& Immanuel Kant, Fondazione della metafisica dei costumi, sez. 3, Il concetto della libertà è la chiave della spiegazione dell'autonomia della volontà
La volontà è una specie di causalità degli esseri viventi in quanto sono ragionevoli e la libertà sarebbe quella proprietà di tale causalità per cui essa può essere agente indipendentemente dalle cause estranee che la determinano; così come la necessità naturale è quella proprietà della causalità di tutti gli esseri privi di ragione, per la quale questi sono determinati dall'influenza delle cause estranee.
L'addotta definizione della libertà è negativa e perciò inservibile per penetrarne l'essenza; però scaturisce da essa un concetto positivo della libertà che è tanto più ricco e fecondo. Come il concetto di causalità porta con sé quello di leggi, secondo le quali da qualcosa che noi diciamo causa deve essere posto qualcos'altro, cioè la conseguenza, così la libertà, sebbene non sia una proprietà della volontà secondo leggi naturali, pure non è per questo del tutto priva di leggi, deve anzi essere una causalità secondo leggi immutabili, ma di una particolare specie, giacché altrimenti una volontà libera sarebbe un non‑essere. Essendo la necessità naturale eteronomia delle cause agenti (ogni effetto è possibile soltanto secondo la legge che qualcos'altro determini alla causalità la causa agente) che cos'altro può essere la libertà della volontà se non autonomia, cioè la proprietà per cui la volontà è legge a se stessa? Questa proposizione, poi, che la volontà è, in tutte le azioni, legge a se stessa, designa soltanto il principio di non agire secondo altra massima che quella che può avere a oggetto se stessa anche come legge universale. Ora questa è appunto la formula dell'imperativo categorico; volontà libera e volontà sotto leggi morali è dunque la stessa cosa.