La tradizione (neo)platonica (sotterranea)

Sefiroth

Il platonismo, che, dopo Plotino, conobbe altri grandi filosofi, come Giamblico e soprattutto Proclo (V sec. d. C.),  influenzò largamente la cultura occidentale, “fecondando”, per così dire, anche le grandi tradizioni religiose abramitiche, ossia ebraismo, cristianesimo, islam.

Per quanto riguarda l’ebraismo si può citare Filone di Alessandria , un precursore del neoplatonismo tardoantico, influenzato probabilmente dai cosiddetti medio-platonici. Qualche secolo dopo si sviluppa la tradizione esoterica della qabbalah (lo Sefer-Jezirah fu composto tra III e VI sec. d. C., mentre lo Zohar è del XIII sec.) e la filosofia di Moses Maimon (XII sec.).

Ecco alcuni passi dallo Zohar:

Egli afferra tutto e non c'è chi afferri lui. Egli non si chiama col nome JHWH e con gli altri nomi, se non quando la sua luce si diffonde su di loro; mentre, quando si allontana da loro, egli, a se stante, non ha alcun nome. "È profondo, profondissimo, chi lo può trovare?". Non c'è luce che possa guardarlo, senza oscurarsi. Persino la corona eccelsa [delle sephiroth, corrispondente alla seconda ipostasi  di Plotino], la cui luce è più forte di tutti i gradi e di tutte le schiere celesti, le superiori  e le inferiori, di lei è detto: "Egli poso l'oscurità, come suo nascondiglio". Così pure la sapienza e l'intelligenza, di loro è detto: "La nube e la caligine è intorno a lui" [...].
Elia prese a dire: "Signore dei mondi. Tu sei uno e non rispetto a un numero. Tu sei eccelso su tutti gli eccelsi, nascosto su tutti i nascosti e il pensiero non ti afferra affatto. Tu sei che hai fatto scaturire i dieci ordini che noi chiamiamo sephiroth [...]".
Signore dei mondi, Tu sei l'altezza delle altezze, la causa delle cause, che abbeveri l'albero con la fonte. E quella fonte è come l'anima per il corpo, che costituisce la vita per il corpo. In Te non c'è immagine, né somiglianza in tutto ciò che esiste all'interno [della corona delle sephiroth]. [...]
Così pure per l'anima, a motivo del suo dominio su tutte le membra del corpo, egli l'ha resa simile a lui. Non che essa sia simile a lui nella sostanza, perché neppure egli l'ha creata, non c'è una divinità sopra di lui che l'ha creato. E ancora: [...] l'anima è simile a lui, per quanto concerne il suo dominio su tutte le membra del corpo, ma non sotto tutti gli aspetti. [...]
Egli ha fatto scaturire ogni cosa dallo stato di potenza in atto [...] Egli ha creato tutto con l'intelligenza e non c'è chi abbia creato lui. Ha modellato e formato tutto con la gloria, mentre egli non ha modello né modellatore.

In ambito cristiano, in cui elementi stoico-platonici penetrano perfino del canone della Bibbia cristiana, in particolare nel Vangelo di Giovanni, si registra in primo luogo il fenomeno della gnosi (considerata successivamente come una deviazione eretica) del II-III sec. d. C.

Agli antichi gnostici, che rivivono in diverse tradizioni mistiche, si imputava una concezione dualistica, “manichea”.  Si tratta, peraltro, dello stesso dualismo è imputato anche a Platone, da parte chi sottolinea i celebri passi del Cratilo [400c] nei quali il Nostro sembra prendere alla lettera immagini come quella del corpo come “tomba” dell’anima ecc.

Ma basta leggere certi passi del Vangelo di Tommaso, generalmente considerato un testo proto-gnostico, per rendersi conto del tendenziale monismo della gnosi, ossia il riferimento forte al fatto che “tutto è Uno”, come nella tradizione platonica destinata a culminare (nel III sec.) nel sistema di Plotino.

Allorché di due farete uno, allorché farete la parte interna come l'esterna, la parte esterna come l'interna e la parte superiore come l'inferiore, allorché del maschio e della femmina farete un unico essere sicché non vi sia più né maschio né femmina, allorché farete occhi in luogo di un occhio, una mano in luogo di una mano, un piede in luogo di un piede e un'immagine in luogo di un'immagine, allora entrerete nel Regno [22].
"Chi sei tu, uomo, che come colui che è dall'Uno sei salito sul mio lettuccio e hai mangiato alla mia mensa?". Gesù rispose: "Io sono colui che proviene dall'Indiviso: a me furono date cose [che sono] del Padre mio. [...] Perciò io dico: Quando uno sarà indiviso sarà ricolmo di luce; ma quando è diviso è ricolmo di tenebra" [61].
Colui che conosce il tutto, ma è privo di se stesso, è privo di tutto [67] [perché, verosimilmente, ciascuno è il tutto].
Il Regno del Padre è diffuso su tutta la terra,  e  gli uomini non lo vedono [113].

