Cogitas ergo es? E, in questo caso, esisti solo tu?

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2019-02-06 Tutto il giorno

Leggi le pagine del sito e del manuale indicate nella pagina relativa all’unità didattica su Cartesio, soprattutto le pagine del manuale indicate che riportano testi di Cartesio tratti dalle Meditazioni metafisiche (in parte letti anche in aula). Quindi rispondi al seguente quesito:

  • Ti sembra convincente la “meditazione” cartesiana che conduce alla celebre tesi “cogito ergo sum” e, in caso positivo, come sfuggire al rischio del solipsismo (cioè di finire col credere che il “cogitante”, ad esempio, adesso, tu stesso, sia anche la sola entità che esiste davvero, mentre tutto il resto non sarebbe che una tua illusione)?

15 pensieri su “Cogitas ergo es? E, in questo caso, esisti solo tu?

  1. Per sfuggire al rischio di cadere nel solipsismo, cioè di finire col credere che il “cogitante”, ad esempio io stesso, sia l’ unica entità esistente mentre tutto il resto non sarebbe altro che una illusione si può sostenere che così come io credo in quanto essere pensante di essere l’ unica realtà esistente, anche un’ altra persona può ritenere, sempre in quanto essere pensante, di essere l’ unica realtà cadendo in una contraddizione.
    Pertanto la considerazione “cogito ergo sum” può essere valutata corretta ma con un valore non esclusivo di una singola persona cioè non solo una persona può pensare e quindi essere ma più persone possono pensare quindi più persone possono essere.

    1. Senz’altro il solipsismo non si può dimostrare: ci possono essere più “res cogitantes”, perché no? Tuttavia, il problema è che il solipsismo non pare neppure confutabile. Nella tua argomentazione, infatti, presupponi quello che vorresti dimostrare (cadendo in un c.d. diallele).

  2. La meditazione cartesiana, a parer mio, risulta alquanto forzata e “fantascientifica”.
    Euclide diceva “ciò che è affermato senza prova, può essere negato senza prova”, e l’esistenza di un demone ingannatore ne è un chiaro esempio.
    Io sono dell’idea che i sensi siano ciò che ci fa percepire la realtà nella sua oggettività più assoluta, ciò che ci ha permesso e che ci permette tutt’oggi di fare passi avanti in qualsiasi campo (medico, tecnologico…), e non qualcosa di ingannevole e pericoloso.
    Moderna e convincente è però la tesi, “cogito ergo sum”, poiché in un mondo caratterizzato da continue e nuove scoperte che si contraddicono, che si annullano, o che si sostengono a vicenda (senza però risultare ingannatrici o false o artificiose), l’unica certezza che abbiamo è quella di esistere, di essere pensanti.
    Il nostro pensiero ci rende parte attiva dell’universo.
    Per questo, secondo me, l’unico modo per non cadere nel solipsismo è quella di considerarci tutti come esseri pensanti in una realtà “onesta” e vera, non artificiosa e ingannevole.

    1. Cartesio introduce il demone non perché ci creda o lo consideri probabile, ma come una sorta di componente di un’argomentazione per assurdo, come se dicesse: “Anche se, per ipotesi fantascientifica, esistesse un demone che mi ingannasse su ogni cosa, comunque non potrei ingannarmi sul fatto che io esisto”. Dunque si tratta di un modo obliquo di dimostrare per assurdo la verità del “cogito”.
      Per quanto riguarda i sensi, bisogna intendersi. Penso che tu sia d’accordo che una persona che sembra la metà di un’altra solo perché dista quattro volte da te rispetto all’altra non sia “veramente” più piccola, ma solo “sembri” tale. Di ciò ti informa la “ragione”, mentre i “sensi” ti ingannerebbero. Per tacere delle famose illusioni ottiche. Un’altra illusione è quella di vedere p.e. le stelle come sono ora, mentre, come sappiamo, tu le vedi com’era un certo numero di anni fa. Anche i colori non sono come sembrano. Tu li vedi in un modo, un cane li vedrebbe in un altro. Nella penombra scompaiono. In effetti sono il risultato di una “interpretazione” che, in certe condizioni, il tuo cervello dà della lunghezza d’onda di certe onde elettromagnetiche. E si potrebbe continuare… Ma ci sarà occasione di riparlarne, dal momento che queste questioni sono al cuore della filosofia moderna e contemporanea.

