da Talete, Testimonianze: abilità “speculativa”

 

1.                Aristotele, in Politica A 11 1259a6 ricorda il seguente episodio, relativo al primo filosofo della storia, Talete di Mileto.

 

a.       [....] Queste sono tutte cose utili a chi apprezza l’attività d’affari, anche per esempio la trovata di Talete di Mileto.

b.      E’ questa in effetti una pensata affaristica: è vero che gliela attribuiscono per la sua sapienza, ma è cosa che vale in generale.

c.       Siccome gli rinfacciavano per via della sua povertà l’inutilità della filosofia, affermano che avendo egli capito che vi sarebbe stata una grande produzione di olive in base allo studio degli astri, quand’era ancora inverno provvistosi di poche sostanze riuscì  a dar caparre per i frantoi di Mileto e di Chio, tutti quanti, prendendoli a nolo per poco visto che nessuno offriva di più.

d.      Quando poi venne il momento che erano in molti a ricercare i frantoi tutti insieme e all’improvviso, dandoli in affitto al modo che voleva lui, radunate molte sostanze giunse a mostrare che per i filosofi è facile arricchire se lo vogliono, ma non è questo ciò di cui Casella di testo: ?si preoccupano.

 

2.                Che cosa vuole dimostrare Aristotele narrando questa storia?

2.1.            Appare chiaro che Aristotele, qui, vuole dimostrare quello che dichiara nel finale: “per i filosofi è facile arricchire se lo vogliono, ma non è questo ciò di cui si preoccupano”.

3.                Questo aneddoto fa da pendant a quello narrato da Platone relativo alla caduta di Talete nel pozzo, mentre, distratto, osservava le stelle, suscitando il riso della servetta tracia.

3.1.            Nella storiella di Platone il filosofo è presentato “con la testa tra le nuvole[1]”, libero da preoccupazioni. Vi si sottolinea l’inutilità della filosofia.

3.2.            Nell’episodio narrato da Aristotele si fa vedere come questa inutilità sia libertà.

3.2.1.                  Infatti Talete dimostra di essere in grado, proprio in virtù della sua sapienza, di ottenere quello che vuole, ma soltanto, appunto, se vuole.

4.                In generale, quindi, questo aneddoto ci può aiutare a fissare i concetti di libertà e gratuità (o inutilità) della filosofia.



[1] Quello del filosofo distratto, con la “testa tra le nuvole”, è un tòpos letterario, cioè un luogo comune, oggi riferito in generale al  “pensatore”, allo “scienziato”, al “matematico”.  La giustificazione di questo “luogo comune” la offre il passo del Teeteto di Platone dove appunto si  inserisce l’episodio della servetta tracia.  Aristofane, il commediografo ateniese contemporeaneo di Socrate (V sec. a. C.), nella commedia Le nuvole, rappresenta  il maestro di Platone, Socrate, in un luogo detto “Pensatoio”, sospeso a mezz’aria e intento a “vendere” le proprie arguzie (giochi puramente verbali) ai “clienti” (chiara parodia del filosofo incapace di risolvere i problemi “concreti” delle persone)