La guerra dei cent’anni

Concludiamo il nostro modulo dedicato all’origine dei moderni Stati europei seguendo l’evoluzione fino alla fine del Medioevo delle due monarchie “atlantiche” (Francia e Inghilterra) che, più di ogni altro regno, hanno offerto il paradigma sul quale si sono modellati via via gli altri Stati moderni, prima europei, poi mondiali (gli attuali 193 Stati che hanno dato vita nel 1945 all’Organizzazione delle Nazioni Unite, per intenderci).

centanni

Tra il 1337 e il 1453 Francia e Inghilterra furono impegnate in una serie di conflitti, complessivamente denominati guerra dei cent’anni che, in realtà, non erano che il risultato di una conflittualità latente (ma talora anche manifesta, basti ricordare la battaglia di Bouvines) risalente, se vogliamo, alla conquista dell’Inghilterra da parte del duca di Normandia, Guglielmo il Conquistatore nel 1066. Vassallo del re di Francia, in quanto duca di Normandia, Guglielmo divenne contemporaneamente re d’Inghilterra, inaugurando una stranissima situazione, che si sarebbe prolungata nei secoli: quella di sovrani, di lingua e cultura francese (anche se di stirpe “vichinga”), di un regno straniero, insulare, popolato da una stirpe germanica (gli anglosassoni) che, simultaneamente, disponevano di estesissimi domini in Francia (in certe fasi tali domini furono perfino più estesi di quelli diretti del re di Francia) per i quali tali sovrani erano tuttavia, formalmente, vassalli del re di Francia. Questa commistione si prolungò nei secoli, aggravandosi, come sappiamo, perché all’estinguersi della dinastia di Guglielmo, nel 1154, salirono sul trono inglese i Plantageneti, a loro volta legati, oltre che alla Normandia, ai signori del’Angiò (Anjou), regione della Francia centro-settentrionale, e ai duchi di Aquitania (Francia sudoccidentale), mentre in Francia nel 1328 si registrò l’estinzione del ramo principale dei Capetingi (i discendenti di quell’Ugo Capeto che, sul finire del X sec., aveva “ereditato” la parte occidentale dell’antico regno dei Franchi, di cui furono sovrani per secoli i Carolingi, a loro volta subentrati nel 750, con Pipino il Breve, ai Merovingi), con il risultato di indurre Edoardo III Plantageneto a rivendicare il trono francese contro Filippo VI di Valois (un ramo collaterale della dinastia capetingia).

Curiosamente (ma non troppo) le continue guerre tra Francia e Inghilterra, anche se costarono molto in termini economici e di vite umane, soprattutto alla Francia, finirono per rafforzare politicamente entrambi i regni trasformandoli sempre più in “Stati” nel senso moderno del termine: la sovranità finì per concentrarsi nelle mani del rispettivo re che, con la “scusa” di dover contare su un esercito sempre più numeroso e fidato, da stipendiare in modo sempre più regolare, esercitava un controllo diretto sempre maggiore sulla popolazione riducendo progressivamente gli spazi di autonomia dei grandi signori feudali (scarsi in Inghilterra, spesso vittime degli scontri armati col nemico in Francia). Certo, in Francia, ma soprattutto in Inghilterra, dopo la concessione della Magna Charta nel 1215, il re dovette simultaneamente sempre più condividere il potere con un organo rappresentativo dei diversi strati popolari o ceti (il Parlamento inglese, gli Stati Generali in Francia): ma tale potere restava centralizzato, assumendo sempre più le caratteristiche di un moderno potere statale, piuttosto che feudale.

Cfr. §§ 7.3-4, pp. 184-93 e questo video.

Nel caso dell’Inghilterra l’evoluzione del sistema nella direzione di un moderno stato di diritto fu favorita certamente anche dal carattere insulare del regno, separato dal continente del mare, meno bisognoso della Francia di reggersi su un esercito permanente, destinato a svilupparsi soprattutto come potenza commerciale marinara.

Nel caso della Francia un ruolo significativo assunse la necessità di difendersi della continue scorrerie dei nemici inglesi, che, “per reazione”, favorì il nascere, a livello ancora embrionale, quasi “inconscio”, di un sentimento nazionale e patriottico, con coloriture ancora decisamente religiose, di cui fu simbolo l’incredibile figura della giovanissima “martire” della guerra dei cent’anni: Giovanni d’Arco.

Giovanna-DArco

Chi volesse approfondire (facoltativamente) la figura di Giovanna d’Arco può seguire la “lezione” del “solito” brillante storico Alessandro Barbero.