Come la coscienza si manifesta nel vivente?

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Condizione necessaria e non sufficiente per l’emergere della coscienza è che la “parte” di universo che dovrebbe fungere da “specchio” sia una “struttura dissipativa”. Ciò comporta che in essa l’entropia sia azzerata. L’azzeramento dell’entropia è, di fatto, un azzeramento del tempo. Nella struttura dissipativa è conservato il “presente” dell’universo: l’universo vi si può fare presente a se stesso, conservare la propria atemporalità ed eternità (come avviene nei fotoni).

Non tutte le strutture dissipative (cicloni, organismi semplici) sono o sembrano “coscienti”. Occorre che la struttura sia autopoietica (vivente), cioè accoppiata strutturalmente al proprio ambiente con il quale forma un tutto; e ciò deve avvenire in modo tale che non sia possibile individuarvi attività chiuse (del sistema nervoso o simili) contraddistinte da caos deterministico, cioè caratterizzate da un attrattore (ad esempio frattale) a più variabili indipendenti, come avviene p.e. nello stato di sonno profondo.

Questo perché l’organismo cosciente partecipa a un regime di esistenza aperto all’ambiente, come ricorda Ilya Prigogine, con il quale è accoppiato strutturalmente: la sua attività, ad es. cerebrale, non può dunque essere rappresentata come un sistema dinamicamente auto-prodotto.

Come scrive anche Donald Hoffman:

Allo stato normale di coscienza l'attività neurale non è né irregolare né troppo stabile, ma raggiunge un equilibrio critico tra i due estremi [...]. Il propofol, usato per indurre l'anestesia generale, rende l'attività neurale terribilmente stabile.
[L'illusione della realtà, p. 36]

Propriamente non ci sono sistemi viventi coscienti e sistemi viventi non coscienti, bensì sistemi viventi che in certe particolari condizioni possono fungere da specchio deformante (localizzato e temporalizzato) del tutto. Questi stessi sistemi viventi che possono fungere da specchio del tutto non sono, tuttavia, sempre coscienti (p.e. nella loro primissima infanzia o durante il sonno profondo). In questa condizione, proprio come tutti gli altri sistemi viventi appartenenti al medesimo albero filogenetico, essi sono precursori inconsci della coscienza nel senso preciso che ne configurano il passato virtuale.

Una questione aperta è: qual è il grado di “concentrazione” che fa sì che un vivente o qualsiasi altro inviluppo cosmico (campo di forza ecc.) sia o diventi cosciente (cioè tale che l’Uno-tutto vi si possa rispecchiare)?

Se ci rappresentiamo la coscienza come informazione integrata (Tononi), ce la rappresentiamo come forma d’ordine, specchio cosmico efficiente (non raggiunta da altri organismi, “cellule” dell’evoluzione cosmica antropocentrica), ologramma, parte del tutto uguale al tutto, microcosmo.

I sistemi viventi, quando o se sono non coscienti, potrebbero essere rappresentati rispetto all’universo come attrattori strani o come punti sfocati, mentre il sistema vivente cosciente potrebbe essere rappresentato da un punto inesteso, perfettamente identico al tutto (che, come ordine implicato, può essere rappresentato esso stesso un punto inesteso saturo di informazioni).

Inoltre, il sistema vivente cosciente è strutturalmente accoppiato all’universo, dunque non può essere isolato e configurato come un sistema a variabili limitate (come il cervello nella fase di sonno profondo, ad esempio).

Se l’entropia è una misura dell’incertezza, l’ordine è il modo attraverso cui ciò che è si manifesta come tale, è saputo. Il desiderio dell’ordine (l’amore per la bellezza) non è, dunque, che la tendenza dell’essere stesso ad apparire, a manifestarsi, a venire conosciuto, cancellando l’intervallo tra visione e presagio, tra ciò che appare ora e ciò che, pur essendo sempre, ora non appare, se non ancora confusamente, disordinatamente.

Via via, dunque, che le cose si ordinano esse appaiono, si presentano, riempiono il presente della coscienza. Via via che le cose si disordinano, esse scompaiono, passano.

La vita si svilupperebbe attratta dal futuro anteriore (per cause finali inconsce) della coscienza, la quale, a sua volta, come “mente”, continuerebbe a progettare costruttivamente e consciamente il futuro (p.e. macchine termodinamicamente efficienti, che simulano il comportamento di organismi), mentre l’inorganico si sviluppa spinto (vis a tergo) dal proprio passato (per cause meccaniche), generando distruttivamente disordine, dispersione.

Il futuro dell’organismo e il passato dell’ambiente dovrebbero, dunque, essere contraddistinti e definiti da un aumento di ordine (o, il che è lo stesso, da una diminuzione del disordine), mentre il passato dell’organismo e il futuro dell’ambiente dovrebbero essere contraddistinti e definiti da una diminuzione dell’ordine.  Tuttavia, anche il futuro dell’organismo può comportare un aumento del disordine (invecchiamento, risultato dei vizi e degli errori nelle libere scelte effettuate). Ciò perché il bene che si desidera può essere scambiato con qualcosa che appariva tale, ma si rivela ingannevole.

Il sonno potrebbe rappresentare una fase di riassestamento dell’organismo in vista del raggiungimento di quel punto di equilibrio.

L’ordine interno crescente assumerebbe la forma di informazione integrata (Tononi) e/o di un campo di coscienza (EM?).

L’essere è uno e ordine.

In generale si può ritenere che i campi di forza (anche il vivente è organizzato da un campo morfico, nella nostra ipotesi), che manifestano la tendenza al molteplice verso l’uno, i quali pervadono il cosmo osservabile, quali riduttori di entropia, siano modi, sorta di bolle, nei quali il tutto tende a concentrarsi in immagini di se stesso.

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di Giorgio Giacometti