Similitudini nella vita degli antichi filosofi

filosofi

Se le diverse interpretazioni dell’etica (il preteso sapere relativo a come ci si deve comportare per conseguire il bene) dipendono dalla rispettiva visione del mondo o “filosofia” nel senso comune della parola  (potremmo anche parlare di “ontologia”, ossia il preteso sapere relativo a “tutto ciò che è” = òn) si potrebbe credere che i diversi filosofi si comportino diversamente a seconda delle loro rispettive “filosofie”. Ma così non è.

Gli epicurei, ad esempio, muovono da presupposti (ontologici) materialistici. Ciò fa sì che perseguano come scopo il piacere (del corpo) e non, ad esempio, la liberazione dell’anima dal corpo (come potrebbe fare un “platonico”). Tuttavia, sorprendentemente, lo stile di vita che un epicureo adotta a questo scopo è molto simile a quello che potrebbe adottare il “saggio” appartenente ad altre scuole (ad esempio allo stoicismo) o, addirittura, il “santo” cristiano. Come mai? Ad esempio, quei tipi di piacere che per gli epicurei non vanno ricercati perché fonte di dipendenza o di sofferenza (ad esempio gli eccessi nel mangiare) per altre “scuole” non vanno ricercati per ragioni diverse, magari perché, come per i cristiani, costituiscono “peccato” (nell’esempio, peccato di “gola”).

Queste e altre strane coincidenze dipendono probabilmente dal fatto che non è necessario condividere del tutto i presupposti ad esempio degli epicurei, per cui “tutto è materia”, per ammettere che, comunque, nella misura in cui siamo comunque anche corpo, certi piaceri sono da evitarsi, invocando per questo “divieto” ragioni diverse o supplementari (come la volontà di un Dio che, comunque, vuole il nostro bene o la concezione di un corpo che dovremmo prima o poi abbandonare ecc.).

Insomma, se con un’immaginaria “macchina del tempo” sbarcassimo nell’Atene del II secolo a. C. incontreremmo filosofi fra loro tutti molto simili quanto al loro comportamento (sarebbero virtuosi, sereni, giusti, educati ecc.), indipendentemente dalla scuola di appartenenza. Limitandoci a osservarli potremmo non riuscire stabilire se si trattasse di epicurei, stoici, cinici, aristotelici, platonici ecc.

Interrogati, essi si dichiarerebbero saggi, tuttavia, per motivi, scopi e fini diversi, a seconda della scuola di appartenenza. Seguire una particolare dottrina filosofica piuttosto che l’altra significa quindi soprattutto argomentare in un modo piuttosto che l’altro la propria dedizione a una simile forma di saggezza. Quelli che cambiano sono essenzialmente i presupposti, diversi a seconda delle scuole di appartenenza.

di Giorgio Giacometti