Il significato di una proposizione è il metodo della sua verifica?

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2020-04-02 Tutto il giorno

Inquadra il problema epistemologico ripassando l’unità didattica introduttiva (che contiene una nuova videolezione che tiene anche conto delle risposte che avete dato al precedente esercizio di filosofia che vi ho assegnato).

Studia, poi, l’approccio dei cosiddetti empiristi (o positivisti) logici di cui si tratta nella relativa unità didattica (che contiene anche un’altra mia videolezione, nonché riferimenti al manuale in adozione).

Rispondi quindi al seguente quesito:

  • L’approccio epistemologico degli empiristi logici ti sembra soddisfacente o presenta, a tuo parere, qualche aspetto discutibile? Argomenta la tua risposta con riferimenti possibilmente precisi ai diversi aspetti dell’approccio degli autori afferenti al Circolo di Vienna.

 

42 pensieri su “Il significato di una proposizione è il metodo della sua verifica?

  1. L’approccio degli empiristi logici mi sembra quasi totalmente soddisfacente tranne che per un aspetto:quello dell’ induttivismo.Si e ben detto che il criterio piu forte di demarcazione fra scienza e pseudo-scienza introdotto dagli empiristi logici fosse il cosidetto “verificazionismo”,secondo il quale il significato di una proposizione o teoria e dato solo dalla condizione della sua verifica empirica;in altre parole,ha significato solo cio che puo esere,almeno in linea di principio,verificato sperimentalmente.Tutto cio sembra perfettamente sensato in quanto,almeno inizialmente,una teoria scientifica,al pari di qualsiasi teoria metafisica o filosofica, e solo una mera invenzione astratta in grado di conferire un po’ di ordine all’interno della caotica realta fenomenologica e solo poi con l’esperimento si puo stabilire se tale invenzione puo essere applicata anche alla realta concreta o se deve essero lasciata nel “mondo delle idee”.L’esperimento viene cosi a configurarsi come una sorte di realta ridotta al minimo essenziale,esso ricopre solo un parte di fenomeni dall’intera moltitudine,parte scelta opportunamente in base alla particolare teoria che si vuole verificare e l’esperimento mira ad evidenziare solo i tratti fondamentali di tale teoria.Se l’esperimento da esito positivo(ovvero se si riscontrano i risultati predetti dalla teoria),allora la teoria descrive corettamente la particolare parte di fenomeni scelta(e a livello di precisione scelto,questo si rivela importante in seguito),mentre se l’esito e negativo significa che la teoria e priva di un riscontro concreto e va sostituita da un altra.Arrivo cosi al punto iniziale(quello riguardo l’induttivismo):il criterio del verificazionismo e fondato sul principio dell’induttivismo(il quale e tautologico in quanto e giustificato solo dall’induttivismo stesso come diceva Hume).E questo aspetto che,a mio avviso,fa vaccilare l’intero criterio.Piu precisamente:se e solo tramite l’esperimento che si puo giudicare l’affidabilita di una teoria e se tale eseprimento e fondato sul principio di induttivismo,allora vuol dire che, in seguito alla verifica sperimentale,io potro solo fidarmi e presuppore che la teoria da me verificata descriva corretamente l’intera classe di fenomeni equivalenti(ma sarebbe meglio dire “simili” perche: i fenomeni possono essere conosciuti solo con un particolare livello di precisione e cio significa che fenomeni simili,a quel determinato livello,possono apparire equivalenti,ma sotto tale livello possono risultare molto diversi) a quelli sottoposti all’esperimento in quanto lo stesso concetto di “equivalenza fra fenomeni” e un presupposto(per non presumere nulla ed essere completamente in linea col verificazionismo dovrei quindi assoggettare ad un’esperimento ogni particolare fenomeno da me osservato,il che e impensabile,per non dire inutile) ,ma non sapro mai con certezza se e veramente cosi(non sapro mai con certezza nemmeno se un domani tale teoria restera valida perche non sapro mai con certezza se i fenomeni da essa descritti resteranno gli stessi nel tempo,posso solo presumerlo).Sembra dunque che lo stesso criterio di “verificazionismo” non possa essere a sua volta verificato,ma solo presupposto ;il che mi porta alla seconda “critica”,anche se di carattere piuttosto etico:come fanno gli empiristi logici ad affermare che tutto cio che non rispetta tale criterio(come la religione,la poesia o l’arte) sia privo di senso,se lo stesso criterio non rispetta se stesso?

    1. Molto interessante la tua analisi. In effetti l’induttivismo implicito nell’empirismo logico è uno dei suoi punti deboli, come avremo modo di approfondire, per le ragioni a cui alludi e per altre ancora.

