La critica del concetto di causa (Hume)

La prospettiva empiristica radicale di Hume conduce a una critica radicale del concetto di causa.

Quello che interpretiamo come causa non è se non l’abitudine alla successione di determinati eventi. In effetti, gli unici casi in cui si può ritenere che esista una relazione certa fra causa ed effetto sono quelli in cui la relazione che lega i fatti è stabilita dal soggetto stesso come avviene, ad esempio, in matematica, nelle definizioni.

Come facciamo ad essere certi che, giocando a biliardo, se colpiamo con la stecca la palla A, sia a causa di questa che B si muove? B non potrebbe muoversi per qualche altro motivo a noi oscuro? Noi siamo convinti che B si muove per effetto di A solamente per abitudine. Non si può quindi parlare di causa-effetto, ma eventualmente soltanto di prima e dopo (i momenti t1 e t2).

La teoria di Hume è ancora condivisa da quegli scienziati e da quei filosofi (della scienza) che considerano la scienza moderna capace soltanto di descrivere come i fenomeni avvengono e non già di spiegare perché essi avvengono come avvengono (che sarebbe stato il vano tentativo dell’antica “metafisica”, come quella ad. es. di Aristotele).

Galileo e Cartesio ragionavano già come se delle 4 cause aristoteliche (finale, formale, efficiente, materiale) fossero sufficienti, per spiegare i fenomeni naturali, soltanto le cause efficienti e materiali (forza o energia e materia).

Ma con Hume si comincia a pensare di abolire del tutto il concetto di causa, a favore di un moderno concetto di “legge matematica” o di “funzione”.

Due o più eventi possono essere “correlati”: dato uno è dato anche l’altro, ma questo non implica che l’antecedente “causi” il successivo.

Cfr. il rapporto tra lampo e tuono o tra giorno e notte. Al primo evento segue sempre “matematicamente” il secondo, in base a leggi matematiche (tra lampo e tuono la differenza temporale si può facilmente calcolare in base alla distanza dell’osservatore/uditore della sorgente del fenomeno), senza che il primo sia “causa” del secondo.

Chi sostiene che le “cause” esistono, direbbe che una scarica elettrica tra cielo e terra, dovuta a una certa differenza di potenziale elettrico, è causa tanto del lampo, quanto del tuono; mentre la rotazione terrestre determina l’alternanza di giorno e notte. In generale, però, secondo Hume nessun antecedente è mai dimostrabilmente “causa” del fenomeno successivo. Infatti, o la parola “causa” non aggiunge nulla alla nozione di “legge” o a quella di “successione abituale”; oppure, se aggiunge qualcosa, che cosa significa? Suggerisce l’esistenza di una “virtù” occulta nell’evento “causatore” che, tuttavia, non è verificabile sperimentalmente.

di Giorgio Giacometti