Lo Spirito nella storia e lo Spirito assoluto

Un discorso a parte merita la filosofia della storia di Hegel, sviluppata soprattutto nelle sue Lezioni di filosofia della storia, non incluse nell’Enciclopedia (ma che possiamo logicamente collocare, nel “sistema”, alla “fine” della trattazione dello Spirito oggettivo, dal momento che la storia, mentre per Marx sarà “storia della lotta di classe”, per Hegel può essere considerata “storia del conflitto tra gli Stati per l’egemonia culturale”).

Si può comprendere meglio il senso che Hegel conferisce alla storia, come disvelamento progressivo e dialettico dello Spirito, a partire dall’identità che egli pone tra razionale e reale.

Tale identità è introdotta in un testo fondamentale con cui Hegel conclude la sua Prefazione ai Lineamenti di filosofia del diritto (1821) e che ci aiuta a intendere la ragione per la quale la filosofia, quando tratta di temi delicati come i temi concernenti lo Stato, in quanto “nottola di Minerva che si leva sul far del crepuscolo” (della storia), debba piuttosto comprendere che giudicare.

Per quanto riguarda lo Spirito Assoluto, trattato sopratutto nell’Enciclopedia e, per quanto riguarda i suoi momenti caratterizzanti, nelle Lezioni di Estetica  (dedicate alla filosofia dell’arte) e nelle Lezioni di filosofia della religione, la questione che gli interpreti si pongono è il suo “ruolo” nell’economia del sistema.

Se lo Spirito è un “Io che si fa Noi”, siamo noi stessi che diveniamo consapevoli, attraverso la storia, della nostra identità e unità, ci si chiede perché Hegel non si sia “fermato” alla filosofia della storia, dunque allo spirito “oggettivo”.

A tale quesito si può rispondere osservando che lo Spirito oggettivo è per ciascuna coscienza una “seconda natura”, alcunché di apparentemente ancora esterno, “oggettivo” appunto (pensiamo al nostro rapporto con le leggi: vi possiamo aderire o meno, ma non ci appaiono immediatamente come determinate dalla nostra volontà, bensì come qualcosa che ci si impone dall’esterno, per quanto ci appaiano familiari e condivisibili, dal momento che “respiriamo”, per così dire, l’aria della nostra epoca).

Invece nella produzione e fruizione artistica, nell’esperienza religiosa e in quella filosofica ciascuno di noi partecipa in qualche modo attivamente allo Spirito del proprio tempo, cooperando alla sua piena manifestazione (tanto più quanto più, ovviamente, siamo “geniali”, in accordo con la nostra epoca, in sintonia con il cosmo ecc.).

Cfr. manuale, pp. 70-77 (da La filosofia della storia)