Marxismo-leninismo?

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2018-11-29 Tutto il giorno

Dopo la rivoluzione d’ottobre e la successiva edificazione dello stato sovietico si diffuse in Russia (dove fu creato un apposito istituto dedicato allo studio delle opere di Karl Marx) e nel mondo una dottrina denominata marxismo-leninismo, che sottintendeva la continuità tra il pensiero di Marx e la prassi rivoluzionaria  di Lenin (a sua volta nutrita di pensiero, come quello espresso nelle opere Imperialismo fase suprema del capitalismo e Stato e rivoluzione).

  • Sulla base di quello che hai potuto comprendere della dinamica della rivoluzione russa, con particolare riguardo dell’approccio dei bolscevichi guidati da Lenin, tenendo eventualmente anche conto delle osservazioni di Antonio Gramsci, ti sembra che tra pensiero marxiano e approccio leniniano si dia continuità o frattura? In che cosa Lenin, in particolare, si mostra fedele a Marx e in che cosa innovatore?

 

27 pensieri su “Marxismo-leninismo?

  1. A mio parere una delle grandi differenze tra il pensiero marxista e leninista è che nel caso della rivoluzione russa Lenin ha organizzato la rivolta solo fra un ristretto gruppo di bolscevichi quando la dottrina ortodossa marxista imporrebbe una rivoluzione delle classi oppresse che nel periodo del dominio della monarchia zarista erano sia i proletari che erano impiegati nelle poche fabbriche russe, sia i contadini che durante la prima Guerra mondiale erano oppressi pesantemente e proprio questi ultimi furono ignorati nella rivoluzione.
    Un punto comune è ovviamente la necessità della rivoluzione per distruggere il rapporto di subordinazione con la borghesia ma nel caso della russia del primo novecento questa classe era sviluppata pochissimo visto i pochi investimenti nel campo industriale e invece c’era un’oppressione di tipo politico e economico attuata dallo stato.

    1. Buone osservazioni. Non so, tuttavia, se la dottrina ortodossa marxista avrebbe fatto gran conto dei contadini, come sembri suggerire…

  2. Per certi aspetti tra pensiero marxiano e approccio leniniano c’è continuità ma per altri c’è frattura. Marx credeva che la rivoluzione socialista poteva essere realizzata solo in paesi economicamente già sviluppata dove il proletariato era costituito in grande maggioranza dalla classe operaia. Lenin, invece, aveva un’altra visione della rivoluzione: ipotizzò che la rivoluzione potesse avvenire prima nelle nazioni arretrate, come la Russia zarista, che erano più fragili. Infatti, come aveva osservato Gramsci, “la rivoluzione bolscevica sarebbe stata realizzata anticipando i tempi, tentando di cattivarsi l’appoggio dei contadini, oltre che degli operai, in una fase di scarso sviluppo capitalistico, ossia in assenza della condizioni economiche previste da Marx”. Un punto di continuità tra Lenin e Marx riguarda la visione della borghesia che ha il totale controllo economico e culturale sul proletariato dato che non ha né mezzi economici né cultura e ha bisogno del partito.

    1. Hai colto alcuni aspetti importanti. La citazione che fai, tuttavia, non è da Gramsci, ma dalla mia sintesi del suo pensiero (cosa che, però, da come citi non si capisce).