  2. Che cosa fa di un sapere scientifico tale? e che cosa fa di un metodo scientifico tale? Queste sono le domande a cui i neopositivisti cercano di rispondere, con un approccio volto principalmente alla difesa della scienza, come unico sapere degno di essere chiamato tale (criterio di esclusività della scienza). Questo approccio si avvicina molto a quello dei positivisti del ‘800, che sostenevano che tutto ciò che non fosse prodotto dalla scienza, non potesse essere inteso come sapere.
    I neopositivisti difendono quindi il primato della scienza, davanti alle incertezze e ai dubbi sorti sulla reale veridicità delle teorie esposte da quest’ultima.I
    neopositivisti fanno ciò attraverso l’uso di criteri di carattere logico (epistemologico); motivo per cui vengono chiamati anche positivisti logici.
    I criteri logici sono infatti necessari, per riuscire a distinguere la scienza da ciò che non lo è. Il primo di questi, è la coerenza di una teoria o di una proposizione. Per avere carattere scientifico, una teoria non deve contraddirsi, deve essere chiara e coerente, ma questo non basta, poiché in molti casi, teorie che non hanno carattere scientifico, potrebbero essere espresse in modo logico ed essere scambiate per scienza. È perciò necessario aggiungere un ulteriore criterio, ovvero l’importanza dell’osservazione e dell’esperimento. Secondo questa logica, una proposizione ha valore scientifico e significato, solo se si può verificare empiricamente ciò che essa afferma e tutto ciò che deriva logicamente da questa proposizione, dimostrata empiricamente, ha valore scientifico e significato.
    Questa posizione forte, presa dagli empiristi logici, afferma quindi che tutto ciò che non è dimostrabile è allora necessariamente privo di significato. Affermazioni come “Dio esiste” e “ti amo”, che vengono generalmente pronunciate per generare emozioni e per suscitare un sentimento nell’animo di chi ascolta, secondo la teoria espressa dai neopositivisti, non solo non avrebbero un carattere scientifico, ma avrebbero pari senso ad espressioni come “gtfrg”, ovvero nessun significato in assoluto. Personalmente ritengo che questa teoria, applicata ad espressioni filosofiche, etiche e che esprimono emozioni, sia troppo estrema, dal momento che davanti ad un’affermazione come “ti amo”, tutti noi siamo perfettamente in grado di coglierne il senso.
    Inoltre, gli empiristi logici, non danno importanza alla realtà della natura, il loro è un criterio di carattere metodologico. Questo toglie veridicità alla loro teoria, poiché non considerano il fatto che, un fenomeno può essere interpretato in molti modi diversi, in base all’osservatore, alle condizioni di osservazione, allo stato della natura, ecc…
    Un altro concetto importante, è che la stessa teoria espressa dagli empiristi, non può essere presa come vera, dal momento che non è verificabile empiricamente. La stessa filosofia degli empiristi non ha quindi senso se la analizziamo attraverso i suoi criteri.

    1. Molto buona la tua ricostruzione e ottime le tue osservazioni finali. L’ultimo periodo coglie un punto che, come vedrai, riprenderemo senz’altro. Il penultimo periodo introduce considerazioni molto interessanti e originali.

  3. Ritengo che l’approccio epistemologico degli empiristi del Circolo di Vienna sia coerente e completo; infatti una tale concezione della scienza e dei suoi presupposti risulta soddisfacente e permette di considerare e stabilire con unità e coerenza la scientificità di qualsiasi fenomeno che voglia considerarsi tale; tuttavia mi trovo meno d’accordo sul considerare privo di significato ciò che non ha un valore empirico poichè penso che questo atteggiamento vada a privare di valore tutti quegli aspetti della vita che ne arricchiscono la quotidianità e a cui ( secondo la mia personale opinione) attribuiscono proprio il significato intrinseco. Penso infatti che molti fenomeni esistenti abbiano un significato ed un valore che prescinde dalla loro scientificità o dimostrabilità come per esempio nel caso dei sentimenti o dei valori morali (di per sè indimostrabili come suggerito dai nichilisti) o le pseudo scienze come la filosofia o la teologia/religione.

    1. La risposta è ben argomentata e apparentemente convincente. Aspetta, però, di conoscere quelli che i filosofi successivi hanno imputato agli empiristi logici come loro limiti e poi mi dirai se ti convincono ancora..

  4. L’empirismo logico si concentra sulla difesa del Positivismo, filosofia ottocentesca messa in crisi per la perdita delle certezze e una profonda sfiducia nella scienza che colpì la società del Novecento. Il circolo di Vienna cerca non solo di ridare credibilità alla scienza, ma di determinare con più rigorosità ciò che può essere considerato scientifico e cosa no.
    La filosofia neopositivistica si basa su criteri che tuttavia autodeterminano, nello stesso pensiero, delle contraddizioni. Una di queste sostiene che una teoria è considerata “scientifica” se sostenuta da un discorso logico e coerente, scritto però da proposizioni, considerate dallo stesso neopositivismo senza significato, perché non verificabili; da qui nasce il dubbio sull’effettiva esistenza di sentimenti, di una morale e altri tipi di sensazioni che risulterebbero insulse, dal punto di vista logico, per la loro mancanza di dimostrazione attraverso l’esperienza (esperimenti). Come lei esemplifica con il “ti voglio bene”, l’empirismo negherebbe la credibilità di questa affermazioni, poiché percepibile solo attraverso le percezioni ela sfera sentimentale .
    Sostengo, dunque, che il neopositivismo si dimostri a primo impatto assolutamente coerente per il suo metodo scrupoloso e rigido ma analizzando più a fondo i suoi principi va incontro a chiare contraddizioni.

