Premessa: la rivoluzione scientifica

cannocchiale

Contrariamente a quello che si potrebbe credere, la rivoluzione scientifica, intesa come scoperta del “metodo scientifico” e prima elaborazione di alcune fondamentali “teorie” scientifiche, risale non tanto all’epoca di Galileo, Keplero, Newton (cioè al XVII sec.), che può essere considerata l’epoca della “rinascita” della scienza, ma agli albori dello stesso pensiero filosofico.

Naturalmente, per valutare se tale ricostruzione (sostenuta p.e. da Lucio Russo, nel suo libro La rivoluzione dimenticata) sia attendibile, bisogna prima “accordarsi” su che cosa dobbiamo intendere per “scienza”.

A questo fine possiamo evocare quanto ci ha suggerito Platone nel VI libro della Repubblica, quando rappresenta la “scienza” (epistéme) come articolata in due fondamentali “sezioni”: la prima, denominata “matematica”, corrisponde alla scienza in quanto sapere “ipotetico”, fondato su “modelli” (o, appunto, “ipotesi”), tenuti per buoni, se e solo se (o fin tanto che) “salvano i fenomeni” (cioè li spiegano); la seconda sezione, denominata “dialettica”, corrisponde a un’attività che dovrebbe favorire l’intelligenza del “bene” o del “principio” di ogni cosa, conseguito per “estasi” o comunque in modo “ineffabile”. Di questa seconda sezione abbiamo, in un certo senso, già ampiamente trattato, discutendo del rapporto tra filosofia (intelligenza) e religione (fede): se i platonici di ogni tempo hanno ragione, esercitando la dialettica e l’intelligenza si potrebbe conseguire una “scienza sacra” (una “gnosi” nelle terminologia dell’omonima eresia cristiana) che solo chi si è a lungo esercitato nella filosofia (o, viceversa, ha ricevuto una peculiare “grazia” da Dio, nella versione agostiniana) potrebbe raggiungere, qualcosa di molto diverso da ciò che intendiamo per “scienza” oggi.

AnticiteraPiuttosto, dobbiamo rintracciare quella che oggi chiamiamo “scienza” in quella che i Greci chiamavano “matematica” (come ci segnala sempre Lucio Russo), risalendo (rispetto a Russo, che data la nascita della scienza all’età ellenistica, durante la quale, comunque, la scienza greca raggiunse il culmine) a Platone e, verosimilmente (anche se non ci rimangono molti documenti scritti dell’epoca, ma solo testimonianze posteriori) ai pitagorici (che hanno influenzato direttamente Platone) e agli altri pre-socratici (a cominciare da Talete, di cui è testimoniato che previde un’eclisse di Sole). In sostanza la scienza sarebbe nata con la stessa filosofia.

di Giorgio Giacometti