Storia della filosofia? 10 luoghi comuni da sfatare

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Ecco una serie di discutibili luoghi comuni (eufemismo, per non dire che si tratta di vere e proprie “leggende metropolitane” che si tramandano perché nessuno ha il coraggio o la competenza per metterle in discussione) nei quali incorrono le ricostruzioni della storia della filosofia – complici anche le Indicazioni ministeriali del MIUR – compiute anche da diversi manuali scolastici in commercio (i cui autori si guardano bene dal correggerli, per tema – si può sospettare – che il proprio prodotto finisca invenduto, dal momento che coloro che dovrebbero adottare tali opere – i docenti di Filosofia – sono tendenzialmente conservatori nelle loro scelte).

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Le “cause” non sono quello che sembrano…

Comunemente si sostiene quanto segue.


Dopo la rivoluzione scientifica del Seicento, con la nascita della filosofia moderna, nell’interpretazione dei fenomeni naturali, non si è più fatto ricorso a cause finali e formali, ma ci si è limitati a spiegare ciò che accade sulla base di cause efficienti (le forze in gioco) e materiali (le masse in gioco), successivamente unificate nel concetto generale di energia.


Questa ricostruzione non dice tutto. Ciò che è accaduto, in Occidente, è qualcosa di più profondo e radicale. Comprenderlo (esercitando, del tutto legittimamente, una rinnovata filosofia della natura) è fondamentale per intendere il senso dell’impresa scientifica contemporanea e i limiti della sua interpretazione meccanicistica (spesso opera degli scienziati stessi).

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