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Che fare se tutto è materia?

Dopo aver letto la sintesi relativa all’immagine del mondo degli antichi atomisti (principalmente Democrito ed Epicuro), approfondendola anche sulle pagine del manuale ivi indicate, rispondi al seguente quesito:

  • In una prospettiva radicalmente meccanicistica come quella degli antichi atomisti (e anche di molti di noi) come dovremmo ragionevolmente comportarci (per conseguire il massimo bene che ci è dato conseguire)?

Invece di rispondere direttamente alla domanda, puoi anche discutere la risposta di un tuo compagno o di una tua compagna (dichiarandoti d’accordo con lui o con lei o, invece, in disaccordo, sempre spiegando le tue ragioni). Puoi anche discutere la discussione di un altro compagno o di un’altra compagna o replicare alla discussione di altri alla tua risposta. A questo scopo devi cliccare “rispondi” sotto il post del compagno o della compagna con cui intendi discutere.

Quale la critica di Aristotele ai principi introdotti dai primi filosofi?

Leggi questo testo di Aristotele, tratto dal primo libro della Metafisica, nel quale il filosofo greco critica le dottrine dei cosiddetti pre-socratici, per quanto riguarda la spiegazione del divenire del cosmo (divenire che Aristotele ha riconosciuto come possibile grazie alla dottrina della potenza e dell’atto).

RIspondi quindi al seguente (doppio) quesito:

  • Secondo la testimonianza di Aristotele che tipo di cause o principi introdussero i primi filosofi e per quale ragione egli non se ne mostra soddisfatto?

 

Esercizi di logica stoica

Dopo aver letto in questa pagina  l’ultima sezione relativa alla logica storica (ricordati anche di aprire le pagine del sito a cui questa sezione rinvia e di leggere le pagine del manuale che essa richiama), svolgi gli esercizi suggeriti da questa scheda.

  • Puoi rispondere, come sempre, scrivendo nel box, qui sotto, riservato ai commenti (scrivendo di seguito le conclusioni dei diversi sillogismi o, in caso di mancanza di conclusione, inserendo una lineetta)

o, se preferisci,

Buon divertimento!

Esercizi logico-ontologici

Dopo aver letto con attenzione la pagina dedicata all’ultima unità didattica del corrente modulo, dedicata alla logica di Aristotele (ricordati anche di aprire le pagine del sito a cui essa rinvia e di leggere le pagine del manuale che essa richiama), svolgi gli esercizi logico-ontologici (o logico-metafisici) suggeriti da questa scheda (che possono ricordare giochi enigmistici).

  • Puoi rispondere, come sempre, scrivendo nel box, qui sotto, riservato ai commenti (numerando le tue risposte alle prime sei domande da 1 a 6, quindi scrivendo di seguito le conclusioni dei diversi sillogismi o, in caso di mancanza di conclusione, inserendo una lineetta)

o, se preferisci,

Buon divertimento!

Il “parricidio” di Parmenide da parte di Platone

In un brano del dialogo Sofista Platone commette il cosiddetto “parricidio” di Parmenide.

Dal momento che Parmenide, in quanto lontano “maestro” di Platone, poteva in un certo senso essere considerato un po’ come un “padre” per Platone, Platone, quando sente l’esigenza di “emanciparsi” da Parmenide, perché ha bisogno di considerare l’essere non uno, ma molteplice (frammentato nelle innumerevoli “idee”), deve commettere, metaforicamente, un “parricido” (uccisione del padre), nel senso che deve andare oltre e contro Parmenide (come quando si dice che un bravo allievo deve superare il suo maestro).

Leggi, dunque, il brano in questione e rispondi (nel box qui sotto) alle tre domande che lo corredano  e che per comodità riporto qui:

  • Perché, secondo Parmenide e lo Straniero di Elea, non è possibile parlare del non essere?
  • Quali le conseguenze aporetiche (cioè contraddittorie) del divieto di Parmenide di parlare del “non essere”?
  • Come è possibile, nella prospettiva platonica, esposta in questo dialogo, aggirare questo divieto?

Per aiutarti a rispondere e a contestualizzare il testo posso precisare quanto segue.

Il dialogo (che si svolge eccezionalmente tra uno Straniero di Elea, controfigura di Parmenide, e Teeteto, in assenza di Socrate) scaturisce dal problema del “falso”. Se, come dice Parmenide, posso pensare solo “ciò che è”, come faccio a pensare il falso, ad esempio che un cane “non è” una farfalla (o, il che è lo stesso, che è falso che un cane sia una farfalla)? Che significa che qualcosa “non è” un’altra cosa?

A questo fine gli interlocutori del dialogo esaminano le conseguenze del tentativo di pensare “ciò che non è”.