  3. I pensieri di Lenin e Marx si assomigliano molto formalmente. Entrambi, infatti, sono accomunati da una matrice comunista e trovano la loro applicazione in una ribellione al capitalismo. Personalmente direi che Lenin è un continuatore del pensiero marxista in quanto ha messo in pratica ciò che il filosofo aveva solamente teorizzato. Nonostante i principi a cui si ispirano le due personalità nel voler affermare il comunismo siano praticamente gli stessi, c’è una sostanziale differenza nel modo in cui Lenin agisce. Bisogna dunque ricordare che la rivoluzione russa diventò una “dittatura del Partito Comunista sul proletariato” (cosi la descrive anche Gramsci) e non una dittatura del proletariato come sosteneva, invece, Marx. Oltre a questo, emergono altre differenze nel modo in cui Lenin applica la dottrina marxista durante la rivoluzione russa. Ad esempio la presunta “dittatura del proletariato” venne mantenuta molto più a lungo rispetto ai tempi che indicava Marx nei suoi scritti. Questo perché bisognava industrializzare forzatamente la Russia che in realtà era molto arretrata. Secondo Marx la rivoluzione proletaria si poteva compiere solo in un Paese fortemente industrializzato. Lenin non tiene conto di questo fondamentale aspetto e finisce col contraddire le dottrine a cui lui stesso si era ispirato.

    1. Non noti una certa dissonanza tra queste tue due affermazioni?

      “Direi che Lenin è un continuatore del pensiero marxista in quanto ha messo in pratica ciò che il filosofo aveva solamente teorizzato”
      “Secondo Marx la rivoluzione proletaria si poteva compiere solo in un Paese fortemente industrializzato. Lenin non tiene conto di questo fondamentale aspetto e finisce col contraddire le dottrine a cui lui stesso si era ispirato”

  4. Mentre Lenin e Marx hanno molti punti in comune, essendo Lenin considerato quasi un “discepolo” di Marx, ci sono alcune differenze. Per esempio, una divergenza nei loro modi di intendere la rivoluzione che ho notato è che Lenin non si basa sul principio di Marx per cui perchè avvenga una rivoluzione il paese doveva essere industrializzato, cosa che la Russia a quel tempo non era.

  5. Secondo me Lenin non da continuità alla filosofia marxista, ma neanche si dissocia completamente da questo modo di pensare.
    Lenin è fedele a Marx per quanto riguarda la rivoluzione del proletariato e al bene comune.
    Non da continuità alla sua filosofia perché non tiene conto della situazione economica sottosviluppata russa e dell’arretratezza industriale; inoltre non era un potere equamente suddiviso tra gli abitanti, ma il partito comunista aveva tutta l’autorità e la esercitava ai danni del popolo.

    1. L’ultima frase non è molto chiara (Marx auspicava un “potere equamente diviso tra gli abitanti”? e che significato ha, allora, la sua idea di una dittatura del proletariato?).