    1. Il limite che rilevi (l’empirismo logico nega significato a proposizioni, come quelle morali o affettive, che noi consideriamo in genere significanti) è stato rilevato da molti. Non lo direi, però, una “contraddizione”, ma appunto un limite. Per quanto estremistica e discutibile questa teoria del significato non sembra “contraddittoria”. Contraddittorio è qualcosa che nega e afferma insieme una stessa cosa. Vi è, in effetti, una nascosta contraddizione in questo approccio (lo stesso empirismo logico, in quanto teoria filosofica, sarebbe privo di senso), ma tu non l’hai rilevata.

  5. A mio parere l’approccio degli empiristi logici presenta alcune incongruenze e contraddizioni. Il loro pensiero si basa sul fatto che solo le proposizioni che possono essere verificate empiricamente hanno senso ma se così fosse l’intera filosofia,compresa la loro,non avrebbe senso in quanto non verificabile attraverso i sensi rendendo così il pensiero sopracitato non valido.
    Secondariamente seguendo il criterio di verificabilità ci si rende conto che solo le proposizioni esistenziali positive (esiste almeno un coniglio nero)e quelle universali negative(non tutti i conigli sono bianchi) sono verificabili chiaramente(trovando un coniglio nero), mentre le proposizioni esistenziali negative e quelle universali positive non possono essere verificate.
    Inoltre sempre utilizzando il criterio di verificabilità non potremmo mai avere la certezza di aver analizzato tutti i casi possibili e di conseguenza non potremmo mai definire una legge che vale sempre se non nei due casi sopra citati.

    1. Ottima analisi. Da dove ti è venuta l’ispirazione? La tua prestazione ha valore diverso a seconda che tu abbia attinto a fonti terze o abbia ragionato con la tua testa.

      1. Solo il secondo dei tre capoversi è stato ispirato da una mia ricerca che a partire dalla volontà di capire meglio il criterio di verificabilità mi ha condotto alla sua critica da parte del principio di falsificabilità di Popper e di conseguenza al notare quel limite nella teoria degli empiristi logici.

  6. Ho trovato un po’ di difficoltà a comprendere questo argomento, di conseguenza anche la mia risposta magari non sarà correttissima ma provo comunque a dare un abbozzo di risposta. (Nel senso che non capisco in che modo viene applicato il loro principio di positivismo/neopositivismo e che effetto ha poi questa cerchia di filosofi).
    Un aspetto discutibile può essere per esempio uno dei due criteri, quello logico, che afferma la coerenza della teoria constatata: questo perchè si è visto che nel corso della scienza, unica scienza veritiera secondo loro, ci sono stati vari contrasti e contraddizioni come ad esempio alcune teorie credute vere per secoli e poi sfatate man mano che si evolvevano i metodi di ricerca (come la teoria del sole che gira intorno alla terra). Infatti tanti esperimenti, che erano dati per veri e testati con i mezzi contemporanei all’epoca della scoperta, venivano considerati validi e ‘dati per legge’.
    un’altra discrepanza si trova sempre nei loro principi, mirati a differenziare la scienza dalla non scienza; ma in tutto ciò mi sale il dubbio della storia a me, poichè non è considerata da loro come una scienza ma tutti i fatti accaduti (soprattutto i più relativamente recenti) sono non dico testati, ma ci soni tante prove, tanti cimeli e relitti che provano l’accaduto e che in qualche modo confermano che una determinata azione è stata compiuta: basti vedere tutte le cartine di guerra, tutte le carte con su scritto i dettagli di una precisa tattica di guerra ecc ecc.
    Infine anche questo mettere in dubbio ogni proposizione che non si possa spiegare (eticamente, ad esempio ‘ti amo’/’è giusto’ ecc ecc) può torcersi contro anche alle loro teorie scientifiche, perchè se mettessimo in dubbio ogni parola, concetto o frase e retrocedessimo così all’infinito, quale sarebbe il concetto che ha per se un significato di base per tutti uguale? Non credo neanche loro possano rispondere a questa domanda ne metterla in dubbio riguardo al significato.

