere qualche vantaggio, cioè in definitiva perché il nostro istinto ci suggerisce di farlo, insomma, e non per le ragioni che crediamo, illusorie.
      La nostra “malattia morale” è doppia: agiamo contro l’istinto primitivo (che desidera p.e. le caramelle ed è fondamentalmente sano) e, per giunta, crediamo pure di fare “bene” a farlo (come uno che fumasse tabacco e si illudesse che gli potesse fare bene alla salute).
      Nietzsche non esclude che spesso sia “opportuno” agire moralmente (appunto per non subire conseguenze sociali o giudiziarie), ma invita a essere più sinceri sui veri motivi per cui lo facciamo (che non sono così “disinteressati” come p.e. Kant vorrebbe).

  15. Viene negata la moralità e l’immoralità. Egli nega che molti atti definiti immorali siano da evitare e da combattere; e nemmeno che tanti atti definiti morali siano da fare e da favorire; ma io intendo: sia l’una che l’altra cosa si debbono fare per motivi diversi da quelli valsi finora. Dobbiamo assumere un atteggiamento diverso, perché si possa arrivare a qualcosa ancora di più: a sentire in modo diverso. Non esistono fenomeni morali, ma solo un’interpretazione morale dei fenomeni. Vi è una nuova esigenza:critica dei valori morali, di porre in questione il valore stesso di questi valori e a tale scopo è necessaria una conoscenza delle condizioni e delle circostanze in cui sono attecchiti. Si è preso il valore di questi «valori» come trascendente ogni messa in questione; non si è neppure avuto la minima esitazione nello stabilire «il buono» come superiore, in valore, al «malvagio», superiore in valore nel senso di un avanzamento, di una utilità, di una prosperità in rapporto all’uomo in generale.

    Ognuno di noi è corpo in tutto e per tutto secondo Nietzsche, anche la parola anima non fa altro che indicare qualcosa del corpo. Strumento del corpo è inoltre la ragione, e persino spirito. Sono il corpo e la sua ragione a fare l’io. Dietro a pensieri e sentimenti, giace un possente sovrano che si chiama Sé. Esso abita nel corpo, è il corpo, che maggiore ragione della saggezza stessa. Il Sé ascolta e cerca: esso compara, costringe, conquista, distrugge. Esso domina ed è il signore anche dell’io. Il Sé creatore ha creato per sé apprezzare e disprezzare, ha creato per sé il piacere e il dolore. Il corpo creatore ha creato per sé lo spirito.

    1. La tua risposta è troppo aderente ai testi di Nietzsche, non riesci a sollevarti a una loro interpretazione sintetica che illustri la questione essenziale che Nietzsche pone in tutti questi testi.
      La cosa si rende evidente quando, adottando evidentemente la tecnica del copia e incolla, addirittura citi letteralmente Nietzsche senza accorgertene: “ma io intendo: sia l’una che l’altra cosa si debbono fare per motivi diversi da quelli valsi finora”- Io chi? Non Francesca Sofia, ma Friedrich!

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