  6. Marx per primo considera, basandosi sulla triade hegeliana, il divenire come fondamento del miglioramento umano, non per niente, al contrario di Hegel stesso, i suoi lavori venivano costantemente aggiornati, egli è forse il primo filosofo che, come sosterrà Schopenhauer (nel “L’arte di ottenere ragione”), capisce che, per giungere ad una soluzione, bisogni sempre riconsiderare le proprie posizioni: è questa la base su cui Lenin costruirà il suo partito rivoluzionario. Così scrive Engels:
    “Un sistema che abbracci completamente e concluda una volta per sempre la conoscenza della natura e della storia è in contraddizione con le leggi fondamentali del pensiero dialettico”.
    “La storia in generale, la storia delle rivoluzioni in particolare, è sempre più ricca di contenuto, più varia, più multilaterale, più viva, più “astuta” di quanto immaginino i migliori partiti, le più coscienti avanguardie delle classi più avanzate. E ciò si comprende, giacché le migliori avanguardie rappresentano la coscienza, la volontà, le passioni, la fantasia di decine di migliaia di uomini; ma la rivoluzione viene attuata in un momento di slancio eccezionale e di eccezionale tensione di tutte le facoltà umane, dalla coscienza, dalla volontà, dalle passioni, dalla fantasia di molte decine di milioni di uomini spronati dalla più aspra lotta di classe.”
    Questo passo spiega invece la prima parte del pensiero leninista, lo slancio che traduce la teoria in prassi, come anche la seconda, l’impossibilità, per il partito, per l’avanguardia, di poter prevedere ciò che accadrà, e per questo il saper essere duttili, il sapersi adattare ai cambi inaspettati.
    “Se non siamo padroni di tutti i mezzi di lotta, possiamo subire una sconfitta terribile -talvolta perfino decisiva- qualora mutamenti, indipendenti dalla nostra volontà, nella situazione delle altre classi, mettano all’ordine del giorno una forma di attività nella quale noi siamo particolarmente deboli.”
    D’altra parte nella sua rivoluzione Lenin salta, potremmo dire, ciò che il pensiero marxista più classico segnava come tappa fondamentale: l’industrializzazione del paese.
    Ora, non c’è modo di sapere se questa azione sarebbe stata approvata da Marx, possiamo solo supporre sulla base di ciò che lui ed Engels scrissero e sulle posizioni che presero.
    “E’ noto che alcuni mesi prima della Comune, nell’ autunno del 1870, Marx metteva in guardia gli operai parigini, mostrando loro che ogni tentativo di rovesciare il governo sarebbe stato una sciocchezza dettata dalla disperazione. Ma quando, nel marzo 1871, la battaglia decisiva fu imposta agli operai, ed essi l’accettarono cosicchè l’insurrezione divenne un fatto compiuto, Marx, nonostante i cattivi presagi, salutò con entusiasmo la rivoluzione proletaria. Egli non si ostinò a condannare per pedanteria un movimento “inopportuno”, come fece Plekhanov, il tristemente celebre rinnegato russo del marxismo, che nei suoi scritti del novembre 1905 incoraggiava gli operai e i contadini alla lotta e, dopo il dicembre 1905, gridava alla maniera dei liberali: “Non bisognava prendere le armi”. Marx non si limitò tuttavia ad entusiasmarsi per l’eroismo dei comunardi che, com’egli diceva, “davano l’assalto al cielo”. Nel movimento rivoluzionario delle masse, benchè esso non avesse raggiunto il suo scopo, Marx vide una esperienza storica di enorme importanza, un sicuro passo in avanti della rivoluzione proletaria mondiale, un tentativo pratico più importante di centinaia di programmi e di ragionamenti. Analizzare questa esperienza, ricavarne delle lezioni di tattica, rivedere, sulla base di questa esperienza, la sua teoria – questo fu il compito che Marx si pose.”
    “Solo allorché il modo di produzione in oggetto ha percorso un buon tratto della sua parabola discendente, allorché esso per metà è sopravvissuto a se stesso, allorché le condizioni della sua esistenza sono in gran parte scomparse e il suo successore già batte alla porta, solo allora la distribuzione, che va diventando sempre più diseguale, appare ingiusta, solo allora le sopravvivenze si appellano alla cosiddetta giustizia eterna. Questo appello alla morale e alla giustizia non ci aiuta ad andare avanti di un passo nella scienza, la scienza economica non può vedere nell’indignazione morale, per giustificata che essa possa anche essere, un argomento, ma solo un sintomo. Il suo compito è invece quello di dimostrare che gli inconvenienti sociali di recente emersi sono conseguenze necessarie del modo di produzione vigente, ma che ad un tempo sono anche sintomi del suo imminente dissolvimento, e di scoprire nella forma del processo economico in dissolvimento gli elementi della futura nuova organizzazione della produzione e dello scambio, che eliminerà quegli inconvenienti.”
    Quest’indignazione di cui Engels parla non è altro che l’indignazione dei contadini nella rivoluzione d’ottobre, così dal popolo non ci si aspetta altro che questo, furore, mentre sta ai rivoluzionari l’analisi della reale problema sociale.
    Personalmente vedo la posizione di Lenin non come differente da quella di Marx, ma semplicemente come un’evoluzione di quest’ultima, l’unica proponibile per il tempo, specialmente se paragonata a quelle proposte da Gramsci e dalla Luxemburg.