    1. Apprezzo moltissimo il tuo sforzo di rispondere in modo personale.
      Ciò detto a tuo onore, ci sono diverse imperfezioni nella tua analisi.
      Senz’altro la storia della scienza ci suggerisce che teorie un tempo ritenute valide sono state poi corrette e superate. Ma ne andava della loro coerenza? No, ne andava della loro verificabilità empirica (secondo criterio), perché a un certo punto alcune loro previsioni si rivelarono empiricamente false. Tuttavia, pur essendo false, restano per gli empiristi logici teorie scientifiche perché appunto sono verificabil empiricamente, cioè sono soggette a controllo empirico.
      Non mi è chiaro in che senso il criterio di Schlick, in quanto esclude dal novero delle proposizioni scientifiche e sensate p.e. quelle etiche o affettive, si ritorca contro l’empirismo logico stesso, determinando un regresso all’infinito. Può darsi che tu abbia colto in effetti un aspetto rilevante, ma non l’hai esposto in modo chiaro.
      Poi, certo, vi sono “scienze”, come la storiografia, che non sembrano soddisfare pienamente il criterio di Schlick. Si tratta di capire se sia o meno corretto considerarle scienze.

  7. L’empirismo logico è quella corrente filosofica che condivide ,con il positivismo ottocentesco, la predilezione per la razionalità scientifica. Nonostante ciò si differenzia da esso per l’attenzione nei confronti dell’aspetto logico-linguistico della scienza. Il circolo di Vienna è il rappresentate di questa nuova corrente e aderisce appunto alla nuova concezione tardo-ottocentesca e primo-novecentesca.
    A mio parere è giusto e corretto seguire un metodo logico-scientifico per dimostrare le proprie tesi: per esempio se io dico che la mela cade per la forza di gravità è bene sostenere questa tesi con una dimostrazione conseguente. È anche vero però che non tutte le proposizioni/tesi si possono dimostrare; dunque ritengo che ci debba essere la libertà di potere esprimere i propri pensieri anche se non dimostrabili: per esempio se dico che Dio esiste, non posso dimostrarlo empiricamente, quindi sarebbe corretto (a mio parere) aggiungere la frase “secondo me” perché è relativo.
    Ritornando al circolo di Vienna, e rispondendo così in maniera completa alla domanda, ritengo che ci sia un’ambiguità: sebbene il neoempirismo si fondi su un metodo logico-scientifico, il fondatore del circolo di Vienna (Moritz Schlick) sostiene invece che la filosofia non è una scienza, ma un’attività che supporta essa. Sostiene infine ,contraddicendosi, che la filosofia è la regina delle scienze.

    1. Interessante analisi e discussione.
      Alcune precisazioni. Schlick non ha mai sostenuto, per quel che ne so, che la filosofia sia regina delle scienze. Forse hai inteso male un passaggio di una mia videolezione (o io mi sono espresso male).
      L’esempio della caduta dei gravi, che consideri paradigmatico di un approccio scientifico, in effetti, come vedremo, si presta a mettere in discussione il criterio di Schlick. La legge di gravitazione di Newton, infatti, se ci rifletti, non è affatto direttamente verificabile in quanto tale (puoi verificare che questa mela cade con quest’accelerazione, ma che questo comportamento segua una legge universale, per se stessa invisibile e puramente “congetturata”, è qualcosa di inverificabile empiricamente). Ne riparleremo presto.

  8. Il criterio che sviluppano gli empiristi logici mi sembra abbastanza attendibile e soddisfacente. Essi prediligono l’utilizzo delle osservazioni e dell’esperienza per affermare che una proposizione abbia significato. Ne consegue che tutte le proposizioni che è possibile verificare empiricamente o quelle che derivano da queste ultime, hanno valore scientifico e hanno significato, tutte le altre invece non hanno senso (come quelle etiche, teologiche ecc.). Il principio elaborato dal filosofo Schlick afferma infatti “il significato di una proposizione è il metodo della sua verifica”; si tratta perciò di un criterio stretto che identifica le proposizioni valide in quelle che hanno valore scientifico e un solo significato (essendo quindi verificabili empiricamente). Ciò che osservo diventa quindi inconfutabile, ma non importa se questo non corrisponde con la realtà, perché è un criterio che prescinde dal meccanicismo della natura essendo epistemologico.
    I positivisti logici propongono quindi una visione scientifica del mondo basata su queste premesse, ma è da sottolineare che anche all’interno dello stesso circolo Vienna ci sono delle divisioni: Schlick infatti sostiene che tutto ciò che corrisponde al suo criterio è scientifico, ma Neurath invece è più realista-meccanicista perché fa riferimento al fiscalismo. Quest’ultimo è un approccio riduzionistico perché tutto deve avere base fisico-chimica.
    Esistono quindi delle piccole differenze anche all’interno del circolo, ma in linea di massima tutti questi filosofi condividono il fatto che esista un criterio che permette di stabilire quali siano le proposizioni di valore scientifico e sia lo stesso che consente di affermare quali di esse abbiano un significato, separandole da quelle che sembrano averlo e in realtà non lo hanno.

