La domanda filosofica

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Molti saperi rispondono alle nostre domande, a cominciare dai saperi che consideriamo scientifici.

La filosofia, tuttavia, non si accontenta di risposte parziali o provvisorie, ma si chiede il perché ultimo di ogni cosa (come fanno i bambini che, chiedendo a un loro genitore perché ad es. il cielo sia azzurro, alla risposta “Perché quando l’aria è spessa e la luce vi si rifrange con un certo angolo, questo è il colore che si vede”, non si accontentano e chiedono “E perché il colore che si vede è proprio questo e non un altro?”, “E perché la luce si rifrange?”, “E perché esiste la luce?”, e così via, finché il genitore, spiazzato e spazientito, non ha più risposte “scientifiche” da dare).

Più in generale, solo la filosofia si chiede quali siano i presupposti (i perché), sovente impliciti, delle nostre credenze, dei nostri atteggiamenti e delle nostre scelte.

Anche quando non siamo in grado di dimostrare il fondamento (scientifico) di queste scelte, dobbiamo congetturare (ipotizzare) che esse siano fondate, perché è in base a tali presupposti che ci orientiamo nella vita.

Di qui la necessità

  1. sia di avere una propria “filosofia di vita” (o visione del mondo), spesso implicita (non si può farne a meno, la più piccola scelta la presuppone),
  2. sia di interrogarla e indagarla attraverso l’attività filosofica o filosofia propriamente detta, per comprenderla e valutarne la coerenza e la plausibilità.

di Giorgio Giacometti