    1. Interessantissima e documentata riflessione. In estrema sintesi, mi sembra di capire, secondo te Marx non può essere “contraddetto” da Lenin, perché in un certo senso egli aveva messo in conto, anzi auspicato (insieme con l’amico Engels) di poter essere “superato”, almeno nei dettagli della teoria, dalla “prassi”. Tuttavia, il fallimento storico del comunismo sovietico (non previsto da Marx) dovrebbe farci riflettere, a posteriori, se Lenin abbia imboccato una strada davvero sensata e promettente e non si sia messo in un vicolo cieco per il suo eccessivo disprezzo della democrazia (considerata “formale”). Inoltre potrebbe essere troppo facile (come argomenterà Popper) per un filosofo che si pretende “scienziato” lasciare che le sue previsioni siano smentite e poi affermare che, in fondo, comunque le cose vadano, lui lo aveva previsto o comunque ciò che accade è in accordo con le proprie dottrine.,, Tali dottrine si presentano come non falsificabili, dunque avrebbero la stessa scientificità della previsioni astrologiche…

  7. Le idee di Lenin e quelle di Marx, seppur apparentemente simili, risultano però differenti in alcuni punti. Uno di questi è senza dubbio come per il primo la rivoluzione proletaria può avvenire anche in uno stato arretrato, come ad esempio la Russia zarista, mentre per il secondo per ottenere il rovesciamento della società è necessario che lo stato sia economicamente avanzato, questo perchè la stessa rivoluzione deve essere fatta dalla classe operaia, che altrimenti non sarebbe abbastanza numerosa.

  8. Sia Marx che Lenin affermano che affinchè il proletariato possa raggiungere il potere serva una rivoluzione: la rivoluzione proletaria. Lenin però, a differenza di Marx che sosteneva che la rivoluzione doveva essere attuata in paesi sviluppati, ipotizzò che la rivoluzione potesse avvenire anche nelle nazioni arretrate come la sua Russia. Infatti Lenin puntava molto sul movimento di massa.

    1. Lenin si limitò a formulare ipotesi? E nell’attuarle, a parte la differenza che hai messo in luce, per il resto restò fedele a Marx?

  9. Marx e Lenin sono accumunati d una stessa ideologia che viene chiamata ideologia socialista rivoluzionaria.
    La differenza tra i due è rappresentata dal fatto che Marx espone la sua idea solo sul piano teorico, mentre Lenin applica le stesse idee a livello pratico.
    Il Marxismo è una ideologia politico, sociale ed economica che, criticando il capitalismo lo vuole abolire per arrivare ad applicare i valori della solidarietà e uguaglianza economica e sociale tra tutti.
    Si può arrivare a questa nuova società solo attraverso la rivoluzione promossa dal proletariato conto il capitalismo pre arrivare all’abolizione della proprietà privata. Lenin quindi applica questa ideologia in via concreta affermando che il proletariato deve usare la violenza per arrivare al suo scopo e quindi solo con la dittatura del proletariato si potrà arrivare alla democrazia tanto ricercata.
    Sia per Lenin che per Marx il primo passo della presa del potere da parte dei proletari è la rivoluzione.
    Il dominio dei ricchi deve essere sostituito dalla guida del proletariato solo con la rivoluzione.
    Lenin però ritiene che la rivoluzione debba essere fatta nelle nazioni più povere, mentre Marx credeva che la rivoluzione dovesse partire dai paesi più avanzati.

    1. Hai messo soprattutto in luce le affinità tra le due prospettiva, salvo che nell’ultimo periodo. Forse avresti potuto contestualizzare e sviluppare le divergenze. L’ideologia dei due autori è il materialismo storico o socialismo scientifico (se vogliamo stare al modo in cui essi stessi denominano la loro dottrina), mentre, soprattutto in Russia, socialisti rivoluzionari erano chiamati coloro che sostenevano soprattutto gli interessi tradizionali dei contadini (gli esponenti di quel partito che ottenne la maggioranza assoluta all’assemblea costituente russa nel novembre del 17, ma che furono poi arrestati dai bolscevichi e espulsi dal regime sovietico).