    1. Dimostri una buona preparazione e anche, bontà tua, attenzione alla mie (povere) videolezioni. Tuttavia, ti sfuggono forse alcuni possibili limiti dell’approccio neopositivistico (alcuni li hanno segnalati già i tuoi compagni), sui quali dovremo ritornare presto.

  9. Nel primi anni del ‘900 dopo la crisi delle certezze scientifiche del positivismo, alcuni autori si riunirono a Vienna con l’intento di restaurare l’immagine del positivismo dimostrando come la scienza sia l’unico sapere(criterio dell’esclusività). questa nuova corrente prese il nome di Positivismo Logico o Neopositivismo in quanto essi utilizzarono dei rigidi criteri logici per dividere ciò che è scienza e ha senso e ciò che non lo è. Questi criteri erano regolati da due fondamentali regole: le teorie devono essere strutturate in maniera coerente e non contraddittoria e possono essere basate sull’esperienza reale, vissuta. In realtà il vero significato di questa corrente è riassunto da una frase che sta alla base del pensiero di questi filosofi: un’affermazione ha senso e valore scientifico solo se si può verificare empiricamente, il resto non ha significato.
    Con questa affermazione essi affermavano che ogni frase detta doveva poter essere verificata e dimostrata per essere ritenuta valida(attività di critica/purificazione del linguaggio).
    Ritengo di essere solamente in parte d’accordo con questo criterio per il motivo che per cercare di rendere il sapere più oggettivo e universale possibile le proposizioni è corretto che queste debbano essere prima verificate sulla base dell’esperienza e con prove tangibili.
    Successivamente considero però, questo pensiero troppo limitante e “distruttivo” poiché limiterebbe appunto il sapere a cose dimostrabili solamente attraverso al logica eliminando concetti quali la fede le emozioni. Ritengo quindi che per quanto questo ragionamento possa essere logicamente corretto, andrebbe a formare un mondo monotono governato dalla logicità limitando pensieri più astratti.

    1. La tua opinione è abbastanza ragionevole e condivisa da molti. Forse non era necessario quell’ampia ricostruzione introduttiva del movimento neopositivistico, scarsamente pertinente al quesito.
      So che vi ho chiesto di approfittare di questi esercizi per rispondere in modo esauriente, testando la vostra preparazione, ma c’è un limite, oltre il quale si esce dal campo di ciò che è pertinente al quesito.

  10. L’empirismo logico è una filosofia che sostiene che il solo sapere matematico sia il sapere assoluto. La corrente ha il suo centro a vienna (detto Circolo di Vienna). Alla base del pensiero dei filosofi empiristi c’è la consapevolezza che solo le proposizioni verificate empiricamente sono le uniche che hanno senso e valore, proprio come diceva schlick.
    Ma, a mio avviso, la frase stessa è una contraddizione e mette in dubbio l’intero pensiero della corrente. questo perche proprio la proposizione di schilck non puo essere verificata empiricamente e quindi con un’analisi successiva ai fatti, perche non possiamo stabilire in modo diretto o indiretto i fatti derivati e avere una verifica effettiva. Quindi sarebbero senza senso e valore come al contrario di quanto affermato da schilck sopraccitato.

    1. Da dove hai ricavato quest’idea: “L’empirismo logico è una filosofia che sostiene che il solo sapere matematico sia il sapere assoluto”?
      Per quanto riguarda l’autocontraddittorietà del criterio di Schlick penso che ti sia lasciato ispirare da qualche fonte esterna o sbaglio? Hai fatto bene, ma ovviamente la tua “intuizione” avrebbe avuto maggior valore se fosse stata “tua”.

  11. I Neopositivisti, detti anche positivisti logici o empiristi logici sostenevano l’idea del positivismo, ovvero che la scienza fosse l’unico sapere.
    Secondo questi autori, afferenti al Circolo di Vienna, erano necessari due criteri logici per distinguere ciò che è proposizione scientifica e ciò che sembra ma non lo è; primo criterio, strettamente logico: la teoria deve essere coerente quindi non presentare alcun tipo di contraddizioni; secondo criterio: necessità di esperienza (esperimenti).
    Secondo la formula di Schlick: “Il significato di una proposizione è il metodo della sua verifica”, ovvero la proposizione ha significato se si può verificare empiricamente (attraverso osservazioni) ciò che essa afferma. In altre parole solo ciò che è verificabile empiricamente ha significato. Ciò vuol dire che molti discorsi inerenti per esempio alla religione, alla filosofia, alla astrologia sono privi di senso.
    Questa teoria filosofica mi convince ma fino ad un certo punto perché credo che molti avvenimenti e argomenti non possano sempre essere dimostrati empiricamente, ma non per questo sono insensati. Non sempre infatti la scienza trova la soluzione giusta a tutto ed è qui che entra in gioco la filosofia, la quale stimola pensieri che possono portare l’uomo a particolari ragionamenti (non sempre suffragati da una legge scientifica).

