Qualcosa ci dev’essere

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  • Perché c’è qualcosa e non il nulla?

Questa domanda è un caso particolare (eminente) della domanda “Perché le cose sono così e non altrimenti?”.

Questa domanda ammette la seguente risposta.

C’è qualcosa perché non potrebbe non esserci, dal momento che il nulla è inconcepibile e impossibile. Non può, infatti, per definizione, “esserci il nulla”.

Che non è e che è necessario che non sia,
questo sentiero - io ti insegno - è impercorribile.
né infatti potresti conoscere il non essere (non è infatti possibile) 
né potresti esprimerlo. 
[Parmenide, Sulla natura, fr. 2, vv. 5-8]

La domanda presuppone qualcosa di assurdo: che ci potrebbe essere il nulla in alternativa all’essere.

  • Perché non potrebbe non esistere alcunché?

Per quanto tu possa sforzarti di concepire il nulla come nulla, non puoi concepirlo se non come qualcosa, qualcosa dal quale, ad esempio, sarebbe scaturito tutto. Non è possibile uscire, neppure con l’immaginazione, dal cerchio magico dell’essere.

Il nulla è (esiste) nel nostro intuire o pensare, o piuttosto è lo stesso vuoto intuire e pensare, quel medesimo vuoto intuire e pensare ch'era il puro essere. - Il nulla è così la stessa determinazione o meglio assenza di determinazione, epperò in generale lo stesso, che il puro essere.
[G.W.F. Hegel, La scienza della logica (1816), I, sez. I, cap. I, B]
  • Eppure questo stesso “essere” sembra esigere una spiegazione. Perché non posso chiedermi perché esso esista?

In generale la domanda “perché?” concerne la causa di qualcosa. Ma posso cercare solo le cause delle cose che, in assenza di tali cause, non ci sarebbero. Ma, se qualcosa non può non esserci, perché la sua negazione è assurda, non ha alcun senso ricercarne la causa.

  • Ciò che esiste potrebbe, però, venire da nulla e finire nel nulla…

Ciò che esiste non può provenire dal nulla (da un big bang “prima” di cui non ci fosse nulla), né finire nel nulla, appunto perché non c’è alcun “nulla”. Ecco perché dal nulla non nasce nulla (ex nihilo nihil), né nel nulla si può andare (morire).

Del resto, come si può, infatti, venire da un luogo che non c’è? Come si può finire in un luogo che non c’è?

Ci sono moltissimi segni, 
che l’essere è non generato e imperituro, è infatti intero e immobile e senza fine: 
non qualche volta era o qualche volta sarà, poiché è ora tutto insieme, 
uno, continuo: quale origine infatti cercherai di esso? 
Come e donde sarebbe cresciuto? Dal non essere non ti permetterò né di dirlo né di pensarlo: 
non è infatti assolutamente dicibile né pensabile 
ciò che non è. Quale necessità avrebbe spinto lui, 
se cominciasse dal nulla, a nascere dopo o prima? Quindi è necessario o che sia del tutto o che non sia per nulla. 
Non mai forza di certezza concederà che dall’essere 
nasca qualcosa accanto ad esso: a causa di ciò la Giustizia 
non gli concesse né di nascere né di perire sciogliendolo dalle catene, 
ma lo tiene fermo.
[Parmenide, Sulla natura, fr. 8, vv. 2-15]

Non si può venire dal nulla come non si può venire dall’isola di Utopia (ammesso che Utopia non esista), né ci si può andare.

Dunque, ciò che c’è può provenire soltanto qualcosa che già c’è. In effetti non c’è un “tempo” prima dell’origine dell’universo (come argomentano variamente Aurelio Agostino e Stephan Hawking). Non si può uscire dalla sfera dell’esser(ci).

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di Giorgio Giacometti