L’approccio ermeneutico

Se un diplomato, uscito dal liceo, volesse iscriversi a un corso di laurea in Filosofia oggi che cosa incontrerebbe?

Ovviamente moltissimi insegnamenti di “storia della filosofia” per approfondire lo studio degli autori che avrebbe incrociato durante gli studi liceali. Ma dal punto di vista “teoretico”? Quali nuove correnti filosofiche si sono affermate in ambito universitario in Italia e nel mondo?

Certo, potrebbe incontrare docenti neo…. qualcosa (neo-marxisti, neo-kantiani, neo-tomisti ecc.), ma, soprattutto, si imbatterebbe, se si iscrive a un’università dell’Europa continentale, nel filone di studi che va sotto il nome di ermeneutica, la quale a sua volta deriva dallo sviluppo delle teorie di autori come Dilthey (che abbiamo incontrato), Husserl e Heidegger (che invece non abbiamo avuto il tempo di approfondire e per i quali si rinvia alle rispettive pagine di approfondimento [cliccare sui loro nomi], il cui studio – da effettuare magari dopo l’esame di Stato – è tuttavia del tutto facoltativo e opzionale, per i soli studenti che avessero la curiosità di conoscere le principali fonti  della filosofia contemporanea).

Ecco l’esempio che abbiamo fatto in aula di un circolo ermeneutico.

Cfr. U14, cap. 2, § 1-2, pp. 436-444 fino a Essere, linguaggio, verità escluso, saltando anche la parte intitolata La critica della coscienza estetica moderna e la teoria dell’arte (pp. 439-40).

Invece, se lo  studente liceale si iscrivesse a un’università del mondo anglosassone probabilmente incontrerebbe insegnamenti che fanno riferimento al filone della cosiddetta “filosofia analitica”, uno sviluppo della riflessione epistemologica all’intero ambito del linguaggio umano (ma senza le implicazioni storico-culturali proprie dell’ermeneutica).