& da Aristotele, Metafisica, F, 34

Il principio di non contraddizione

 

[...] Il principio più saldo di tutti è quello a proposito del quale è impossibile cadere in errore, giacché esso è necessariamente quello che è il più noto (tutti infatti cadono in errore su quelle cose che non conoscono) e che non è fondato su ipotesi. Difatti un principio che deve necessariamente essere posseduto perché si possa compren­dere qualsivoglia delle cose esistendo, non può essere affatto un'ipotesi; e ciò che si deve conoscere qualora si intenda conoscere qualsiasi altra cosa, non può non essere posseduto prima di ogni altra conoscenza. E chiaro, dunque, che solo un siffatto principio è il più saldo di tutti; ma, ciò premesso, accingiamoci a dire quale esso sia. Esso è il seguente: è impossibile che il medesimo attributo, nel medesimo tempo, appartenga e non appartenga al medesimo oggetto e nella medesima relazione (e si considerino già aggiunte tutte le altre determinazioni che si potrebbero aggiungere per ribattere le obiezioni di carattere logico); appunto questo è il più saldo di tutti i princìpi, perché possiede la determinazione che noi abbiamo enunciata. è impossibile, infatti, supporre che la medesima cosa sia e non sia, come certuni credono che, invece, sostenga Eraclito. Può anche capitare, infatti, che uno non sia pienamente convinto di quello che dice; e se non è possibile che attributi contrari appartengano simultaneamente ad una medesima cosa e si considerino aggiunte da noi, anche in riferimento a questa premessa, tutte quelle determinazioni che di solito vanno aggiunte e se l'opinione che è in contraddizione con un'altra opinione è contraria a quest'ultima, risulta allora evidentemente impossibile la medesima persona, nel medesimo tempo, pensi che la medesima cosa sia e non sia, giacché, in tal caso, colui che cadesse in questo errore avrebbe nel medesimo tempo due opinioni contrarie. Ecco perché chiunque intenda produrre una dimostrazione la fonda, in ultima istanza, su questa convinzione, giacché questa è, per sua natura, anche la base su cui poggiano tutti quanti gli altri assiomi.

Certuni, tuttavia, pretendono che si dia dimostrazione anche di questo [del principio di non‑contraddizione], ma tale loro pretesa è effetto della loro impreparazione, giacché è segno di impreparazione il non saper riconoscere di quali cose si debba cercare dimostrazione e di quali no. [ ... ]

Tuttavia, anche per quanto concerne tale principio, l'impossibilità di dimostrare che una cosa sia e non sia può essere provata mediante confutazione, purché il nostro interlocutore intenda dare alle sue parole un certo significato; ma se egli parla senza costrutto, è ridicolo mettersi a cercare un'argomentazione contro colui che non ha niente da argomentare, almeno finché non ha niente da argomentare: difatti un tale uomo, in quanto si trova in tale stato, somiglia ormai ad una pianta. Il punto di partenza per tutte queste discussioni non sta nel pretendere che il nostro interlocutore asserisca che una cosa è o non è (giacché, forse, si potrebbe pensare che ciò non sia stato altro se non una petizione di principio), bensì nel pretendere che egli dica a se stesso e ad altri qualcosa che abbia almeno un significato: questo, infatti, è indispensabile, se veramente egli vuol « dire» qualche cosa. Nel caso contrario una tale persona non potrebbe ragionare né con se stesso né con gli altri [...]