  3. Secondo me, la “meditazione” cartesiana che conduce alla celebre tesi “cogito ergo sum” mi sembra convincente perché è possibile pensare o avere dei dubbi sul fatto che esista un demone ingannatore che ci illuda e ci faccia credere vere cose che forse non lo sono. Il dubbio di Cartesio riguarda soprattutto la geometria e le leggi, che a noi appaiono incontrovertibili, ma chi ci dice che in realtà si applichino realmente alla natura o solo ipoteticamente e ingannevolmente. Cartesio giunge quindi alla soluzione del “cogito ergo sum” cioè “penso dunque sono”.
    Questa soluzione potrebbe però condurre al solipsismo (solo io esisto); per sfuggire a questa dottrina, secondo me, basterebbe pensare che ognuno di noi possa enunciare per se stesso la frase “solo io esisto”, ma se ognuno di noi lo faciesse tutti esisteremmo quindi la stessa dottrina andrebbe ad annullarsi da sola.

    1. Non c’è un nesso chiaro tra il “cogito” e ” è possibile pensare o avere dei dubbi sul fatto che esista un demone ingannatore che ci illuda e ci faccia credere vere cose che forse non lo sono”. In effetti il dubbio non viene esercitato da Cartesio sul demone (sul fatto che esista), ma, sulla base dell’ipotesi del demone, sul mondo. Non mi convince molto la tua “confutazione del solipsismo”. Quando scrivi “se ognuno di noi ecc.” presupponi esattamente quello che dovresti dimostrare e che il solipista nega, cioè che “noi” esistiamo, mentre lui pensa che non ci sia nessun “noi”.

  4. Sì, questa meditazione mi sembra convincente principalmente per il fatto che nessuno può insediarsi e influire in qualche modo sulle nostre riflessioni interiori (quando ,per esempio ,si pensa tra se e se) e questo proprio perché è un dialogo con noi stessi, nessuno o nessuna cosa può fingere di essere noi durante la meditazione con il nostro io interiore per ingannarci (paura di Cartesio). Questa sua paura consiste proprio nel fatto di credere di essere ingannati da un’entità ( in questo caso consistente in un demone) che distorce la realtà e gioca con noi come fossimo bambole facendoci credere cose che possono non essere vere e addirittura farci dubitare della nostra stessa esistenza ,ma proprio perché siamo in grado di pensare esistiamo. Concordo, quindi, con l’affermazione di Cartesio “cogito ergo sum”.
    Questo modo dilemmatico e iperbolico di ragionare può portare, però, al solipsimo in cui si crede di essere l’unico vivente (Dio) che però sta sognando (tutto quello che lo circonda comprese le persone sarebbero frutto dell’ immaginazione) questa teoria si potrebbe confutare facendo notare al solipsista che noi durante i sogni “prendiamo spunto ” da fatti, oggetti, animali, persone che abbiamo visto , come può essere quindi che il solipsista, unico vivente “reale” ,si immagini e sogni cose che non ha mai visto?

    1. Buona la critica del solipsismo, come già accennato in aula. Per quanto riguarda la prima parte il “cogito” dimostra solo, almeno nell’intenzione di Cartesio, che chi pensa esiste, ma (prima di introdurre, come vedremo, Dio e il suo ruolo), Cartesio non può ancora escludere che qualcuno “possa insediarsi e influire sulla sua riflessione”, magari per quanto riguarda la percezione del mondo esterno.

  5. La meditazione cartesiana che porta alla formulazione della celebre frase “cogito ergo sum” mi sembra molto convincente. Cartesio infatti nell’esporre le sue perplessità e i suoi dubbi procede per gradi, spiegando in maniera esaudiente ogni passaggio. Egli infatti inizia mettendo in discussione le conoscenze che derivano dai sensi arrivando poi a fare lo stesso con Dio e con la matematica. Egli dunque attraverso lo “strumento” del dubbio è arrivato a colpire le certezze più solide che avevamo. Successivamente spiega che di conseguenza a questi ragionamenti si può ammettere che il solo fatto di dubitare, la sola ipotesi che io possa essere ingannato implica necessariamente che io esista. C’è una sola cosa di cui essere davvero certi, inevitabilmente: che il nostro io esiste.
    Molti critici hanno cercato di far “cadere” e togliere credibilità al pensiero cartesiano ma questo tentativo è pressocchè impossibile, perché nessuno riuscirà mai con argomentazioni anche valide a raggiungere quello scopo in quanto vi saranno sempre ragionamenti in grado di confutare queste tesi avverse. Questo sforzo anzi contribuirà a rendere essa maggiormente credibile e salda.
    Concludendo, rispondendo alla seconda parte del quesito, penso che credendo in modo profondo alla teoria esposta da Cartesio non si possa sfuggire al rischio del solipsismo. Il francese infatti incentra il suo ragionamento sul fatto che l’unica entità veramente esistente sia “ognuno di noi stessi per se” e mette adirittura in dubbio la presenza di un vero corpo. Come si può dunque non credere che possa avere ragione e non credere che tutto intorno a noi non sia che una pura illusione? Non possiamo dimostrare il contrario, ovvero che il “mondo” esista e dunque sia reale.

