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Come può la consulenza filosofica diventare (sempre più) una professione?

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Da qualche tempo coloro che esercitano la consulenza filosofica si interrogano su una questione che sembra piuttosto grave e urgente:

Come può la consulenza filosofica, in quanto forma della filosofia, diventare (sempre più) una professione?

Per rispondere al quesito propongo tre tesi fondamentali, per argomentare le quali dovrò a più riprese evocare il libro in cui ho trattato estesamente della consulenza filosofica, come forma della filosofia, cercando di sviscerarne le implicazioni epistemologiche, culturali e, per quel che qui interessa, professionaliPlatone 2.0. La rinascita della filosofia come palestra di vita, Milano-Udine, Mimesis 2016  (d’ora in poi “P” – per avere un’idea del contenuto di questo libro si possono leggere due penetranti recensioni: la prima di Davide Ubizzo apparsa sulla rivista “Phronesis” (Anno XIV, numero 25-26, aprile 2016), la una seconda, a cura di Augusto Cavadi, su “Comunicazione filosofica”, n. 38, maggio 2017 -).

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È giusto che coppie gay possano adottare bambini?

È di queste settimana la discussione, sviluppata non solo nel Parlamento italiano, ma anche sui media nazionali,  intorno alla proposta di legge “Cirinnà”, la quale, tra le altre cose, propone la cosiddetta step child adoption, ossia la possibilità, per il partner gay del genitore di un bambino, di adottarlo. Come in molti casi del genere, in cui sono gioco complesse questioni bioetiche,  il dibattito appare l’opposto di un dialogo. Si assiste allo scontro tra schieramenti, i cui membri non sembrano affatto disposti non dico “a mettere in discussione”, ma neppure ad approfondire (auto)criticamente i presupposti da cui muovono, che assurgono in tal modo a veri e propri dogmi.

  • Bisognerà pure rispondere al quesito se sia giusto che coppie gay possano adottare bambini. Tu che ne pensi?

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