La prima guerra mondiale

grande guerraPer “leggere” storiograficamente la Prima Guerra Mondiale, per prima cosa possiamo ritornare criticamene sul problema delle sue cause (che avevamo evocato, a inizio anno, a titolo esemplificativo, per discutere la questione della causalità in storia).

Leggi quindi il manuale U1-2, La crisi dell’equilibrio: la prima guerra mondiale; Dinamica ed esiti del conflitto.

Per quanto riguarda l’avvio della guerra a un mese esatto dall’attentato mortale all’arciduca Francesco Ferdiando a Sarajevo (28 giugno 1914) si può notare la curiosa combinazione di eventi nella sequenza che portò al conflitto mondiale: alla dichiarazione di guerra dell’Austra-Ungheria alla Serbia segue “solo” la mobilitazione della Russia (a favore della Serbia) e, quindi, la (vera e propria) dichiarazione di guerra della Germania a Russia e Francia.

Il fatto che formalmente fossero state l’Austria e la Germania a dichiarare la guerra per prime esonerò l’Italia dal partecipare al conflitto al loro fianco, come prevedeva il trattato della Triplice Alleanza (esclusivamente difensivo).

Il fatto che la Germania dichiarasse guerra anche alla Francia, sapendo che la Francia era alleata della Russia, si spiega se si considera che il piano Schlieffen prevedeva che la Germania si “sbarazzasse” della Francia in pochi mesi per poi concentrare le guerra contro la Russia, in modo da non dover combattere su due fronti. Il piano fallì, nonostante l’aggiramento della linea Maginot (tra Francia e Germania) con l’invasione del neutrale Belgio (che provocò la dichiarazione di guerra della Gran Bretagna alla Germania), per la tenace resistenza francese.

In generale la guerra fu soprattutto, specialmente sul fronte occidentale (prima francese, quindi anche italiano), una “guerra di posizione” o “di trincea”, a causa della netta superiorità degli armamenti difensivi rispetto a quelli offensivi. Si trattò, dunque, bensì di una guerra moderna (per il largo impiego di mitragliatrici, gas, verso la fine anche di tanks e aerei), ma assai meno “dinamica” di ciò che i generali avevano previsto.

Per quanto riguarda l’intervento italiano si osservi come fosse variegato il fronte degli interventisti: non erano tali (con motivazioni molto diverse) solo i nazionalisti, ma anche i conservatori, alcuni gruppi cattolici, i repubblicani, i socialisti riformisti di Bissolati e Bonomi, gli anarcosindacalisti. All’incirca si trattò delle stesse forze che caldeggiarono l’impresa libica del 1911.

L’Italia intervenne a fianco dell’Intesa a seguito del patto di Londra, dell’aprile del 1915, un patto segreto, voluto dal re e del governo Salandra, che mise il Parlamento davanti al fatto compiuto, sebbene la maggioranza dei deputati (e presumibilmente dal Paese, costituito in larga parte da contadini tutt’altro che inclini a ingrossare le fila di un esercito combattente) fosse neutralista (liberali giolittiani, cattolici, socialisti). Questa “forzatura” ad opera del re (consentita, tuttavia, dallo Statuto albertino) si sarebbe ripetuta con l’incarico a Mussolini di formare il governo nel 1922 (nonostante la mancanza di una base parlamentare).

Anche la guerra italo-austriaca fu soprattutto di trincea, aggravata dal fatto di essere combattuta in gran parte in montagna. Prima di Caporetto i fatti più importanti furono la presa di Gorizia e l’avanzata austriaca in Trentino (Strafenexpedition, spedizione punitiva, contro l’alleato traditore), entrambi verificatisi nel 1916, per guadagnare, dall’una e dall’altra parte, pochi chilomtri di territorio nemico (anno in cui si combatterono anche le sanguinosissime battaglie di Verdun e della Somme, sul fronte francese, con centinaia di migliaia di morti, ma con scarsissimi risultati).

N.B. L’accusa di tradimento, mossa all’Italia dagli Imperi Centrali, era certo ingiustificata se si fa riferimento al fatto che l’Alleanza che legava l’Italia agli Imperi aveva carattere difensivo e non obbligava l’Italia alla guerra al loro fianco; d’altra parte, però, una cosa è non combattere a fianco di un alleato, cosa diversa è combattere contro di esso, sia pure dopo avere “denunciato” (ossia lasciato cadere) l’alleanza…

In generale si può ricordare che tutte le guerre combattute dall’Italia (comprese quelle risorgimentali, inizialmente combattute dal Regno di Sardegna) furono offensive (con la sola apparente eccezione della II guerra d’indipendenza che fu dichiarata dall’Austria al Piemonte, ma a seguito di una provocazione da parte del re Vittorio Emanuele II, dopo che Piemonte e Francia avevano già stretto gli accordi di Plombières in funzione antiaustriaca).

Se a questo dato si unisce quello relativo ai crimini contro l’umanità e ai crimini di guerra perpetrati dagli Italiani, nella prima metà del Novecento, rispettivamente in Africa (Libia, poi Etiopia ecc.) ed Europa orientale (Jugoslavia) occorre rivedere due luoghi comuni: quello che vuole gli Italiani inguaribilmente pacifisti e quello che recita “Italiani brava gente”.

Per quanto riguarda l’episodio di Caporetto possiamo utilmente fruire di una puntata dedicata ad esso di Il tempo e la storia, la trasmissione di Rai Storia.

Possiamo poi leggere la pagina del “Messaggero Veneto” del 24 ottobre (del centenario!) che contiene due interventi dei relatori dell’incontro del 25/11/17.

Se il tema interessa si possono facoltativamente leggere anche altri due articoli su Caporetto, il primo di Giovanni Sabbatucci (lo storico intervistato nella trasmissione di Rai Storia sopra evocata), apparso su “La Stampa” del 17 ottobre 2017, il secondo, apparso sul “Messaggero Veneto” del 18 ottobre 2017, consistente in un’intervista ad Alessandro Barbero (autore di un libro su Caporetto), che riporta anche informazioni sulle sofferenze che patirono i Friulani che restarono in regione sotto occupazione austro-tedesca.

Per quanto riguarda la fine della guerra e i trattati di pace cfr. U3 e questo documentario di Rai Educational, relativo, tra l’altro, ai problemi legati al trattamento della Germania, in rapporto ai 14 punti di Wilson, quindi la prosecuzione dello stesso documentario, in cui è trattato anche il caso dell’Italia e il mito della “vittoria mutilata”. Si può consultare, a fini mnemotecnici, anche questa scheda video riassuntiva.