Sorprendentemente, il divieto di Parmenide di pensare ciò che non è (la seconda via del suo poema, che dovrebbe essere impercorribile) presenta qualche crepa, qualche contraddizione… che permetterà alla fine a Platone (attraverso il personaggio dello Straniero) di trovare un modo per intendere (pensare) il “non essere qualcosa”…

 

Parmenide maestro di Platone?

Dopo aver colto gli elementi essenziali della dottrina delle idee di Platone dai testi esaminati e anche dal manuale

cfr. U2, cap. 2, § 1, pp. 194-198 (esclusa La conoscenza delle idee)

leggi la sintesi della dottrina di Parmenide di Elea proposta dal manuale

cfr. U1, cap. 3, pp. 36-38 (esclusa La problematica ecc.),

quindi il rispondi al seguente quesito.

  • Confronta la nozione di “idea” in Platone con la nozione di “essere” in Parmenide, per verificare l’ipotesi che, come lo stesso Platone suggerisce in diversi suoi dialoghi, la prima nozione (quella di “idea”) derivi dalla seconda (quella di “essere”) e, più in generale, Parmenide possa essere considerato un lontano maestro di Platone.

P.S. Ricordati di portare a scuola il manuale di Filosofia, 1A

Come nacque la famosa “dottrina delle idee” di Platone?

La famosa “dottrina delle idee”, elaborata (anche) per controbattere il relativismo sofistico e certe interpretazioni della dottrina del divenire di Eraclito, più che sostenuta esplicitamente da Platone mediante argomenti o prove , è presupposta (data per scontata). Tuttavia, in due importanti passi dei dialoghi Cratilo e Teeteto, tale dottrina viene in qualche modo implicitamente giustificata.

Leggi dunque questi passi, tratti da questi due dialoghi, sapendo che le “stabili essenze” di ciascuna cosa di cui qui parla Platone (ad esempio “il bello in sé”, “l’uguale in sé” ecc.) , intese come qualità concepite “in se stesse” di tali cose, sono appunto ciò che altrove Platone denomina “idee”.

Tali idee si distinguono dalle rispettive “cose” belle, uguali ecc. (p.e. un volto, un albero ecc.), in quanto queste ultime, essendo immerse nel tempo, potrebbero, prima o poi, cessare di essere belle o uguali ad altre e divenire p.e. brutte o diverse.

Prova, quindi, a rispondere (come sempre nel box qui sotto, dedicato ai commenti) al seguente duplice quesito:

  • Perché secondo Platone per avere scienza (conoscenza) di qualcosa (anzi, anche solo per nominare questo qualcosa) dobbiamo presupporre l’esistenza della corrispondente idea e in che senso dobbiamo considerare tale idea “causa” della cosa di cui è idea?

Da che cosa nasce la filosofia?

  1. Alla luce di quanto suggerisce il manuale in adozione (1A, U1, cap. 1, § 1, pp. 2-3; §§ 6-12, pp. 9-17 [cioè volume 1A, Unità 1, paragrafo 1, pagine da 2 a 3; quindi dello stesso capitolo i paragrafi da 6 a 12 corrispondenti alle pagine da 9 a 17], per quanto riguarda l’origine storica della filosofia, tralasciando i paragrafi [§§ 2-5] dove si discute del problematico rapporto con le c.d. “filosofie orientali”; U2, cap. 2, §§ 1-2, pp. 126-29; § 5, p. 131 [Il non sapere]; §§ 7-10, pp. 135-142, su Socrate come “modello” del filo-sofo  di sempre);
  2. sulla base di quanto abbiamo discusso relativamente all’ipotesi che la filosofia, come ricerca della saggezza, sia qualcosa di necessario o di utile o magari semplicemente di bello (un lusso che si può permettere chi si può permettere di provare meraviglia), nonché all’ipotesi che chi sa (o crede di sapere) ciò che è bene non possa non farlo (intellettualismo etico), cioè che il saggio non possa che essere buono [accedi alle pagine a cui rinviano i link in colore rosso e anche alle ulteriori pagine e/o ai video a cui puoi accedere da tali pagine];
  3. a partire infine dall’esempio offerto dalla testimonianza di Socrate, processato e condannato per non aver voluto smettere di filosofare (oltre alle pagine e agli estratti dal film di Rossellini su Socrate riportati qui, leggi anche questo estratto dello scritto di Platone Apologia di Socrate, da cui il film di Rossellini è stato ispirato);

proponi [inserendo qui sotto un commento] una tua tesi argomentata sul problema dell’origine della filosofia (cioè scrivi che cosa pensi al riguardo e giustificalo, ossia spiega perché ne se convinto/a) , tanto sotto il profilo storico, quanto sotto il profilo dell’attualità.

Insomma, perché, secondo te, la filosofia è sorta nell’antica Grecia (con Socrate o, magari, prima, con i pre-socratici) e perché essa potrebbe o dovrebbe sempre di nuovo risorgere in ciascuno di noi anche oggi (o magari anche no)?