Etica ambientale e “principio responsabilità” (Jonas)

La distinzione, che si trova in Weber, tra etica dei principi ed etica della responsabilità ha un’importante implicazione nel campo dell’etica ambientale (o ecologica).

Per comprendere meglio quest’implicazione possiamo seguire la sintesi proposta da Robin Attfield relativamente ai diversi modi di porre la questione ecologica (cfr. il paragrafo Ecological problems del volume  The Ethics of the Environmental Concern).

In sostanza possiamo distinguere tra approcci al problema ecologico più profondi (come quello della deep ecology di Arne Naess) e approcci più superficiali, a seconda di quale sia il soggetto o il bene che si intende tutelare: la biosfera nel suo insieme (con la relativa biodiversità), tutti gli esseri viventi, gli animali, gli animali “superiori” capaci di provare dolore, gli esseri umani presenti e futuri, soltanto gli esseri umani presenti ecc.

Ciascuna di queste prospettive può essere giustificata e argomentata diversamente sul piano etico e filosofico, a seconda dei valori che mettiamo in gioco. Ad es. papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ considera i problemi sociali (con riferimento al Terzo Mondo) legati a quelli ambientali a partire da una visione religiosa che mette al centro l’uomo (come immagine di Dio), mentre altre prospettive, come quelle che insistono sul problema della sovrappopolazione, arrivano perfino a considerare l’umanità, per il suo inevitabile “impatto ambientale”, come una sorta di “malattia” per il pianeta (o, meglio, per il biota).

JonasHans Jonas, ad esempio, che muove da una prospettiva “umanistica” o, meglio, “antropocentrica”, ispirandosi a Weber, propone di sostituire all’etica di Kant, basata su principi (in particolare sul principio che suona: “Agisci secondo una regola che possa valere anche per tutti gli altri”), un’etica della responsabilità, correggendo l’imperativo di Kant come segue: “Agisci in modo tale che le conseguenze delle tue azioni possono essere compatibili con la sopravvivenza della vita umana sulla terra”.

Questa “riforma” è giustificata dalla considerazione che, prima di rispettare la libertà degli altri di fare qualunque cosa non violi la nostra libertà, dobbiamo  consentire a questi altri (in particolare alle generazioni future) di esistere come soggetti morali.

Ciò richiede, talora, di assumersi la responsabilità di decisioni difficili (che potrebbero violare  altri principi e diritti considerati sacri), secondo la logica machiavellica che Weber appunto ascrive all’etica della responsabilità.

d Giorgio Giacometti