1. Da che ipotesi parte la prova "dei contrari" e come vi si conclude per l'immortalità dell'anima?
1.1.
L’ipotesi da cui muove la prova è dei contrari è la
seguente:
1.1.1.
che “per tutti gli esseri che hanno ciascuno il suo
contrario, non da altro ciascuno si generi se non da quello appunto che è il
suo contrario”,
1.1.2.
ossia dall’ipotesi che ciascun contrario si generi
dall’altro.
1.2.
Fatta questa ipotesi se ne deduce che anche la
vita segua alla morte, così come la morte segue alla vita, in una sequenza
ininterrotta,
1.2.1.
che implicherebbe l’immortalità dell’anima, in quanto
principio della vita.
1.3.
Quest’argomentazione può anche essere intesa come un’argomentazione
per analogia,
1.3.1.
se ricaviamo che la vita possa seguire alla morte così
come il grande si genera dal piccolo, il forte dal debole, il lento dal
veloce ecc.
1.4.
In generale possiamo notare che
1.4.1.
una legge generale, come quella della generazione
reciproca dei contrari, può essere ricavata per induzione da una serie
di esempi particolari.
1.4.2.
Da questa, poi, è possibile ricavare per deduzione la
sua applicazione al caso particolare che ci interessa (quello della vita e
della morte).
1.5.
Ma possiamo anche tentare di ricavare il caso
particolare che ci interessa direttamente da un altro caso particolare a cui
esso sia analogo.
1.6.
Comunque il procedimento analogico, come quello
induttivo, avendo un fondamento empirico, non genera mai conclusioni
assolutamente certe.
1.6.1.
Possiamo fare, al riguardo, l’esempio dell’interazione
elettromagnetica:
1.6.1.1.
se volessimo ricavare per induzione dall’esempio
dell’interazione gravitazionale, in cui quanto maggiori sono le masse di due corpi
tanto maggiore è la forza di attrazione che essi esercitano reciprocamente uno
sull’altro, la legge generale che, in campo fisico, il simile eserciti un’attrazione
sul simile, commetteremmo un errore perché, nel caso dell’interazione
elettromagnetica, come è noto, cariche di segno uguale, lungi dall’esercitare
una forza di attrazione reciproca, piuttosto si respingono.
1.6.1.2.
Anche l’analogia diretta tra i due casi,
ovviamente, darebbe il medesimo risultato fallace.