  10. Lenin, protagonista della rivoluzione russa e leader dei bolscevichi, si ispirò alla dottrina marxista per l’attuazione del colpo di stato. Egli infatti era un fervente socialista che credeva nell’ideale comunista, nell’eliminazione delle classi sociali e nella rivolta del proletariato nei confronti della borghesia capitalistica. Ciononostante egli non rimase del tutto fedele a ciò che Marx aveva esposto nella sua opera, Il Capitale. Lenin infatti non attese la maturazione di un contesto idoneo alla rivoluzione, lo sviluppo di uno stato industrializzato controllato da pochi capitalisti ai quali milioni di proletari erano sottomessi (la Russia era ancora un paese molto arretrato): mancavano le condizioni economiche e sociali per lo scoppio di una rivoluzione. La Russia contava in quegli anni un numero esiguo di operai, al contrario dei molti contadini che invece rimasero scettici nei confronti di Lenin e della rivoluzione bolscevica.
    Un altro punto di frattura con Marx lo si ritrova nella situazione che si venne a creare dopo il colpo di stato: più che una dittatura del proletariato venne ad instaurarsi una dittatura sul proletariato da parte del Partito Comunista.
    L’approccio dei bolscevichi e di Lenin venne anche definito da Antonio Gramsci, fondatore del Partito Comunista Italiano, rivoluzione contro Il Capitale (intesa lo scritto di Marx): Gramsci infatti accusò Lenin di non aver seguito i passaggi esposti nell’opera e di aver anticipato i tempi della rivoluzione. (Gramsci scrive: ”Essa è la rivoluzione contro il Capitale di Carlo Marx. Il Capitale di Marx era, in Russia, il libro dei borghesi, più che dei proletari.”)

    1. Ottima analisi, impreziosita dalle citazioni di Gramsci e (indirettamente) di Rosa Luxemburg.

  11. Sicuramente le due dottrine, seppur simili presentano delle differenze di attuazione che creano un ampio divario ed un approccio materiale completamente diverso. In particolare a separare le due correnti è l’impazienza di Lenin nell’effettuare la rivoluzione: mentre secondo Marx bisognava aspettare che i tempi fossero maturi e le contraddizioni interne al socialismo lo portassero ad un declino spontaneo permettendo quindi la presa di potere, Lenin invece forza i tempi prendendo il potere in una nazione nella quale l’industria non era sviluppata e quindi mancava la presenza massiccia di quella classe operaia che avrebbe costituito una maggioranza democratica e spinto per le politiche socialiste. Tutto ciò ha costretto Lenin a tenere il potere tramite la forza escludendo quei principi fortemente democratici che costituiscono la base del comunismo.

    1. Hai colto l’essenziale, anche se non bisogna dimenticare anche Marx sembra considerare inevitabile l’uso della forza e almeno una fase di dittatura del proletariato a guida comunista.

  12. Lenin entra in contatto con testi e teorie marxiste e rende propri alcuni concetti come per esempio la lotta di classe. Questa fa emergere una divisione sociale tra una classe dominante e una classe dominata e sottomessa che, secondo Marx, ha permesso il progresso storico.
    La sostanziale differenza si basa sull’attribuzione dei ruoli.
    Marx considera che la classe borghese sia quella dominante, il cui potere coincide con quello statale e si basa, per l’appunto, sulla capacità di portare a compimento i propri obbiettivi. La divisione in classi sociali appare come un’appropriazione del lavoro di altrui, sfruttando le proprie condizioni socio-economiche.
    Lenin contestualizza queste tesi con la situazione critica sviluppatasi in seguito alla conclusione della guerra da parte della Russia. Forti tensioni stavano prendendo atto e il clima era caratterizzato da forti tensioni: pochi aristocratici dominavano su un numero illimitato di persone. Lenin apporta dei cambiamenti al pensiero marxista sottolineando che il proletariato dovrebbe detenere il potere e così facendo ottenere una possibilità di eliminazione delle classi sociali.
    Per questa ragione, la democrazia leniniana si basa su una dittatura proletaria in quanto volge a favore della società, e non al suo unico interesse, come fece la borghesia.