Nello stesso periodo si diffonde presso i cristiani, pur tra contrasti dottrinali, il grande sistema filosofico-teologico di Origene (cristiano), esposto soprattutto nei Principi [scorri rapidamente questo testo per cogliere qua e là gli elementi “platonici”…] (III sec.) , dagli evidenti tratti platonici (il mondo visibile sarebbe il frutto della “caduta libera” dell’anima dal “mondo delle idee”); quindi, nei secoli successivi, nella cosiddetta “teologia negativa” di autori come lo PseudoDionigi (verosimilmente del V-VI sec.), in cui alcune ricerche contemporanee indovinano addirittura l’ultimo scolarca della scuola platonica, Damascio, sotto mentite spoglie, e Giovanni Scoto Eriugena (De divisione naturae) dell’età carolingia (IX sec.).

Giovanni Scoto Eriugena, autore che si rese effettivamente sospetto di eresia per molto tempo, ma che recentemente è stato “sdoganato” da Papa Benedetto XVI, scrive:

Vede in Se stesso tutte le cose che sono [omnia quae sunt], mentre egli non guarda ad alcunché di fuori di Sé, perché non vi è alcunché fuori di Lui [quia nihil extra se ipsum est]
[De divisione naturae, I, 452c].

Sempre in ambito cristiano possiamo arrivare, attraverso la mistica di San Bernardo di Chiaravalle e di Ugo di San Vittore (XII -XIII sec.), a Meister Eckhart agli inizi del XIV sec. (cfr. spec. i suoi Sermoni tedeschi)…

Chi vuole penetrare nel fondo di Dio, in ciò che ha di più intimo, deve prima penetrare nel fondo proprio, in ciò che ha di più intimo, giacché nessuno conosce Dio se prima non conosce se stesso. 
[Questa è la vita eternaI sermoni, ed. Paoline, p. 408]

L'occhio nel quale io vedo Dio è lo stesso occhio in cui Dio mi vede.

In ambito islamico possiamo evocare tra moltissimi altri autori il medico Avicenna (XI sec.), il quale  risolse il senso neoplatonico la questione posta dagli scritti psicologici di Aristotele relativa all’immortalità dell’anima, negando, di fatto, l’immortalità individuale, e soprattutto la tradizione cosiddetta sufi, nella quale possiamo collocare anche Ibn Arabi (Trattato dell’Unità ) tra XII e XIII sec.

Nel Trattato dell’Unità da un lato si afferma che noi non siamo alcunché perché solo Dio è, dall’altro lato che, se conosciamo noi stessi a fondo, conosciamo Dio, perché nulla è fuori di Dio e, se siamo qualcosa, è perché siamo (in) Dio.

Gloria a Dio, la cui unicità non ha anteriori se non Lui, che è il primo; la cui singolarità non ha «dopo». [...] In Lui non c'è prima né dopo. [...] Egli non si trova in nessuna cosa: nulla entra in Lui ed Egli non entra in nulla; Egli non esce da nulla e nulla esce da Lui. [...] La conoscenza non esige l'estinzione dell'esistenza dell'io, perché le cose non hanno nessuna esistenza, e ciò che non esiste non può cessare di esistere. Dire che una cosa ha cessato di esistere equivale ad affermare che essa è esistita. Dunque, se conosci la tua anima, cioè te stesso, se riesci a comprendere che non esisti e che perciò non ti estingui, allora conosci Dio. [...]  Giacché chi pretende che possa esistere un altro al di fuori di Dio - poco importa che esista di per se stesso, o a causa di Lui, o in Lui - e poi sparisca e si estingua, un tale uomo si perde in un circolo vizioso, di estinzione in estinzione, indefinitamente. Tutto ciò è idolatria. [...] Perché ciò che credi esser diverso da Dio, non è altro che Dio, ma tu non lo sai. Lo vedi, ma non sai di vederlo. Dal momento in cui questo mistero sarà stato svelato ai tuoi occhi, cioè che tu non sei altro che Dio, saprai che sei il fine di te stesso, che non hai bisogno di annullarti, che non hai mai cessato di essere, e che mai cesserai di esistere; mai, come abbiamo detto. Tutti gli attributi di Dio sono attributi tuoi.

Accenniamo anche al platonismo rinascimentale di Niccolò Cusano , Marsilio Ficino e Giovanni Pico della Mirandola, autore  della celebre Oratio de dignitate hominis nel XV sec. , fino a Giordano Bruno (arso vivo nell’anno 1600), autori di enorme importanza anche per il passaggio, grazie all’elaborazione della nozione di infinito, dalla visione medioevale “aristotelica” del cosmo (quella fatta propria da Dante Alighieri, per intenderci) e la visione moderna, che renderà concepibile la rivoluzione scientifica di Galileo e Copernico.

Il platonismo continua poi nella tradizione di Cambridge del XVII sec., nel romanticismo, in certe correnti massoniche ed esoteriche dei giorni nostri,  come la cosiddetta nuova spiritualità o New Age, e, sotto certi aspetti, in altra forma, soprattutto per quanto riguarda la teoria dei numeri, in certe prospettive della matematica contemporanea.

 

di Giorgio Giacometti