! da Platone, Fedone

L'immortalità dell'anima: la prova dei contrari

1.              Da che ipotesi parte la prova "dei contrari" e come vi si conclude per l'immortalità dell'anima?

1.1.           L’ipotesi da cui muove la prova è dei contrari è la seguente:

1.1.1.                 che “per tutti gli esseri che hanno ciascuno il suo contrario, non da altro ciascuno si generi se non da quello appunto che è il suo contrario”,

1.1.2.                 ossia dall’ipotesi che ciascun contrario si generi dall’altro.

1.2.           Fatta questa ipotesi se ne deduce che anche la vita segua alla morte, così come la morte segue alla vita, in una sequenza ininterrotta,

1.2.1.                 che implicherebbe l’immortalità dell’anima, in quanto principio della vita.

1.3.           Quest’argomentazione può anche essere intesa come un’argomentazione per analogia,

1.3.1.                 se ricaviamo che la vita possa seguire alla morte così come il grande si genera dal piccolo, il forte dal debole, il lento dal veloce ecc.

1.4.           In generale possiamo notare che

1.4.1.                 una legge generale, come quella della generazione reciproca dei contrari, può essere ricavata per induzione da una serie di esempi particolari.

1.4.2.                 Da questa, poi, è possibile ricavare per deduzione la sua applicazione al caso particolare che ci interessa (quello della vita e della morte).

1.5.           Ma possiamo anche tentare di ricavare il caso particolare che ci interessa direttamente da un altro caso particolare a cui esso sia analogo.

1.6.           Comunque il procedimento analogico, come quello induttivo, avendo un fondamento empirico, non genera mai conclusioni assolutamente certe.

1.6.1.                 Possiamo fare, al riguardo, l’esempio dell’interazione elettromagnetica:

1.6.1.1.              se volessimo ricavare per induzione dall’esempio dell’interazione gravitazionale, in cui quanto maggiori sono le masse di due corpi tanto maggiore è la forza di attrazione che essi esercitano reciprocamente uno sull’altro, la legge generale che, in campo fisico, il simile eserciti un’attrazione sul simile, commetteremmo un errore perché, nel caso dell’interazione elettromagnetica, come è noto, cariche di segno uguale, lungi dall’esercitare una forza di attrazione reciproca, piuttosto si respingono.

1.6.1.2.              Anche l’analogia diretta tra i due casi, ovviamente, darebbe il medesimo risultato fallace.