    1. Non sono molto chiare le differenze tra i due rivoluzionari. Anche Marx, sebbene constati il dominio borghese, auspica una dittatura del proletariato… Forse avresti potuto sviluppare e chiarire meglio l’idea che Lenin constestualizza la dottrina marxiana (come esattamente, con quali varianti ecc.).

  13. Il marxismo – leninismo è nato dall’unione del pensiero marxista ed il suo sviluppo, attuato dal politico Lenin, nell’Unione Sovietica. Questa ideologia aveva come obiettivo la nascita di uno stato socialista e rivoluzionario. Lenin riuscì, o almeno ci provò, ad attuare quello che Marx aveva sono espresso teoricamente, portando le sue idee ad un livello pratico.
    Entrambi son convinti che lo stato abbia bisogno di un partito, sostituendo la borghesia, la quale aveva da sempre avuto il totale controllo sul proletariato. In seguito, diminuendo il potere di questa, le classi sociali si sarebbero estinte, così come lo stato.
    Lenin, secondo la filosofia di Marx, era sicuro che solo grazie ad una rivoluzione il proletariato avrebbe preso finalmente il potere; però mentre Marx credeva che la rivoluzione sarebbe avvenuta in Stati dove il capitalismo era più avanzato, il primo riteneva più sensato che la rivolta si sarebbe scatenata nei paesi più vecchi e arretrati (come la Russia), in quanto fremeva già la pressione fra i cittadini, che si trovavano in una posizione di inferiorità rispetto agli altri popoli del tempo.

    1. Non è ben chiaro che cosa tu intenda con “fremeva già la pressione fra i cittadini, che si trovavano in una posizione di inferiorità rispetto agli altri popoli del tempo”. Pressione per la rivoluzione? Ma presso gli altri popoli non si era ancora realizzata… Per raggiungere il livello di sviluppo degli altri popoli? Ma forse sarebbe stato più saggio seguire la via capitalistica, almeno in una prima fase… Inoltre, a insistere sullo specifico ruolo del partito sembra più Lenin che Marx…

  14. A mio parere il pensiero di Lenin é l’evoluzione violenta delle teorie elaborate fa Marx. Si nota subito, dal carattere impulsivo e schietto del rivoluzionario russo che il suo approccio alle teorie comuniste non poteva essere solamente teorico ma anche pratico. Una dimostrazione di questa pragmatica linea di pensiero sta, per esempio nell’ eliminazione di un passaggio fondamentale nel processo comunista, quale la creazione di un primo governo socialista. La componente violenta elimina anche l’attesa da parte dei proletari del momento giusto in cui agire, infatti, la rivolta armata non ha bisogno di aspettare niente e nessuno. Anzi, va fatta il prima possibile. Ma questa azzardata idea del non osservare i fenomeni sociali della società che dovrebbe compiere la rivoluzione fu fallimentare dal punto di vista ideologico e portò a vere e proprie contraddizioni con la teoria elaborata da Marx. Concludendo, penso che non ci sia continuità tra il pensiero di Marx e quello di Lenin, proprio per il carattere nettamente diverso dei due personaggi, l’uno estremamente diligente e attento, l’altro impulsivo e emotivo, che porta ad una visione diversa di vedere e fare le cose, anche se con lo stesso obbiettivo finale.

    1. Abbastanza convincente, anche se non rechi moltissime informazioni al supporto della tua tesi (che sembra più il frutto di una tua “sensazione”, leggendo di Lenin). Ho qualche dubbio sul fatto che Lenin fosse impulsivo ed emotivo e non, invece, freddo e calcolatore…