Che cos’è la filosofia?

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Raffaello, La scuola di Atene

Dalla discussione in aula emergono due ipotesi.

  • La filosofia potrebbe essere “la disciplina che risponde alle domande esistenziali” (Fabio).

Oppure

  • La filosofia è lo “studio del pensiero umano” (Riccardo).

Approfondiamo la seconda ipotesi. Emerge subito un paradosso. Che cosa si intende per “studio del pensiero umano”?

  • Lo studio del pensiero dei filosofi del passato!

Questa ipotesi coglie certamente un aspetto di quello che faremo in aula. Tuttavia tale attività non può essere considerata semplicemente “filosofia”, ma deve essere considerata piuttosto “storia della filosofia”.

Infatti, se la filosofia consistesse nello studio del pensiero dei filosofi del passato e se, dunque, il filosofo fosse semplicemente uno studioso del pensiero dei filosofi del passato, sostituendo a “filosofo” “studioso del pensiero dei filosofi del passato” avremmo che il filosofo (ciascun filosofo) studierebbe il pensiero di qualcuno (vissuto nel passato) che studia il pensiero di qualcuno (vissuto ancora prima) che studia il pensiero di qualcuno ecc. Insomma, si registrerebbe una regresso all’infinito! Mancherebbe un oggetto di studio.

Evidentemente, dunque, lo studio del pensiero dei filosofi del passato sarà “storia della filosofia”. Tale disciplina costituisce senz’altro un aspetto dell’attività che svolgeremo in aula, ma non esaurisce tale attività.

  • Perché dedicarsi allo studio della storia della filosofia, se si tratta di fare filosofia?

Lo studio della storia della filosofia può essere paragonato allo studio di celebri partite di scacchi: come chi vuole imparare a giocare a scacchi, dopo avere imparato le regole di base, trae vantaggio dallo studio dell’attività di famosi giocatori di scacchi del passato, così chi vuole imparare a filosofare, se non vuole ricominciare tutto daccapo, trae un vantaggio dallo studio del pensiero di importanti filosofi del passato, assunti come “paradigmi”, cioè esempi o modelli.

  • Non potrebbe bastare lo studio del pensiero dei filosofi più vicini a noi? In campo scientifico non si studia la scienza dei greci o dei babilonesi, ma la scienza moderna e contemporanea, perché si presume che la scienza degli antichi sia stata migliorata o perfino corretta e superata da quella dei moderni.

Ma in filosofia non è così. Evidentemente le risposte moderne alle domande di sempre non sono del tutto esaurienti, sicché si ritiene di dover attingere ancora  a quelle degli antichi. Del resto anche in campo religioso i credenti si affidano a parole scritte migliaia di anni fa, come se fossero ancora attuali (p.e. quelle della Bibbia o del Corano).

Facciamo un esempio valido sia per la filosofia, sia per la religione. Nel Vangelo di Giovanni (Gv 8, 7) si legge il celebre episodio della donna adultera, che alcuni volevano lapidare, ai quali Gesù dice: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. L’idea è che, prima di giudicare e condannare gli altri, dovremmo essere certi di non essere a nostra volta colpevoli. Quest’idea è superata? Anche se non si fosse cristiani, non potrebbe essere comunque valida? Quanto meno appare meritevole di discussione, anche se è antica.

  • E la filosofia in senso proprio in che cosa consisterà? Insomma, che cosa praticavano i filosofi del passato che studieremo?

Qui potrebbe soccorrere l’ipotesi di Fabio. Forse la filosofia risponde a domande….

  • Quali?

Non a tutte, perché a molte domande rispondono altri saperi, come la fisica, la chimica, la biologia ecc.

  • A quali?

Poiché l’espressione “esistenziali” introdotta da Fabio è difficile da intendere (l’esistenzialismo è una corrente filosofica, che incontreremo l’ultimo anno, che insiste sulla finitezza dell’esperienza umana e su temi peculiari come la morte, la noia ecc., ma non tutta la filosofia si occupa di tali temi o non solo di tali temi), possiamo riformulare: “La filosofia è la disciplina che tenta di rispondere alle domande… ultime”.

  • Quali sono le domande ultime?

Quelle a cui gli altri saperi non dànno risposta e che rimangono tendenzialmente aperte.

Dopo una serie di “perché?” (“Perché andiamo a scuola?”, “Perché vogliamo trovare un lavoro?” ecc.) ci si deve fermare a domande del tipo: “Perché vogliamo vivere?” o “Perché desideriamo essere felici?”.

  • Tali domande non sono interessanti, sono superflue! Non ha senso porsele. Si potrebbe vivere benissimo senza farsi domande di questo genere, cioè senza fare filosofia.

Sicuro? Come suggerisce Aristotele, forse non è possibile non fare filosofia, forse anche chi non la vuole praticare finisce per praticarla, anche solo per giustificare a se stesso o ad altri il fatto di non volerla praticare!

Cfr. anche quello che scrive l’autore del manuale in adozione ([Nicola Abbagnano e] Giovanni Fornero, I nodi del pensiero, vol. 1) alle pp. 1-5.