    1. Hai colto un punto debole dell’approccio di questi autori, evidenziato da molti. Come vedrai, non sarà l’unico.

  12. L’approccio epistemologico dei neopositivisti si basa sul criterio di Schlick ” Il significato di una proposizione è il metodo della sua verifica”. Ciò vuol dire che nulla di dimostrato empiricamente può avere senso e significato. Dunque nemmeno la fisofia può avere un significato. Questo ritengo possa essere un aspetto discutibile dell’ approccio degli empiristi logici inquanto, secondo il principio su cui si basano, anche il loro stesso pensiero filosofico basato su quel principio non può avere significato. Dunque ritengo che si autocontreddicano da soli basando il l’ero pensiero su un criterio che nega la sua validità .

  13. L’approccio epistemologico degli empiristi logici presenta qualche limite.
    La loro idea centrale è la seguente :ciò che ha senso o significato, ed ha valore scientifico sono le proposizioni che possono essere verificate mediante l’osservazione e gli esperimenti.
    Perciò tutto cio che non può essere verificato empiricamente equivale a nulla, non ha senso. Ritengo che, in parte, il loro approccio è utile per poter definire ciò che può avere carattere scientifico o meno, ma non di definire ciò che ha senso o ciò che non l’ho ha.
    Il criterio da loro utilizzato esclude ciò che ha un carattere etico, sentimentale e teologico, questi non hanno valore scientifico, ma neppure senso per i neopositivisti, perché sfuggono alla verifica empirica. Quindi per loro la gran parte dei dialoghi, non ha significato: ciò che viene detto, come ad esempio la frase ‘’ti amo’’ non avrebbe senso perché suscita solamente emozioni nell’altro, e non può essere verificata la sua veridicità. Ritengo che questo criterio sia forzato: essi escludono una serie di proposizioni che possono essere vere anche se non dimostrabili, inoltre non mettono in discussione le proposizioni derivabili logicamente da proposizioni verificabili empiricamente, che per questi autori a loro volta conservano il carattere scientifico.

    1. Hai colto un limite importante dell’empirismo logico. Come vedrai, anche se si abbandona la sua teoria del significato, così radicale, l’empirismo presta il fianco ad altre critiche.

  14. A mio parere l’approccio dei filosofi epistemologici presenta una grande lacuna, e cioè il fatto che definiscano tutto ciò che non è verificabile scientificamente come insensato; si può essere d’accordo sul fatto di non attribuire alcun valore scientifico a ciò che non è empiristicamente verificabile ma trovo sbagliato ed esagerato dire che non ha senso, anche perché seguendo questa teoria la maggior parte delle frasi che diciamosarebbe senza senso. Trovo inoltre sbagliato considerare la scienza come unica disciplina perché ciò sarebbe troppo limitante, ma concordo invece sul fatto di ritenerla l’unica disciplina veramente attendibile, perché si basa su aspetti logici e matematici verificabili da tutti.

    1. Intanto si tratta di filosofi empiristi (logici) e non di filosofi “epistemologici”. Appartengono a una corrente epistemologica (cioè di filosofia della scienza), sono dunque epistemologi, ma non sono gli unici epistemologi (Popper, come vedremo, sviluppa un’epistemologia che si oppone a quella degli empiristi logici).
      Chiara la tua perplessità sulla teoria del significato di questi autori. Mi è meno chiaro la tua critica all’idea che la scienza sia qualcosa di unico. Se vi è un solo criterio per riconoscerla, almeno sotto questo profilo è un’unica cosa, o no? E’ quella cosa che quel criterio consente di discriminare da altre. Questo ovviamente non esclude che si possa distinguere la fisica dalla biologia. L’unità della scienza a cui questi autori fanno riferimento è l’unità del metodo scientifico che ogni disciplina scientifica adotta e che consiste nel produrre proposizioni verificabili.

