Perché le cose non sono del tutto a fuoco?

sfocatura

Alla coscienza l’universo appare molteplice, non solo in estensione spaziale e temporale, ma anche per livelli di profondità (dello Stesso).

In particolare l’universo appare qui e ora a fuoco mentre là e altrove esso appare necessariamente sfocato. Se si cerca di metterlo a fuoco (non potendo l’universo essere completamente trasparente/presente a se stesso) si cade nell’indeterminazione, intesa come alternativa tra prospettive (principio di complementarità di Bohr): qualcosa deve cadere (nel passato o nel futuro) in prossimità del punto cieco (cioè quando “l’occhio della coscienza” si avvicina “pericolosamente” alla stessa sorgente della sua visione):

  1. si misura la quantità di moto o si misura la posizione di una particella;
  2. appare un’onda o una particella;
  3. non è possibile calcolare con precisione neppure il comportamento di un sistema “classico” per il quale non sia possibile eliminare (dall’hamiltoniana il termine relativo al)l’interazione tra i suoi elementi (cfr. problema dei tre corpi, questione delle singolarità, implicazione delle risonanze);
  4. un sistema può avere diversi valori di entropia a seconda di come questa viene misurata;
  5. o un determinato sviluppo (p.e. un organismo vivente) viene spiegato ricorrendo a cause meccaniche (e proiettandolo in uno spazio delle fasi, come se si trattasse di una “macchina allopoietica”) o lo stesso sviluppo viene interpretato, “curvandolo” ricorsivamente su se medesimo (a partire dalla nozione teleologica di campo morfogenetico o invocando un principio di autopoiesi);
  6. o il mio agire si spiega come determinato dalla somma dei miei istinti, dei miei apprendimenti e degli stimoli ambientali oppure come alcunché di libero

A questo elenco si potrebbero aggiungere altri dilemmi, come quelli suggeriti da Frank Wilczek nel suo libro Una bellissima domanda:

Un solo mondo [la Terra], molti mondi [l'universo], [...] oggetto e persona, [...] determinato e libero [cfr. il mio punto 6], [...] transitorio ed eterno [riferito rispettivamente allo stato del mondo e alla sue leggi fondamentali], [...] bellezza e bruttezza [cioè ordine e disordine del cosmo].
[cfr. Wilczek, pp. 289-91]

Il rapporto tra l’universo e il modo in cui esso appare (la coscienza), ovvero tra ordine implicato e ordine esplicato, è contraddistinto, insomma, da una caratteristica indeterminazione, la stessa che si riverbera a tutti i livelli della “realtà”.

Ciò spiega perché non è possibile una “teoria del tutto”. La fisica, come la matematica, non può sviluppare una teoria che sia insieme coerente e completa, come una sfera non può essere proiettata su un piano “salvando” tutte le sue proprietà.

Questa indeterminazione (o sfocatura) deriva, insomma, dall’impossibilità dell’universo di essere totalmente trasparente a se stesso.

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di Giorgio Giacometti