L’approccio meccanicistico assume che sia possibile, almeno in linea di principio, ridurre la complessità a una gigantesca equazione in grado di descrivere tutto ciò che è accaduto, accade e accadrà nell’universo in ogni istante e in ogni punto.
L’aspirazione contemporanea a una “Teoria del Tutto” (Theory of Everything), che consenta di unificare matematicamente le forze fondamentali della natura e spiegare logico-matematicamente esattamente tutto ciò che è accaduto dagli istanti immediatamente successivi al big bang fino ad oggi, non fa che rievocare il celebre “sogno” di Laplace (che si trova in Teoria analitica delle probabilità, 1812):
Noi dobbiamo considerare lo stato presente dell'universo come l'effetto del suo stato anteriore e la causa di quello che seguirà. Un'intelligenza che, per un istante dato, conoscesse tutte le forze da cui la natura è animata e la situazione rispettiva degli esseri che la compongono, se fosse abbastanza vasta per sottomettere questi dati al calcolo, abbraccerebbe nella stessa formula i movimenti dei più grandi corpi dell'universo e quelli del più leggero atomo: niente sarebbe incerto per essa e l'avvenire, come il passato, sarebbe presente ai suoi occhi.
A tale sogno non si oppongono solo le implicazioni strettamente logico-matematiche dei teoremi di Goedel, in base ai quali è impossibile disporre di un sistema assiomatico (quale è anche una buona teoria fisica) insieme coerente e completo, ma anche considerazione legate all’epistemologia della fisica.
Scrive ad esempio Russell Stannard:
Un'autentica Teoria del Tutto non deve spiegare solo come è venuto in essere il nostro universo, ma anche perché è il solo tipo di universo che potrebbe esistere - perché può esserci un solo insieme di leggi fisiche. Ritengo illusorio questo traguardo [...]. Questa incompletezza intrinseca e inevitabile dev'essere rispecchiata dal sistema matematico, qualunque esso sia, che modella il nostro universo. In quanto creature appartenenti al mondo fisico, noi faremo parte di questo modello; ne segue che non potremo mai giustificare la scelta dei suoi assiomi - e di conseguenza le leggi fisiche cui tali assiomi corrispondono. Né potremo rendere conto di tutte le proposizioni vere enunciabili sull'universo. [da Russell Stannard, No faith in the grand theory, "The Times", 13 novembre 1989]