  15. Assolutamente presenta delle lacune il criterio adoperato dagli empiristi logici/neopositivisti/positivisti logici/circolisti di Vienna.
    Schlick afferma “il significato di una proposizione è il metodo della sua verifica”, quindi che una affermazione è vera solo se si può verificare ciò che si afferma.
    Iniziamo dal fatto che la verifica empirica stessa è fatta da noi, che per quanto possiamo essere oggettivi possediamo sempre una parte soggettiva (fisicamente parlando), ad esempio, la realtà che guardiamo è la nostra, quella che passa attraverso i nostri occhi ma appunto è diversa da quella che passa per gli occhi di altri esseri o anche esseri della stessa specie.
    L’altro punto che metto in discussione è quando uno dice “ti amo”, “mi ami? non capisco, cosa significa? spiega, puoi dimostrarlo?”. punto primo: solo perchè non si è capaci di rispondere a queste domande non significa che “ti amo”non abbia un carattere scientifico dimostrabile, solo perchè secoli fa non si poteva dimostrare la vastità dell’universo o la vita (anche sottoforma di batteri insomma) oltre quella sulla terra non significa che ciò non sia vera o che non abbia un carattere scientifico. punto secondo: tutto quello che facciamo segue delle ragioni, le nostre azioni sono mosse da ragioni (mi sveglio la mattina per andare a scuola, (non scherzo no non lo faccio), mangio per non morire, provo sentimenti perchè sono un esigenza umana (a meno che non decida di esportare parti del cervello che influiscono sulle emozioni) e per quanto sia possibile ammetterlo, essendo noi stessi esseri presenti nel abbiente di studio “ritenuto empirico”, la natura, insomma facendo parte di essa possiamo spiegare così come viene richiesto dai positivisti logici/ecc. quello che siamo e tutto quello che ci appartiene, sentimenti compresi. quindi lei prof., se dice a sua moglie che la ama e questa, molto empirica le chiede “che?”, lei, con le dovute ricerche, può spiegarlo… che poi siamo noi che diamo un significato non scientifico all’amore non indica che ciò sia vero. Lei stesso ha affermato che “ti amo” non ha un significato oggettivo eppure subito dopo ha detto che (non mi ricordo le parole esatte ma circa) dico “ti amo” per raggiungere uno scopo. Ecco, per ottenere qualcosa, e. la felicità che di conseguenza causa benessere che è una cosa che io vedo, qualcosa quindi di oggettivo. Riassumendo non sono d’accordo col dire che “i sentimenti non rientrano nella scienza perchè non possono essere spiegati ecc. ecc.” eppure non è così. Certo si deve tener conto del periodo in cui si fanno questi affermazioni (inizio ‘900) eppure in quel epoca inizia la psicoanalisi (o neache questa è una scienza?) in ogni caso poi si arriverà alla neuroscienza (che, se non mi sbaglio finisce con “scienza” quindi presumo sia una scienza…o non lo è?) insomma, solo perchè alcune cose non sono spiegabili ora, per causali differenti (es. no strumenti efficienti o addirittura esistenti ecc.) questo non prova che non possano essere sottoposte a una verifica empirica e uscirne “vincenti”.

    1. Apprezzo come sempre l’originalità e la personalità delle tue risposte. Nulla da eccepire su quello che scrivi nel terzo capoverso (anche se andrebbe approfondito). Quando, invece, nel quarto capoverso affermi: “Solo perchè non si è capaci di rispondere a queste domande non significa che “ti amo”non abbia un carattere scientifico dimostrabile”, non dici nulla che gli empiristi logici non sottoscriverebbero: semplicemente: finché una x proposizione attualmente non è empiricamente verificabile tale x proposizione è attualmente priva di senso e non considerabile come scientifica; appena si troverà un modo di verificarla, niente si oppone a che le cose cambino. Anche se si riesce a tradurre “io ti amo” con “la quantità di x sostanza nel mio sangue varia in questo x modo” si può “conquistare” tale proposizione alla scienza (è stato il caso dell’atomismo: gli atomi storicamente sono passati dall’essere un ipotesi metafisica a un modello fisico, quando li si è costruiti in modo da rendere osservabili i loro effetti).
      Nel resto del tuo testo ti sforzi di dare valore a tutta una serie di esperienza significative, ma la questione non è se queste abbiano valore emotivo, ma se le proposizioni che le esprimono abbiano un valore scientifico. Senz’altro quando una persona dice “ti amo” a un’altra avrà scopi. Lo psicologo potrebbe scoprire, ad esempio, che il 30% delle volte che una persona dice a un’altra questa frase la seconda scoppia a ridere (per imbarazzo o di gioia). Lo psicologo potrebbe anche tentare di spiegare, come dici tu, le “ragioni” di questo con ipotesi (aumento di ormoni nel sangue ecc.) a loro volta verificabili (con analisi del sangue). Ma solo le proposizioni esplicative dello psicologo, secondo gli empiristi logici, nella misura in cui sono empiricamente verificabili, avrebbero valore scientifico o, più in generale, significato. Le cose che dice l’innamorato (“io ti amo”), esattamente come i suoi ormoni nel sangue, sono frasi “oggetto” di studio scientifico, ma non sono esse stesse proposizioni scientifiche. E’ chiara la differenza?
      Grazie dell’impegno che ci metti e delle brillanti anche se a volte fuorvianti intuizioni.

      1. Forse ho capito la differenza ma non ne sono troppo sicura, in ogni caso darò voce ai miei pensieri durante la video lezione. (felice che le piacciono le mie risposte, in un qualche modo)

        1. Va bene.
          P.S. Vediamo se riesco a spiegarmi così. Se un dice “ppprrrttt” questa proposizione non è scientifica. Se un altro dice: “Tizio nel tal momento ha detto ‘ppprrrttt'”, in base al principio della verificabilità, è una proposizione scientifica. Ora, sostituisci a “ppprrrttt” “io ti amo” o “non è giusto uccidere i polli”, il discorso è uguale. Il paradosso è che lo stesso principio di verificazione di Schlick può venire sostituito a “ppprrrttt”, mentre, non affermando alcunché di verificabile, non ha carattere scientifico.