  6. Vorrei partire dall’affermazione:”cogito ergo sum”,il fatto di esistere deriva solo dalla visione della realtà della nostra mente;la quale potrebbe essere erronea.Detto ciò noi possiamo considerarci quindi “esistenti”?
    Il pensiero cartesiano può “reggersi in piedi” solo se consideriamo in partenza che noi siamo “reali” così come tutto ciò che ci circonda,e che questo concetto non può essere attaccato in alcun modo.
    In caso contrario se la nostra esistenza potesse essere confutata o,in qualche modo,smentita o messa in dubbio, allora non il metodo di Cartesio non sussiste poiché ciò che è “evidente”potrebbe non esserlo.

  7. Devo dire che ho pensato pure io spesso, ancora prima di studiare appunto Cartesio, al fatto che tutta questa “realtà” che ci circonda potrebbe non esistere realmente ed essere tutto un sogno, una nostra invenzione e fantasia ma non ho mai pensato di non esistere e così torno al pensiero di Cartesio per quanto riguarda il dubbio fino ad arrivare al cogito, noi possiamo dubitare di tutto ma non del fatto di dubitare e quindi di esistere come soggetti pensanti. Penso anche che noi non rappresentiamo il dualismo bensì un Unione della res cogita e della res extensa poiché siamo corporei e spaziali ma anche consapevoli e per certi versi liberi.

  8. Ritengo che la meditazione di Cartesio sia di una profondità e di una complessità unica: riesce a mettere in gioco tutto, persino se stesso, pur di arrivare alla verità.
    Personalmente credo che il risultato di questa meditazione sia autentico ed importantissimo, seppur non mi dia tutte le risposte alle domande emerse a seguito dell’assunzione di questo pensiero come verità (ora che sappiamo di esistere, perché esistiamo? Perché esiste questa divinità maligna? Fa parte del nostro stesso essere o è un’entità separata? Ecc.).
    Penso però che il “vicolo cieco” del solipsismo sia incontrastabile dando per certa una separazione netta tra me e gli altri. L’unico modo per uscirne è assumere che l’essere sia uno solo, e che il demone lo abbia separato in tante piccole “coscienze di essere” che hanno assunto un certo grado di autonomia senza però essere consapevoli della propria reale essenza. Il moto naturale degli uomini sarebbe quindi quello di ricongiungersi all’essere sfuggendo all’influenza del demone.

  9. Poiche la frase “cogito ergo sum”, che significa letteralmente “penso dunque sono”, consente all’uomo di appropriarsi della propria esistenza, gli permette di avvalersi della sicurezza di far parte dell’essere, nonché dell’universo stesso. Proprio a discapito di ciò è necessario aggiungere che non sia l’uomo l’universo stesso ma che faccia parte di esso esattamente come la rimanente esistenza.

  10. Cogito ergo sum: questo sosteneva Cartesio e letteralmente significa penso dunque sono.
    Questa frase appunto implica che gli uomini siano coscienti della loro esistenza e quindi di essere parte del mondo. Dato che questo principio vale per tutti gli uomini presuppone l’assurdità del solipsismo.

  11. Grazie alla frase “cogito ergo sum” che significa “penso quindi sono” possiamo affermare che l’uomo può dimostrare di vivere e quindi di essere, quindi di essere parte di un meccanismo complesso come quello dell’ universo .
    In conclusione con questa affermazione possiamo dire che l’ uomo non è l’ universo stesso ma bensì una parte di esso .