Gli squilibri del dopoguerra

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Tra le cause remote della seconda guerra mondiale legate al modo in cui si è conclusa la prima guerra mondiale possiamo individuare le seguenti:

  1. l’artificiosa separazione politica, derivante da un’interpretazione rigida del principio di autodeterminazione dei popoli di Wilson, di popolazioni appartenenti al medesimo gruppo etno-linguistico; in particolare la separazione di ca. il 10% dei Tedeschi dalla madrepatria e la difficile ripartizione di Italiani e Slavi al di qua e al di là del nuovo confine italo-jugoslavo (con il connesso mito della “vittoria mutilata”)
  2. la dure sanzioni, economiche, politiche e militari inflitte alla Germania (soprattutto per volontà della Francia, ma con la connivenza dell’Inghilterra, interessata alle colonie tedesche), che suscitarono ondate di indignazione e di spirito di rivalsa presso i Tedeschi
  3. la crisi economica post-bellica, legata alla necessità delle riconversione dell’industria militare in senso civile e all’ingente debito pubblico contratto (in gran parte con gli Stati Uniti) dai Paesi belligeranti (vincitori e vinti), che implicò processi di inflazione monetaria, la perdita del potere d’acquisto dei salari di operai e impiegati, conseguenti tensioni sociali ispirate anche al modello della rivoluzione bolscevica (biennio rosso: 1918-20), a cui fece seguito in molti Paesi una violenta reazione repressiva che allargò il consenso a quelle forze reazionarie (come, in Italia, il movimento fascista) che, successivamente, furono artefici del secondo conflitto mondiale
  4. il difficile riadattamente degli ex-combattenti alla vita civile e il permanere in Europa di una diffusa inclinazione a concepire la guerra e la violenza come strumento di soluzione di questioni politiche, interne ed estere, irrisolte, in particolare di quelle “tradite” dai trattati di pace (cfr. impresa fiumana del ’19-20, il conflitto turco del conclusosi nel ’23 con la pace di Losanna ecc.)