  16. A mio parere l’approccio utilizzato dai neopositivisti presenta alcuni aspetti in cui risulta alquanto discutibile. La prima contraddizione risiede proprio nell’affermazione di Schlick (“il significato di una proposizione è il metodo della sua verifica empirica”), in quanto su di essa si basa la filosofia degli empiristi logici, ma dal loro stesso punto di vista questi tipi di proposizioni, visto che non sono verificabili, non possono essere accettabili. Per quanto riguarda la verificazione dei fenomeni, ritengo sia un criterio troppo ampio, poiché anche proposizioni come “i miei capelli sono castani” sarebbero empiricamente accettabili, ma sarebbe assurdo considerarle portatrici di un vero carattere scientifico. Inoltre, se sostengo e dimostro che una teoria sia verificata, non posso ancora dire che si tratti di una verità assoluta, in quanto in futuro una possibile affermazione in antitesi con essa potrebbe risultare più attendibile (nonostante contraddica quella attuale).
    Secondo l’empirismo logico ricopre un ruolo fondamentale l’esperienza, alla quale viene applicato anche un criterio logico (coerente e non contraddittorio); in realtà la scienza moderna e contemporanea si basano principalmente su proposizioni valide universalmente, le quali non possono essere riducibili logicamente a un semplice e determinato stato delle cose (l’unico genere di fenomeno verificabile per i neopositivisti). Infine le proposizioni come “io ti amo”, “è giusto che tu venga punito”…, ossia quelle che riguardano la sfera delle emozioni e dei valori etici, non sono ritenute accettabili dagli empiristi logici e sarebbero prive di significato, oltre che di valore scientifico; tuttavia quotidianamente ognuno di noi le utilizza e ne comprende il senso, quindi risulterebbe poco attendibile privarle di qualsiasi significato.

    1. Hai colto tutti i punti essenziali, tuttavia “sospetto” (non è un’accusa, è la constatazione del fatto che ti sei data da fare a ricercare fonti er rispondere al mio quesito) che tu abbia attinto a quanto scrivo del positivismo logico sul sito principale… E’ cosi?

  17. trovo l’approccio degli empiristi logici pienamente soddisfacente con quella che è la mia idea di filosofia. Il loro approccio epistemologico è basato sul principio che la filosofia debba aspirare al rigore metodologico proprio della scienza. Come viene detto anche nel nome, la loro filosofia è caratterizzata dai concetti tipici del metodo scientifico di “empirico” (relazionato all’esperienza) e “logico”, secondo cui la conoscenza debba essere analizzata secondo i criteri logici propri dell’analisi del linguaggio che assicurino alle proposizioni un significato dotato di senso. Ciò avviene perché, secondo gli empiristi logici, la filosofia non deve complicare le questioni, ma chiarirle tramite l’esperienza che permette di fondare in maniera rigorosa la conoscenza

    1. Comprendo il tuo entusiasmo. Mi saprai dire se lo conserverai anche dopo aver approfondito i limiti di questo approccio e le ipotesi epistemologiche alternative.

  18. secondo il mio parere, la filosofia degli empiristi logici presenta diverse lacune a partire dalla loro idea centrale, vale a dire: hanno senso o significato soltanto le proposizioni che possano essere verificate empiricamente.
    questa loro idea di base porta inequivocabilmente a delle incongruenze del loro stesso pensiero che rende la loro filosofia senza significato.
    La filosofia stessa si basa su proposizioni che, dal punto di vista dello stesso empirismo logico, sarebbero prive di senso, perché non verificabili; inoltre la scienza moderna, che l’empirismo logico vorrebbe salvare, non si basa solo su proposizioni che se ne possano derivare con la logica, ma soprattutto su concetti universali che non sono riconducibili a nessuno stato di cose determinate e verificabili; le proposizioni che esprimono stati d’animo, emozioni, valori etici, ipotesi, di cui è ricco il nostro linguaggio, sarebbero non solo prive di significato scientifico ma anche prive di senso in modo assoluto; il criterio di verificazione appare troppo ampio perché il fatto che una teoria sia verificata, non ci conferma ancora affatto che questa teoria sia vera e, inoltre, i loro trattati scientifici utilizzano delle formule di proposizione (vale a dire delle frasi) che sono inadeguate per un saggio di natura scientifica.

    1. Hai colto tutti i punti essenziali, tuttavia “sospetto” (non è un’accusa, è la constatazione del fatto che ti sei data da fare a ricercare fonti er rispondere al mio quesito) che tu abbia attinto a quanto scrivo del positivismo logico sul sito principale… E’ cosi?

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